Rientrai a casa, abbozzando un sorriso ad ogni passo, consapevole che da quel momento in poi non avrei più dovuto camminare a testa china e con il terrore di incontrare Luke. Sorrisi ancora più fervidamente quando mi resi conto di poter stare con Ashton, di poter passare più tempo con lui come quella mattina: mi aveva portata al bar, mi aveva lasciata parlare, e mi aveva sorriso tutto il tempo, facendomi sentire un po' più speciale, un po' meno incasinata. Il rumore di una sedia spostata sul pavimento mi riportò alla realtà, in casa mia.
« Sei tornata »,notò Dylan stropicciandosi il volto e quando le sue mani si spostarono notai due profonde occhiaie a contornargli gli occhi. Siamo pari, pensai, io con un livido sullo zigomo e tu con due macchie violacee sotto gli occhi. Girai alla larga da lui, camminando lungo tutto il perimetro della cucina per raggiungere il frigo e afferrare una bottiglietta d'acqua. Ci fu un lungo e pacifico minuto di silenzio prima che mio fratello aprisse nuovamente quella sua sporca bocca.
« Non ho scusanti, mi vergogno profondamente...»
« Bene ».
« Michael non mi parla da ieri. »
Nascosi un sorriso soddisfatto: Michael mi era stato vicino, più di Kate e non riuscivo veramente a spiegarmene il motivo.
« Bene ».
Dylan sospirò.
« Non mi vuoi parlare e lo capisco. Faccio schifo ».
« Abbastanza ».
Strinse le labbra in una linea sottile, irritato dalle mie risposte brevi ma dovette incassare il colpo pooché nel torto. Non ci volevo stare in una stanza con lui, il mio livido sembrava far male il doppio con lui vicino, decisi quindi di salire in camera e studiare un po', perché quel giorno non ci sarebbe stato nulla di meglio da fare, perché quella sera ci sarebbe stato il Mad e io non ci sarei andata.
****
Sfogliai un'altra pagina del libro di filosofia, raggomitolata ai piedi degli armadietti. Era martedì ed ero sicura che il professore mi avrebbe interrogata, ma non ero preoccupata: il pomeriggio precedente lo avevo passato a studiare, quindi era okay. Due sottili gambe avvolte da dei jeans chiari mi si pararono davanti. Avrei riconosciuto quel muovere nervosamente la gamba ovunque.
« Senti io faccio schifo, lo so, sono una pessima migliore amica ma ti ho comprato il cornetto alla crema perché so che non fai mai colazione per bene ma che muori sempre di fame tutta la mattina. Ho anche un cappuccino appena fatto, zuccherato come piace a te. »
Una bustina bianca mi fu portata a qualche centimetro dal viso e il profumo invitante del cornetto alla crema mi aprì una voragine nello stomaco. Rimasi comunque con gli occhi incollati sul libro.
« Breathily ti prego parlami, è da domenica che non riesco a dormire, potessi tornare indietro mi sarei seduta su quel divano con te e non avrei lasciato che tuo fratello ti accusasse così. » Il tono di voce di Kate si incrinò leggermente e giurai che stesse per scoppiare in lacrime. Alzai lo sguardo su di lei e poi mi guardai intorno: gente, solo gente, nessun volto famigliare o realmente importante; realizzai di essere quindi sola, di star perdendo le mie poche colonne portanti e di non potermelo minimamente permettere; il mio livido faceva male, vero, ma era ancor più doloroso dover riparare un animo distrutto.
« I migliori amici si aiutano. » Dissi sputando la frase con più veleno di quanto avessi programmato. La ragazza con la frangetta si chinò sulle ginocchia e finalmente potetti osservarla chiaramente negli occhi lucidi.
« Lo so e ti giuro su mia madre che ti aiuterò in qualsiasi fottuto momento, da ora in poi. Come ho sempre fatto, solo che adesso farò ancora più attenzione. »