Capitolo 38.

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Una voce soffice interruppe i miei sogni confusi. Schiusi lentamente le palpebre, pentendomene nel momento esatto nel quale dei raggi di sole si intrufolarono oltre le tende chiuse. Gemetti e rotolai sulla pancia, affondando la testa nel cuscino. Udii una risata al mio fianco.

«Ti ho portato la colazione» Spiegò con voce calma mio fratello e le sue mani si allungarono verso la mia nuca per lasciarmi una veloce carezza.

Non sapevo il perchè di tutta quella gentilezza quella mattina, ma me ne sarei preoccupata in un secondo momento, dopo essermela goduta per bene.

Mi alzai riluttante dal letto, ma l'inizio giornata migliorò radicalmente quando il mio sguardo si posò su un vassoio ricco di cornetti, fette biscottate con marmellata e un bicchiere stracolmo di succo all'arancia rossa. Osservai sbalordita il biondo seduto ancora sul bordo del letto e sorrise mostrandomi delle adorabili fossette.

«Ieri sera so di averti spaventata, anche se non lo hai ammesso e mi dispiace da morire, ma a volte non riesco a controllarmi. A Miami ho preso questo brutto vizio di dare in escandescenze e non rendermene conto» Sospirò profondamente e osservò un muro della camera da letto, probabilmente tornando indietro nel tempo.

Mi accomodai sulla mia scomoda sedia da lavoro e morsi in maniera animalesca un pezzo del cornetto ripieno posto sul piattino in ceramica.

Aspettai di masticare e ingoiare il boccone prima di parlare.

«Come mai sei tornato, Dy?» Domandai senza troppe preoccupazioni: dal suo ritorno a Silver Spring avevo capito che, anche volendo, io e mio fratello non saremmo riusciti più a nasconderci nulla; ero quasi grata di essere riuscita ad entrare nel suo mondo.

Strinse le labbra in una linea rigida e sottile e le mie convinzioni vacillarono un secondo.

«Io e Michael avevamo dei debiti. Non avevamo molti soldi per le quote che a Miami erano piuttosto alte e così ci indebitammo con gente poco affidabile. Quando la situazione è diventata pericolosa e ci siamo resi conto di non poter più ridare i soldi indietro, ho deciso di scappare e tornare a casa, portando con me anche Michael. Dorme in un appartamento in affitto poco distante da qui. »

Per quanto la storia non fosse nella norma, non riuscivo ad esserne scandalizzata. Probabilmente il mio cervello aveva elaborato così tante anormalità in quei mesi da renderle quotidiane.

Non me ne preoccupai molto, ero solo contenta che Dylan fosse tornato a casa e che fosse sfuggito ai guai.


La mattinata passò lenta e rilassante, permettendo a me e mio fratello di passare del tempo insieme giocando a Guitar Hero.

Dovevo ammettere che Michael aveva ragione: quel gioco era fantastico e presentava una vasta gamma di canzoni che avrei sicuramente cercato in seguito.

Premetti in maniera confusa e scoordinata i tasti colorati posizionati lungo la mia chitarra giocattolo e osservai il punteggio di Dylan salire vertiginosamente, distruggendo, nota dopo nota, il mio. 


I'm coming because I need to find you

Is anybody there who can rescue

Somebody like me 'cos I'm just waiting

For somebody like you, somebody like you

Without you I'm a lost boy


Il campanello di casa suonò e io fui obbligata ad abbandonare la mia postazione di gioco: la sconfitta era oramai certa.

Madness || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora