Capitolo 5.
[...]
Michael scrollò le spalle.
« Volevo cambiare aria.»
«Perchè proprio qui allora?»
«Perchè è una cittadina carina.» Rispose ulteriormente roteando gli occhi al cielo, lo stavo infastidendo ma non per questo mi sarei fermata.
«E come mai volevi cambiare aria, qualche problema?»
«Miami può essere pericolosa quanto grande.» Si lasciò sfuggire e vidi i suoi occhi chiari spalancarsi, era chiaro che non volesse darmi alcuna utile spiegazione, eppure quella breve frase lo aveva impanicato. Poggiai i gomiti sulle ginocchia, sporgendomi verso di lui.
«Eri nei guai con qualcuno? Anche mio fratello?»
«Ragazzina fatti gli affari tuoi. » Ringhiò e per un momento ebbi quasi paura.
«Non sono affari che ti appartengono. Evita di ficcare il naso in situazioni che non ti riguardano.» Concluse sbuffando sonorosamente.
Ero consapevole del fatto che fossi eccessivamente curiosa e che lui non mi conoscesse affatto, anche io al posto suo sarei stata piuttosto acida e scorbutica, ciò tuttavia non significa che non c'entrassi nulla: Dylan era mio fratello, mio amico e c'era qualcosa nella sua vita abituale a Silver Spring che lo teneva legato a Miami, qualcosa che lo aveva portato a dimenticarsi e allontanarsi da me, e se cresci relativamente da sola per 17 anni è quasi automatico cercare risposte per propio conto e tenersi strette quelle poche persone che ti girano intorno.
Aprii la bocca pronta a rispondergli a tono, ma Dylan si catapultò giù dalle scale reggendo nella sua mano destra il casco.
« Michael. Hanno cominciato.» Disse semplicemente e l'amico sembrò capirlo al volo perchè scattò in piedi e lo seguì verso la porta.
«Dove state andando?» chiesi con un tono stridulo, rimasi interdetta per un attimo quasi non riconoscendo la mia stessa voce; nessuno dei due mi degnò di ulteriori attenzioni o spiegazioni e uscirono chiudendosi velocemente la porta alle spalle. Ero alla disperata ricerca di una spiegazione.
***
Girai rumorosamente il cucchiaio nella tazza piena di latte e caffè.
«Breath quel cappuccino sarà freddo da un bel pezzo » notò Kate; avevo approfittato del sabato mattina per andare al bar con lei e alleggerire un po' la situazione ma, come sempre, l'argomento centrale delle mie discussioni era stato sempre lo stesso: Dylan.
«Secondo me stai dando troppo peso a una situazione che magari può non significare nulla.»Continuò lei scostandosi la frangia leggermente cresciuta dal volto, e guardando fuori dalla vetrata che affacciava sulla strada trafficata mi ritrovai a pensare che forse aveva ragione.
«Probabilmente hai ragione» risposi in una smorfia.
«Non "probabilmente", ho certamente ragione.» Mi corresse ghignando e sorrisi appena osservando i passanti camminare davanti alla vetrina.
«Stasera che si fa?» Mi domandò allontanando l'attenzione dall'argomento precedente. Sapevo benissimo quanto stesse cercando di portare avanti la conversazione e gliene ero grata, tuttavia non ero nelle condizioni di poterla assecondare. Scrollai le spalle.
«Non ne ho idea. Potremmo andare al cinema »Ipotizzai e Kate si aprì in un grande sorriso.
«Ci sto! Non vado al cinema da tantissimo tempo e un bel film non ci farà di certo male!» annuì elettrizzata all'idea. Mi piaceva Kate, era il tipo di persona con la quale avresti potuto passare interi giorni senza mai stancarti; mi piaceva il modo nel quale affrontava le cose: non si lasciava mai trasportare dalle emozioni, ragionava sempre in maniera razionale e si godeva le piccole cose, la sua presenza rilassava anima e corpo.
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Madness || Luke Hemmings
Hayran KurguFollow your inner moonlight. Don't hide the madness.