Capitolo 40(Parte II).

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«Dove pensi sia andato?» Domandai osservando le luci di alcuni ristoranti del centro. 

Calum scrollò le spalle e illuminò il display del suo cellulare: 0 chiamate, 0 messaggi. Sospirò.

«Non lo so. Potrebbe star bevendo da far schifo in un pub qualunque.»

Immaginai Luke ubriaco perso, traballante per i marciapiedi vuoti, la notte di Capodanno. 

Mi venne da piangere.

Mi salì maggiormente l'ansia di ritrovarlo. 

I piedi mi facevano male, le gambe coperte solamente dalle calze nere e velate non me le sentivo più. Il telefono di Calum squillò ed entrambi sobbalzammo per lo spavento.

Numero sconosciuto.

«Luke?!» Rispose il ragazzo, sebbene il numero non fosse quello del biondo.

Una voce acuta parlò dall'altro lato del telefono. Corrugai le sopracciglia: questo non è Luke.

«Faith che ci fa con te Luke?.»

 Sgranai gli occhi.

Calum si torturò il labbro inferiore prima di biascicare un "Okay, arriviamo" e chiudere la chiamata.

«Che cazzo significa tutto questo!?» Urlai e lui indietreggiò di un passo, spaventato dalla mia reazione. Non ci volevo credere, volevo vomitare. Cominciai ad urlare cose prive di senso, lasciando che l'eco si propagasse per le strade semivuote, facendo voltare qualche passante che se ne stava in giro la notte di Natale chissà per quale motivazione. Calum strinse con violenza il mio polso fino a farmi gemere.

«Datti una calmata! Hai questo brutto vizio di dare facilmente in escandescenze. Sei tale e uguale a Luke» Sputò, ma la cosa non mi parve più di tanto un insulto. Ero sicura, però, che se una frase simile mi fosse stata detta qualche mese prima, probabilmente avrei fatto ricorso a tutte le mie forze per negarla o fargliela rimangiare.  Le cose cambiano, le persone pure, la gente si macchia.

Respirai affannosamente; la gola mi bruciava e mi impediva di continuare a sbraitare.

«Sono in una stradina poco distante da qui. Tutte le tue paranoie lasciale per dopo, perchè da quanto mi ha riferito, Luke non riesce nemmeno a camminare. Datti una mossa»

Boccheggiai alla ricerca delle parole giuste, ma non mi fu dato il tempo di replicare: Calum stava già camminando a passo spedito e veloce grazie alle sue gambe troppo lunghe rispetto alle mie. Corsi per affiancarlo nuovamente ma tenni la boccaccia chiusa; sentire il moro parlarmi in quella maniera mi aveva spiazzata: non ero abituata ai suoi modi così bruschi, ciò non significava che non sapessi della loro esistenza. Il Calum di qualche attimo prima ricordava perfettamente quello che mandò al diavolo me e Kate all'uscita di scuola. Forse Luke lo aveva reso più cattivo nel corso degli anni, o forse lo erano entrambi per principio ed erano andati d'accordo fin da subito per questo. Non lo avrei mai chiesto, non lo avrei mai saputo.


Camminammo per circa cinquanta metri, poi Calum indicò una stradina sulla destra.

«E' quella» 

Cominciai a correre, lisciandomi la gonna ogni qualvolta la sentissi svolazzare troppo.  La strada era così stretta da impedire alle macchine di passarci, vi erano così pochi portoni da essere ritenuta sicuramente poco importante per metterci qualche lampione, dato che se ne trovavano a malapena due.

Intravidi una figura stesa per terra e un'altra al suo fianco, intenta a stringerla.

«Lascialo, fai fare a me » Urlai, facendo in modo che la mia voce riecheggiasse per la via. La ragazza sobbalzò per lo spavento, senza però spostarsi dalla sua posizione iniziale.

Madness || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora