Welcome to New York

27 6 0
                                    

-Sono tornata nuovamente nel mio mondo finalmente- esclamo, saltellando per il prato del campus. –Sai, tutto sommato mi è mancato questo posto-
-L'ho sempre detto che non sei normale- mi canzona Daniel. –Dov'è il tuo braccio destro a proposito?-
-E' nella sua stanza con la febbre, dopo passo a portargli la lista dei libri, e a vedere come sta, non mi piace saperlo da solo-
-E' una semplice febbre Rosebelle, rilassati-
-Senti, visto che è da una settimana che sei particolarmente nervoso, stavo pensando che potremmo andare al cinema sta sera, e poi a mangiare una pizza-
-Non riesco a cogliere il nesso-
-Passiresti un po' di tempo con la tua persona preferita, anche conosciuta come l'unica in grado di calmarti- porto entrambe le mani sotto il mento, come a sostenere il mio volto. Il ragazzo, a quel punto, scoppia a ridere sonoramente, mi passa un braccio intorno alle spalle e mi schiocca un bacio sulla guancia.
-Okay mi hai convinto, anche perché, mentre eravamo a New Orleans, ho passato fin troppo tempo con la famiglia Manson-
-Ancora non mi hai spiegato per quale motivo, sono giorni che aspetto-
-Sta sera saprai tutto, non ti preoccupare- ci dirigiamo in biblioteca e ci mettiamo in fila dietro gli altri ragazzi che sono venuti a ritirare i libri.
-Devo spaventarmi?-
-No, è tutto sotto controllo- mi strizza una guancia. –Fidati di me-
-Va bene-
-Daniel- ci voltiamo. Ellen e Jess sono dietro di noi, probabilmente venute per il nostro stesso motivo. –Rose, sei tornata-
-Così sembra-
-Quindi siete rimasti amici- esclama Jess. Il biondo soffoca una risatina, nascondendo le labbra con la mano. -Ma in fondo voi vi conoscete da una vita, quindi mi sembra anche giusto-
-In realtà siamo fidanzati adesso- prende la mia mano e mostra alle ragazze l'anello. Il volto di Ellen diventa rosso come un pomodoro, forse anche più dei miei capelli e, per un attimo, ho quasi paura che si possa sentire male. –Anche se devo ammettere che l'atmosfera di Parigi mi ha aiutato molto-
-Ah già, il compleanno di Rose- si limita a dire lei. –Quindi vi sposate...?-
-Ma no figurati, chi si sposa a vent'anni?- esclamo. –Passerà ancora un po' di tempo-
-Quindi potete ancora lasciarvi!- dice Jess, visibilmente sollevata. –Scusate, mi è uscita male-
-Mi chiedo se arriverà mai un momento in cui noi donne smetteremo di metterci in competizione l'una con l'altra e di denigrarci in continuazione per ottenere l'attenzione dei ragazzi- le due si guardano, per poi fissare me. –Pensate che non sappia che, tutte quelle scritte lusinghiere sul bagno riferite alla sottoscritta, siano opera vostra? Ho già chiesto al rettore di rimuoverle-
-Io...-
-Risparmiatela Jess veramente, non ho alcuna intenzione di litigare con voi. Spero, tuttavia, che abbiate la cortezza di lasciare la mia associazione, non potete dare della troia a qualcuno e, subito dopo, parlare di femminismo-
-Perché sto sapendo di una cosa del genere solo adesso?- chiede Daniel.
-Perché in quel periodo litigavamo e basta, e poi non era niente di grave, come vedi me la sono gestita da sola-
-Quando pensavo che non potessi cadere più in basso- dice, rivolto ad Ellen. –Comunque buona giornata ad entrambe- sorride, poggia le mani sulle mie spalle e si volta, facendo fare a me lo stesso. –Mi dispiace-
-Non ti preoccupare, non è stata colpa tua-
-Sei sicura di stare bene Greyson?- chino la testa indietro verso di lui, sorridendo. –Sai che c'è? Non farò domande questa volta-
-Devi solo rilassarti, sei stato parecchio teso da quando sono tornata-
-Lo ero anche prima in realtà-
-Non vedo l'ora di sapere il perché-
-Un'altra serata che si trasforma in una seduta dallo psicologo, come se già non ne facessi abbastanza-
-Ne hai bisogno, lo sai anche tu-
-Ma vorrei evitare di doverne parlare anche con la mia ragazza-
-Se non parliamo tra di noi sai come andrà a finire. Non ci sarà una seconda occasione, siamo arrivati al limite-
-Ti ho promesso che non farò altre cazzate, e con te ho sempre cercato di mantenere la parola data-
-Effettivamente posso imputarti davvero tante colpe ma, quando mi giuri sul serio qualcosa, e intendo dopo che rischiamo di non parlarci più, è difficile che tu venga meno a ciò che hai detto. Non mi hai nascosto più niente dopo quel famoso giorno di gennaio dello scorso anno-
-Però giurami che non scapperai più-
-Su questo hai ragione, è da codardi, e da persone immature-
-Stiamo diventando grandi, chi lo avrebbe mai detto- mi strizza una guancia, ed io rido.
Dopo circa quindici minuti arriva il nostro turno. Prendiamo anche i libri di Luke, che Daniel insiste nel portare, sostenendo che, conoscendomi, rischierei di farli cadere tutti per terra.
-Guarda che sono molto meno impacciata di prima, abbi un po' di fiducia in me-
-Non è solo questo Greyson, hai due stecchini al posto delle braccia, non ce la faresti-
-Mi piacciono le mie braccia-
-Anche a me, però non sono proprio forti, e ti assicuro che non si tratta di maschilismo-
-Lo so, purtroppo è un mero dato di fatto-
-Perché non vieni in palestra con me quest'anno?-
-Nah sto bene così, grazie per l'invito Manson- mi guarda e ride. Entrambi ancora ricordiamo le mie prodezze durante le ore di ginnastica.
-Ti ricordi quando Skyler ha fatto una schiacciata praticamente sulla tua faccia?-
-Sì, e tu mi hai portato in braccio fino in infermeria perché non riuscivo a camminare dritta. E' stato quando entrambe abbiamo scoperto del tatuaggio-
-Sono stato davvero un stronzo, con tutte e due-
-Onestamente sì, anche se non la giustifico per tutto quello che ha fatto, visto che, da novembre in poi, tu non mi hai parlato più fino al suicidio- per la prima volta da quando è successo, mi sento stretta nella morsa della tristezza come se adesso, dopo anni, il peso di quel che ho fatto e che ho passato mi fosse ricaduto sulle spalle di colpo.
-Ehi, va tutto bene?-
-Senti quasi mancare l'aria, non so bene per quale motivo, ma è come se stessi rivivendo tutto di nuovo-
-Credevo fossi io ad averla presa peggio- scrollo le spalle, nella speranza di togliermi di dosso quella sensazione tanto fastidiosa. –Rose...-
-Possiamo parlare di altro? Ti prego-
-Okay, tutto quello che vuoi-
-Grazie-
-Vorrei farti una carezza, sposarti i capelli o anche solo toccarti, ma ho entrambe le mani impegnate, e sto soffrendo-
-Non ti preoccupare. Piuttosto, perché hai detto a quelle due che ci siamo fidanzati? Portano male-
-Mio dio Greyson, quanto sei superstiziosa-
-Non sono superstiziosa, analizzo semplicemente i fatti: da quando hanno iniziato ad intromettersi nella nostra relazione, tutto è andato a rotoli-
-E Carter dove ce lo metti?-
-Perché le stai difendendo?-
-Non lo sto facendo, e non andare subito sulla difensiva-
-Sì hai ragione scusa-
-Ogni volta che mi dici così mi emoziono- gli mostro il terzo dito, e lui ride.
-Allora, Seth è davvero il fidanzato fedele e innamorato che Daisy decanta dalla mattina alla sera?-
-Non ci ha dato problemi in realtà, ha avuto la cortezza di girarci a largo per tutta l'estate e, per il resto, sembra che sia riuscito ad addestrarlo-
-Forse dovresti smetterla di associarlo sempre a battute sui cani, credo che non sia carino nei suoi confronti-
-Ma io adoro i cani-
-Non credo che tu intenda proprio l'accezione carina del termine, o sbaglio?- Daniel assottiglia le labbra, continuando a camminare. –Proprio come pensavo-
-Non ce la faccio a passarci sopra-
-Farlo per Daisy-
-Lei nemmeno mi parla-
-Lo farà-
-Ah ah- roteo gli occhi. Arriviamo nei pressi del dormitorio di Luke ed entriamo. La maggior parte degli studenti non è ancora arrivata, probabilmente perché mancano ancora due settimane prima dell'inizio delle lezioni. –Dov'è la camera di Luke?-
-All'ultimo piano, proprio sotto la terrazza-
-Okay adesso ci teletrasportiamo-
-Ooo prendiamo l'ascensore- indico l'oggetto che sta di fronte a noi, e che lui non aveva notato per niente. –La magia non è sempre la risposta Daniel-
-Lo fai sembrare come una cosa brutta, dopo tutto questo tempo. E ti prego, non rispondere 'sempre', perché giuro che ti mollo con tutti i libri seduta stante-
-Andiamo dai- pigio il pulsante e, in pochi minuti, le porte si aprono. Saliamo su di esso e schiacciamo il tasto con il piano in questione. –Non eri mai venuto qui?-
-La mia relazione con Luke non era ancora arrivata a questo punto-
-Strano-
-In realtà no, lui è quasi sempre buttato a casa nostra, quindi-
-Infatti gli avevo detto di trasferirsi da noi, ma lui non ha voluto-
-E secondo te per quale motivo?-
-Daisy lo so. Lo capisco, non deve essere stata una cosa facile da buttare giù-
-Si è comportata da stronza. Lo ha perseguitato affinché definisse la situazione tra loro due e, quando lui lo ha fatto, lo ha mollato per lo spirito del suo ex non morto e finito per sbaglio nel Limbo- faccio per ribattere, ma Daniel mi interrompe. –E non sparare qualche cavolata come 'al cuor non si comanda' perché giuro che mi teletrasporto a casa seduta stante-
-Nervosetto eh?
-Penso solo che, per una cosa simile, tanti anni fa sono stato messo alla gogna-
-E anche rancoroso...ma che ti hanno fatto mentre ero a Parigi?- le porte si aprono di nuovo, rivelando l'ultimo piano. C'è solo la camera di Luke qui che, quest'anno, non avrà un compagno. –Siamo arrivati- busso alla porta. Will mi lancia un'occhiataccia, vorrei davvero sapere che cosa gli stia passando per la testa in questo momento. –Luke siamo noi- poco dopo il ragazzo ci apre. I capelli scuri sono arruffati, gli occhi stanchi e il volto piuttosto pallido, e anche più magro oserei dire. –Ciao raggio di sole- sposta lo sguardo su Daniel, che si stringe nelle spalle.
-Sapevi che rischio correvi a dirle che stavi male-
-E' solo un'influenza, niente di cui preoccuparsi- si sposta dall'uscio. La camera è totalmente immersa nell'oscurità, non riesco quasi a vedere ad un palmo dal mio naso. –Scusate, c'è un po' di disordine- spalanca le tende e alza leggermente le tapparelle. Timidi raggi del sole iniziano a fare capolino, rivelando una stanza completamente messa sottosopra, e tutti noi siamo tornati a New York soltanto da una manciata di giorni. I vestiti ricoprono la maggior parte dello spazio, e una decina di manuali sono aperti disordinatamente su ogni superficie piana esistente lì dentro. –Non sono stato molto bene-
-C'è un posto in cui posso poggiare i libri senza rischiare che si attacchino a qualcosa?-
-Aspetta un attimo- passa i palmi sul tavolo, buttando via le cartacce e i tovaglioli che giacevano sulla sua superficie. –Ecco, qui dovrebbe andar bene- tira su col naso. Prendo un fazzoletto dalla borsa e glielo porgo, è conciato davvero male.
-Senti ma perché non vieni a vivere con noi? So che la situazione con Daisy è una scocciatura, ma lo scorso anno Seth non si è visto nemmeno una volta, tranne quando lo abbiamo ripescato dal Limbo-
-Vorrei evitare di creare situazioni imbarazzanti-
-Sono stata con Albus, che è andato a letto con Diana, per cui Chris aveva una cotta, credi che già non ci sia una buona dose di dramma?-
-Ci penserò, ve lo prometto- si getta sul materasso senza troppe cerimonie, affondando la testa sotto il cuscino. Solo in quel momento noto come la maglietta che indossa gli scivoli lungo il busto con troppa facilità, rivelando un pezzo di schiena su cui posso tranquillamente distinguere le varie vertebre della colonna vertebrale. –Grazie mille per i libri comunque, siete stati molto gentili-
-Sei sicuro che vada tutto bene?-
-Rose ha ragione, di solito non sono il tipo che si preoccupa troppo...- lo guardo con un sopracciglio alzato, lui rotea gli occhi. –Sono in pensiero anch'io a dir la verità-
-Dovete stare entrambi tranquilli, la febbre non è più motivo di preoccupazione da un paio di secoli ormai- si mette seduto sul letto. La fronte è madida di sudore ed i capelli, adesso, sono appiccicati su di essa. Le occhiaie sono davvero fin troppo marcate, e le labbra hanno perso il loro consueto colorito roseo.
-Non è la febbre a metterci angoscia, ma il tuo essere miserabile- il ragazzo guarda Daniel, che si affretta ad alzare velocemente le mani. –Senza offesa ovviamente-
-Ragazzi va tutto bene, ve lo giuro, le mie difese immunitarie si sono semplicemente rivelate più basse di quel che pensassi-
-Non mi piace l'idea di saperti in questo stato qui, da solo, senza nessuno a cui poterti rivolgere se ti dovessi sentire male-
-Mio dio Rosebelle, come la fai tragica- ridacchia, salvo poi piegarsi in due per il dolore subito dopo, come se qualcosa o qualcuno lo avesse colpito nel costato. –Non preoccupatevi, non è successo niente-
-Vuoi che ti portiamo all'ospedale?-
-No, adesso passa- esclama, tendendo una mano verso di noi. –Siete davvero sulla difensiva, per caso è successo qualcosa degno di nota?-
-No in realtà, tutto calmo- rispondo. –Non dobbiamo per forza essere in pericolo di vita per preoccuparci di qualcuno a noi-
-Ma io sto bene Rose, non dovete stare in pensiero-
-E' più facile a dirsi che a farsi-
-E' solo una febbre- ripete. –Anzi, ora dovreste andare, non vorrei attaccarvi qualcosa-
-Sei sicuro che non hai bisogno di niente?-
-Sì Daniel, almeno tu cerca di rimanere lucido ti prego-
-Sono anch'io tuo amico e, come tale, mi preoccupo per te-
-Vi ringrazio, dico sul serio, e vi assicuro che me la caverò- io e Daniel ci guardiamo, per niente convinti da questa storia. –Adesso, però, tornate a casa-
-Ci chiamerai se avessi bisogno di aiuto?-
-Ve lo prometto- dice. –Grazie mille per tutto-
-Figurati- lasciamo la stanza del ragazzo, per niente convinti delle sue rassicurazioni. –C'è qualcosa che non va in lui Daniel-
-Lo so-
-Davvero?- esclamo, mente prendiamo nuovamente l'ascensore. –Niente storie su come io sia paranoica e bla bla bla?-
-No, credo che ci sia qualcosa sotto, ed è per questo che, domani mattina, prenderemo il tuo mantello dell'invisibilità e lo seguiremo-
-Sei sicuro di non avere anche tu la febbre?-
-Ah ah spiritosa. Sono serio, senza contare che sono l'unico a non averlo usato ancora-
-Ah quindi si tratta di questo- mi fa la linguaccia. Arrivati al piano terra, dopo aver notato che, effettivamente, non c'era nessuno, Daniel mi afferra un braccio e ci teletrasporta. –Potevi anche avvertirmi-
-Andiamo Greyson, dopo tutto quello che hai passato, che cosa sarà un banale teletrasporto?-
-Devo posare i libri...- schiocca le dita ed essi spariscono dalle mie mani. –Daniel-
-Sai cosa non capisco? Per quale motivo, ogni volta che succede qualcosa, tu sviluppi un rifiuto della magia-
-Non è assolutamente vero, semplicemente non la uso per tutto come te-
-La cosa meravigliosa sai qual è tra l'altro? Che anche se fingi per mesi di essere una semplice umana, sei comunque in grado di scatenare l'apocalisse-
-Era un complimento?- annuisce, prende il volto tra le mie mani e mi stampa un bacio sulle labbra.
-Senti, io adesso devo tornare a Cambridge, oggi cominciamo l'allenamento di canottaggio-
-Ti prego, quest'anno lascia vincere Chris ed Albus-
-Non se ne parla assolutamente, sai che io non gioco per partecipare-
-Purtroppo, avrebbe facilitato un po' tutta la situazione-
-Ah ah ah- sale le scale, diretto in camera sua. –Cos'è successo qui?- sbarra gli occhi, guardandosi intorno come un bambino che si è appena perso al supermercato.
-Ho messo in ordine mentre tu eri impegnato ad aggiustare il lavandino, prima che andassimo a prendere i libri-
-Perché? Nemmeno tu sei così ordinata-
-Più che altro ho troppe cose e troppo poco spazio...comunque c'era un casino assurdo qui dentro, e siamo qui solo da un paio di giorni-
-Rosebelle, luce dei miei occhi, unico amore della mia vita, adesso come faccio a trovare le mie cose?-
-Le camicie sono qui, insieme alle giacche, ai jeans e ai pantaloni- apro le ante dell'armadio, mostrandogli la nuova disposizione. –Le ho messe in ordine cromatico, da quelli più scuri ai più chiari-
-Questa è follia, sei riuscita a raggiungere un nuovo livello di pazzia che non pensavo fosse possibile-
-Sotto ho messo le scarpe. Davanti quelle che usi di più e dietro quelle che usi di meno, tipo quelle lucide o cose così-
-E' successo qualcosa che devo sapere?-
-Per quanto riguarda le mutande sono nel primo cassetto del comodino. L'altro giorno avevo comprato degli scompartimenti da mettere nella mia cassettiera, sai per dividere gli slip dai reggiseni e dai calzini, visto che mi dà fastidio vederli mischiati e, siccome mi sono avanzati, li ho usati per te. Ah ho piegato anche le calze e le ho messe nello stesso cassetto delle mutande-
-Perché, le calze e le mutande si...piegano?-
-A quanto pare- mi guarda come se fossi una sorta di aliena, il che mi fa ridere. –Le magliette, poi, sono subito sotto, e sotto ancora ci sono anche i maglioni-
-Anche questi sono in ordine cromatico?-
-Era un po' difficile farlo, per questo ho tentato di raggruppare tutte le variazioni di uno stesso colore insieme-
-Mio dio, la situazione è più grave di quel che pensassi allora-
-I libri e tutto quello che ha che fare con Harvard, però, li ho lasciati al loro posto, non ti preoccupare-
-Almeno quello- borbotta. –Comunque apprezzo davvero quello che hai fatto, sul serio, sei stata molto carina, però non farlo mai più okay? Non mi piace che la gente metta mani tra le mie cose, anche se si tratta di te-
-Volevo solo farti un favore- mormoro. –Era un tale casino qui dentro-
-Ma trovavo tutto, adesso, invece, probabilmente dovrò mettere a soqquadro l'intera stanza per trovare anche solo un maglietta, e perciò il tuo sforzo non sarà servito a niente-
-Ti ho detto dov'erano in realtà-
-Era un modo di dire Rose- sbotta, togliendosi la t-shirt. –Per esempio: dov'è il mio body e la mia sacca della palestra? Questo non me lo hai detto-
-Gli indumenti relativi allo sport sono tutti nell'ultimo cassetto- sbuffa. Si abbassa, apre il cassetto e prende il body da canottaggio, continuando a borbottare. –La sacca è dall'altro lato, tra il comodino è il muro-
-Non l'avevo vista- allunga il braccio, la afferra e la getta accanto a sé. Non pensavo che si potesse arrabbiare tanto, ero convinta di fargli un favore.
-Ho raggiunto un nuovo record, farti arrabbiare ordinando camera tua-
-Non cercare di farmi sentire in colpa Rosebelle- infila il body e, successivamente, il pantalone della tuta e una felpa.
-Ci mancava solo che mi bacchettassi le mani- si volta verso di me, sospirando. –Non ho sconvolto più di tanto la sistemazione delle cose-
-Sto andando, ti porto a pranzo fuori?-
-No no, non ti preoccupare, già usciamo sta sera, voglio tenermi leggera-
-Okay, allora torno qui-
-Okay- a quel punto fa qualche passo verso di me, si abbassa e mi afferra per le caviglie, tirandomi su.
-Ehi, me lo fai un sorriso?-
-Dai Daniel, mettimi giù- allenta la presa, ed io sento il mio corpo scivolare leggermente. –Oddio!- il mio primo istinto è quello di avvolgere le gambe intorno al suo busto, realizzando subito dopo che era esattamente quel che voleva. –Quanto sei stronzo-
-Allora hai due opzioni: o sorridi o mi dai un bacio, a te la scelta-
-Ce n'è una terza in realtà-
-Ossia?-
-Un calcio nelle palle ben assestato, da questa posizione mi viene benissimo-
-Okay ho capito- mi rimette giù, io sorrido. –Vorrei ricordarti che non ci vado di mezzo solo io, ma anche tu-
-Io penso di poter sopravvivere, tu invece...-
-Vado all'allenamento, prima che venga ferito in qualche modo-
-Bravo ragazzo-

🤍🤍🤍🤍🤍

-In che senso credi che Luke sia posseduto da qualcosa?- sfioro il naso e la bocca con l'indice, e faccio cenno a Diana di abbassare la voce. –E perché ne stai parlando solo con me?-
-Perché Daisy non ne vuole sapere niente, i ragazzi sono con le rispettive squadre di canottaggio e Audrey è a prendere un caffè con Christine, una deliziosa signorina che ha incontrato qualche giorno fa-
-Quindi in pratica io sono l'unica stronza che è rimasta sola-
-C'è anche Chris-
-No, lui ed Albus escono con due gemelle questa sera-
-Signore ti prego, fa' che vada bene, risolverebbe metà dei miei problemi- congiungo le mani in segno di preghiere, alzando lo sguardo verso il cielo. –E comunque no, non hai bisogno di un ragazzo per essere felice-
-Parliamo di Luke che è meglio. Cos'è questa storia?-
-Siamo andati a trovarlo ed era ridotto uno straccio. Ha detto di avere la febbre, ma stava troppo male: il volto era pallido, quasi scavato, e aveva queste enormi occhiaie nere, senza contare che è molto dimagrito- storce la bocca, sospirando. –Pensi che io sia pazza?-
-Lo penserei se, in tutti questi anni, non ci avessi mai azzeccato cosa che, invece è puntualmente successa, quindi se vuoi indagare puoi contare benissimo su di me-
-Ti ringrazio, anche perché...-
-Daniel non lo deve sapere, lo so lo so, è la prassi ormai-
-In realtà, per una volta, lui è d'accordo con me, stranamente-
-Il tuo viaggio a Parigi lo ha proprio cambiato-
-A parte gli scherzi, tu pensi che possa essergli effettivamente successo qualcosa?-
-Non so Rose, dovrei vederlo con i miei occhi, ma se tu dici che stava davvero così male...potrebbe anche essere qualcosa, beh, qualcosa di umano, tipo più grave della febbre-
-Aveva una gran voglia di buttarci fuori dalla sua stanza in compenso-
-Okay c'è una cosa che possiamo fare intanto-
-Ossia?-
-Dovresti provar a creare un portale di comunicazione. Ti permetterebbe di vedere quel che sta facendo senza che lui lo sappia-
-Daniel ha mai usato questo incantesimo con me?-
-Non può faro, lui è un angelo- schiocco le dita, facendo comparire il libro di incantesimo tra le mie mani. –E non credo che Daisy, ultimamente, avesse tanta voglia di aiutarlo-
-E in passato?-
-Non ne ho idea Rose- apro il manuale e scorro l'indice. Una volta trovata la sezione 'incantesimi comunicativi', vado alla pagina indicata. Il portale è il primo che viene riportato, e sembrerebbe abbastanza semplice da evocare, è magia da principianti.
-Ego invoco Luke Carrington- esclamo. Allargo le mani proprio come riportato nella figura. Un forte vento si alza di colpo, scompigliando i miei capelli e quelli di Diana. –Desidero vedere cosa stia facendo Luke Carrington- si crea un mulinello davanti ai miei occhi, che diventa sempre più veloce e, stranamente, sempre più azzurro. Poi si blocca e causa una leggere esplosione. Piccole lingue di fuoco azzurre si disperdono nell'aria. Nel giro di qualche minuto esse si riuniscono in una fiammella azzurra, che lentamente sia allarga. –E' stato più facile di quel che pensassi-
-Effettivamente hai ragione- la ragazza mi affianca. Nella macchia davanti a noi inizia a comparire una figura sbiadita, ferma, immobile. Non passano molti minuti prima che essa prenda la forma di Luke, di Luke che giace sul suo letto con le braccia aperte e le gambe divaricate. Il volto è cadaverico e gli occhi vitrei, mentre tiene le labbra dischiuse, impegnare a sussurrare qualcosa che non riesco a sentire. –Capisco che i maschi siano sempre esagerati su queste cose, ma non sembra proprio che abbia la febbre, sta troppo male-
-Sì ma il problema è che credo di non poter fare niente ora come ora. Lui mi tiene a distanza e, anche se chiedessi aiuto a Celeste, che prove ho? Penserebbe che cerco sempre il pelo nell'uovo-
-Possiamo soltanto aspettare in questo momento-
-Daniel aveva proposto di seguirlo domani col mantello dell'invisibilità, penso che sia una buona idea. Magari riusciamo ad ottenere delle risposte o, quanto meno, qualcosa da portare a Celeste-
-E allora perché ne hai parlato con me scusa?-
-Perché è una cosa che riguarda tutti. Anzi, sai che ti dico? Dovresti venire con noi- 


Sbaaaaam! 

scusate se sono sparita, per ora è tutto un po' assurdo. sto correndo dietro a relatore e assistente per la tesi, e mi sta venendo un po' d'ansia di non riuscire ad arrivarci. anyway, so che in questi capitoli succede poco o niente, ma fa tutto parte del piano ehehe. 

grazie a tutti quelli che seguono, votano e commentano la storia, mi riempite sempre il cuore. 

un bacio e a presto, 

rose xx

GloomyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora