Show me the places where the others give you scars

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-Ogni volta che torniamo a New Orleans e ognuno se ne va a casa propria, provo sempre una sensazione strana, visto che viviamo sotto lo stesso tetto da ormai tre anni-

-E dormiamo nello stesso letto-

-Non sempre-

-Sì invece. Tra l'altro non capisco perché tu non abbia fatto ributtare giù il muro-

-Perché è meglio avere comunque due stanze separate, o finiresti per occupare anche il mio armadio-

-Questo non è assolutamente vero- Daniel mi guarda con un sorrisetto sghembo, mentre mi porge il mio zaino. –Non del tutto almeno-

-Hai una quantità assurda di vestiti-

-Non è colpa mia se mi stanno anche quelli di quando avevo quindici anni-

-Perché non sei cresciuta di un centimetro- afferra i nostri borsoni e mi fa cenno di camminare. L'aereo è letteralmente congestionato, non mi aspettavo che ci fosse tanta gente di ritorno a New Orleans da New York. –Io, invece, di qualche venti da quando abbiamo cominciato il liceo ad ora-

-Eravamo quasi alti uguali quando ci siamo conosciuti-

-Vero, ma tu stavi sempre col capo chino quando parlavo, non mi guardavi mai negli occhi-

-Mi facevi un po' di paura alle volte-

-Adesso è il contrario-

-Prima eri anche il più forte del gruppo, invece adesso non più- per tutta risposta mi pizzica il sedere, ed io rischio di cadere sul signore davanti a me. –Smettila Manson-

-Te la sei cercata-

-Dio quanto ti odio-

-Adesso sì che mi sento di nuovo a New Orleans- esclama. Dopo circa cinque minuti riusciamo a scendere dall'aereo. Il paesaggio non è innevato come quello che abbiamo appena lasciato, anzi, fa addirittura più caldo.

-Ah mi sono dimenticata di dirti che tu e Derek dovreste darmi un passaggio, mia madre aveva una causa oggi-

-Derek è in ospedale, sta preparando tutto per domani- ci voltiamo l'uno verso l'altro. –Taxi- esclamiamo contemporaneamente.

-Visto cosa succede a non parlare Rosebelle?-

-Visto cosa succede a dare le cose per scontato Daniel?-

-Perché mi dici così? Ho dimenticato qualcosa per caso? Qualche anniversario?-

-Dicevo così tanto per dire, rilassati. Sei un fidanzato perfetto, in tutto e per tutto-

-Mi fa piacere sentirtelo dire, visto che ho sempre paura di rovinare ogni cosa da un momento all'altro- arrivati all'uscita dell'aeroporto, prendiamo al volo un taxi, e Daniel insiste perché ci porti direttamente a casa mia, senza passare per la sua. –Non voglio lasciarti sola-

-Sono sicura che non incorrerò in nessun pericolo mortale-

-Ma almeno sto un po' con te, ed evito il distaccamento brusco-

-Ci sarà lo stesso-

-Devi sempre puntualizzare ogni cosa, non è così?-

-Non sarei io altrimenti- guardo fuori dal finestrino. Ricordo la prima volta che ho visto questo paesaggio, l'ho odiato con ogni fibra del mio copro convinta che, se fossi rimasta a San Francisco, tutto, prima o poi, sarebbe andato per il verso giusto. –Che ne diresti delle Fiji?-

-Per cosa?-

-Che ne diresti di andare alle Fiji per Capodanno?-

-Hai di nuovo sbirciato la mia lista, non è così?- mi volto verso di lui, che si limita a stringersi nelle spalle.

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