POV di Harry
Siamo ancora abbracciati, sembra che non vogliamo staccarci l’uno dall’altro. Ma è proprio così, desidero non dovermi separare più da lei, quindi mi godo questo momento.
Quando mi ha guardato aveva le guance sporche dello stesso prodotto che sarà sicuramente sulla mia maglietta, ma era comunque bellissima.
Cerca di allontanarsi, ma la stringo ancora di più tra le mie braccia, per farle capire che ho bisogno del suo abbraccio.
Mi guarda di nuovo, stavolta senza separare i nostri corpi. Osservo il suo viso, ogni dettaglio del suo viso. Gli occhi azzurri e gelidi, ma pieni di sentimenti che lottano fra di loro, proprio come lei; il naso perfetto, piccolo e delicato; infine, le sue labbra rosee, carnose e morbide, che mi fanno venire voglia di baciarle.
Le sto guardando proprio adesso, indeciso se farlo o no. Torno a guardare i suoi occhi e mi accorgo che sono puntati sulle mie. Mi sta silenziosamente pregando di baciarla.
Dopo pochi secondi, avvicino il mio viso al suo e premo la mia bocca sulla sua. Sento una forte emozione scoppiarmi nel cuore, mi colpisce così forte da farmi male, ma anche bene.
Dopo aver passato la mia lingua sul suo labbro inferiore, schiude la bocca, lasciandomi il permesso di esplorarla.
Metto più intensità nel bacio, salendo con una mano fino a dietro il suo collo e con l’altra le accarezzo delicatamente una guancia. Le nostre lingue girano insieme, fanno gli stessi lenti movimenti e stanno a stretto contatto, proprio come i nostri corpi.
È qualcosa di cui ho bisogno da quando l’ho conosciuta. È un amore che non è mai andato via, nonostante la sua lunga assenza.
Torno a cingerle i fianchi per spingerla contro il letto. Smetto di baciarla quando i suoi polpacci ne colpiscono il bordo, facendo sì che si sieda e che si corichi. Non perdo altro tempo e la mia bocca si avventa di nuovo sulla sua.
Il bacio si fa sempre più veloce ed io le accarezzo un po’ più aggressivamente i fianchi, mentre lei tocca il mio petto. So che è quello di cui ha bisogno anche lei, lo capisco dal modo in cui mi bacia, dal modo in cui si agita sotto di me. Fa scivolare le sue mani lungo la mia pancia, impedendosi di superare la vita. Sicuramente starà provando vergogna.
Quest’improvvisa passione mi fa indurire e sentire caldo, portandomi a smettere di baciarla e togliere la maglietta. Dopo averla tolta, apre la bocca, osservando il mio dorso macchiato di inchiostro nero: non so se ammira i tatuaggi o il mio fisico.
Le mie mani vanno verso l’orlo dei suoi pantaloncini e sto per tirarli giù, quando decido di fermarmi, poggiando le mani ai suoi lati per reggere il mio stesso peso, e guardandola negli occhi.
“Che… che succede?” mi chiede, ansimando.
“Non è… non è come voglio che succeda,” dico, facendola accigliare. “Cioè, lo è, ma tu sei emotivamente provata e non voglio che sembri che ne stia approfittando.”
Mi spinge dal petto e si poggia sui gomiti. “Pensi che penserei una tale cosa?”
“Sì.”
“C’è un motivo per cui dovrei farlo? Perché potrei pensare la stessa cosa dei baci.”
“Diana,” spalanca gli occhi per come l’ho chiamata. “i baci non sono niente a confronto. Non c’è un motivo per cui dovresti, ma è una cosa importante e bisogna rifletterci bene. I pensieri ti stanno affollando la mente e non è il momento di aggiungerne degli altri.”
Si tira il labbro inferiore tra i denti. “Okay, ma chiamami Felicity.”
“No. È difficile accettare questo nome, dopo averti chiamata Diana per tutto il tempo in cui sono stato il tuo migliore amico,” dico, facendo le virgolette. “Inoltre, Diana è molto più bello.”
“Adesso non siamo niente, tu non sei niente per me, quindi torna a chiamarmi Felicity. Sei innamorato di Diana, e lei non esiste più.”
Le sue parole trafiggono il mio cuore con una lama, graffiandolo più volte. Le rivolgo uno sguardo fulminante e prendo la mia maglietta che è accanto a lei, prima di infilarla.
“Se proprio la pensi così… allora ciao,” la saluto, mentre sto per aprire la porta.
So che non lo pensa davvero, so che l’ha detto solo perché ha paura. La guardo un’ultima volta, per vedere nei suoi occhi la conferma di ciò che penso: vedo la ferita, ma non capisco cosa vuole che faccia.
Dovrei andarmene e rischiare di non avere più l’occasione di stringerla tra le mie braccia o tornare da lei e consolarla?
Scegliendo la prima, so che la distruggerei ancora di più, e mi dispiace; scegliendo la seconda, le farei capire che può fare di me quel che vuole.
È in attesa, mentre io decido di distruggerle la speranza uscendo da questa stanza.
Perché lo so: stava sperando che andassi a dirle che era tutto a posto.
Sono un coglione.
*****
Gliel'ho fatto dire, olè!
Anche se non lo è, povero.Che ne pensate?
Baci,
powerfulinpeace. xx

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End Up Again - DIANA || H.S.
Fanfiction"Felicity" è una persona fredda e distaccata, ha solo una persona al suo fianco, l'unica che conosce i 'pochi' dettagli della sua vita; qualcuno la sconvolgerà con uno sguardo casuale per strada, continuando a farlo nei giorni con dei gesti molto pa...