Tredici.

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Mi sveglio con il viso tirato dalle lacrime e sono sul letto, ma ricordo di essermi addormentata a terra. Probabilmente mi ha spostata Emma. Deve avere molta forza per riuscire a portarmi sul letto.

Quando mi alzo dal letto, mi rendo conto di quanto mi faccia male la testa.

Cerco di ignorarlo, mentre prendo dei vestiti puliti e andare a fare una doccia.

Lungo il tragitto per il ritorno, ricordo di non aver studiato, quindi decido di non andare alle lezioni. Devo recuperare.

Tornando nella mia stanza, noto che Emma è davanti al suo letto, in piedi.

“Ciao…” mi saluta, insicura.

“Ciao.” Rispondo io, apatica.

“Ti va di parlare? So che Harry ha detto che non parli con nessuno, ma davvero, sono qui se vuoi parlare. Non ti conosco per niente e non posso giudicarti, quindi non lo farò. Anche se sono la tua coinquilina, sono ancora una sconosciu-”

“No, Emma. Harry ha ragione: non parlo con nessuno da anni e, sinceramente, non so come lo sappia. Non voglio parlarne. Non è una cosa così importante, non capisco perché ero in quelle condizioni ieri. Sto meglio adesso, a parte per il mal di testa causato dal pianto. Ti ringrazio per la tua offerta, per cercare di aiutarmi a parlare, ma non lo farò. Non parlo neanche con Taylor molte volte. Mi dispiace.” Le mie parole sono lente mentre le pronuncio.

La sua bocca è aperta. “Va bene, scusa…” inizia a scusarsi, ma io scuoto la testa per farle capire che non ce n’è bisogno.

“Vado a farmi una doccia, ci vediamo dopo. Andiamo insieme?” dice.

“Oh, no, io non vengo oggi. Ieri non ho studiato per niente e devo provare a recuperare. Se Taylor chiede qualcosa, dille solo che ho molto da studiare, per favore, okay?” le chiedo.

“Non so se-”

La interrompo, “Emma. Dille questo.”

“Okay.” Sospira.

Esce dalla stanza con i vestiti in mano e, finalmente, sono di nuovo sola.

Prendo il telefono e noto cinque chiamate perse. Solo ora ricordo che ieri ho ricevuto una chiamata a cui non ho risposto. Sono tutte di mia mamma. Sarà preoccupata e adesso è troppo presto per chiamarla.

Ma cosa le dirò? Forse è meglio se aspetto il pomeriggio, così non dovrò spiegarle perché non sono a lezione.

Prendo il libro da terra e mi siedo alla scrivania, cercando di studiare.

Non ho sentito Taylor per tutto il giorno, per fortuna non ha provato a chiamarmi. O per sfortuna?

Emma le avrà detto qualcosa? Spero di no. A proposito, lei non è ancora tornata, ma è meglio così. Non voglio neanche sapere dov’è.

Dopo essermi preparata mentalmente per la conversazione con mia madre, prendo il telefono e compongo il suo numero.

Risponde dopo due squilli, “Tesoro! Ero preoccupata, ieri ti ho chiamata più volte, ma non hai risposto. Dov’eri?” non mi dà neanche il tempo di rispondere che inizia a parlare senza sosta.

“Ero immersa nello studio e il telefono aveva il silenzioso, quindi non l’ho sentito. Mi dispiace averti fatta preoccupare.”

“Oh, tesoro. Stai bene?”

“Sì, mamma, ma vorrei davvero poter prendere una pausa e poter tornare lì.” Ammetto.

“No, assolutamente. Verrò io per le vacanze di Natale, o magari anche prima, se proprio non puoi aspettare.”

“Ma perché?”

“Non voglio, lo sai.”

“Non ho mai saputo perché, in realtà!” mi agito, mentre altre lacrime si stanno presentando nuovamente nei miei occhi.

Oh no, no, no, no! Non devo piangere, non ora.

Loro scendono, senza il mio permesso. I miei occhi fanno come vogliono, non aspettano il mio comando. Si lasciano solamente guidare dalle emozioni.

“Il discorso è chiuso, Felicity.” Singhiozzo alle sue parole.

“Oddio, stai piangendo? Felicity, c’è qualcosa che non va? Cosa non mi stai dicendo? Non riprendere a nascondere le cose, per favore.” Mentre dice questo, entra Emma in camera con una Taylor particolarmente arrabbiata.

“Non sto nascondendo niente. Adesso devo andare a studiare. Ciao, mamma.” La saluto e attacco subito il telefono, non permettendole di rispondere. So che avrebbe insistito fino a quando non avrei sputato il rospo.

Non dovrei mentirle, non dovrei mentire a nessuno. So che ho bisogno dell’ascolto, ma non voglio averlo. Non voglio un aiuto, voglio andare avanti da sola.

Intanto, mi preparo ad affrontare la ragazza furiosa davanti a me.

“Felicity!” urla Taylor, mettendomi un po’ di paura. “Devi dirmi qualcosa?”

“No.” Mento, ovviamente. Se mi dà la possibilità di scegliere, opto per il silenzio.

“Io credo proprio di sì, quindi se non vuoi parlarne qua dentro, esci da questa stanza e ne parliamo fuori.”

Ma chi si crede di essere? Mia madre, forse?

Sta riuscendo a rendermi debole, ma non voglio qualcuno che mi parli in questo modo.

“Ascolta, Taylor, se volessi parlarne, lo avrei già fatto. Non cercare di costringermi, non ce la farai. Non sei mia madre, non puoi obbligarmi a fare niente. In realtà non può farlo neanche lei ormai, dato che ho 19 anni e…” sto per dire che non mi vuole lì con lei, ma non lo dico. Svelerei uno dei problemi. “… sono lontana da lei.”

“Quando capirai che hai bisogno di parlare?”

“Non ho bisogno di niente e di nessuno. Discussione chiusa.” Detto questo, fulmino Emma con lo sguardo, prima di prendere un altro libro.

Bussano alla porta e va ad aprire Emma. Chi poteva spuntare? E io che non volevo vederlo per tutto il giorno.

Eccomi qui, con un altro capitolo! Le visualizzazioni sono arrivate a 400 e mi fa davvero piacere.

Tre persone hanno commentato il capitolo precedente, quindi una in più della mia richiesta. :D

Il tipo è entrato nella stanza, cosa farà stavolta?

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che me lo farete sapere.

Baci,

powerfulinpeace. xx

 

End Up Again - DIANA || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora