Dieci.

577 27 9
                                        

Ridono davanti a me, come niente fosse. Beh, in realtà, loro cosa sanno di me o dei miei sentimenti?

Si guardano, avvicinando i loro visi. Si scambiano un veloce bacio a stampo, subito dopo giocano con le loro lingue all’interno delle loro bocche.

Mi sveglio con un leggero turbamento. Qualcosa preme sul mio stomaco, qualcosa che non riesco a sopportare. Mi guardo intorno e realizzo che sono solo nella mia stanza del dormitorio con Emma che dorme beata sul suo letto.

Per scacciare via questo peso, decido di alzarmi e bere un po’ d’acqua. Non appena il mio corpo si allunga, mi sento più leggera. L’acqua mi calma.

La mia mente ci mette qualche minuto per riprendersi, per scacciare via quell’immagine, ma alla fine, ce la fa, mentre sono seduta alla scrivania.

È troppo presto per stare sveglia, ma so che, anche rimettendomi sotto le coperte, non riuscirò a prendere sonno di nuovo.

Sto sulla sedia, guardandomi in giro, a pensare e a pensare. Non so di preciso cosa, ma penso. La mia mente si perde in dubbi esistenziali e in pensieri inutili. Ad esempio, per quale motivo provo questo fastidio verso la coppia Harry ed Emma.

Non ho una risposta. Non provo niente per lui, non posso. Ho iniziato essendo acida con lui, ma adesso non so quasi più quale debba essere la mia posizione. Qualcosa in lui fa sì ch’io mi fidi, che mi spinga più in là.

Anche se mi fanno innervosire alcuni suoi comportamenti verso me, i pochi esistenti, mi fa dimenticare di rispondergli male. Perché è così: io decido di essere antipatica, non lo sono. Potrei non esserlo. Ma ormai, mi sono così abituata al non farmi coinvolgere nelle relazioni sociali, che non saprei come gestirne una.

Non so neanche perché non voglio avere persone intorno a me. Forse non voglio affezionarmi, ma dietro a questo, si nasconde un altro “Perché?” a cui non so dare risposta. Non so rispondere a molte cose di me stessa, so solo che sono quella che sono. Fredda.

Mi chiedo come faccia Taylor a sopportarmi. Lei c’è per me, nonostante la mia distanza. La mia distanza affettiva, non quella fisica.

Come fa a volermi bene, senza che io faccia qualcosa per lei? Fa molto per dimostrarmelo, fa di tutto pur di farmi stare bene, ma io non sono capace di fare qualcosa per lei. Povera ragazza.

Mi chiedo se soffra di questa cosa, finga che le vada bene o ne sia indifferente.

Mentre la mia mente scorre tra tutti questi pensieri, il tempo passa senza che me ne accorga e il sole inizia a filtrare tra i buchi della tapparella grigia della finestra.

Muoio dalla noia, non so cosa fare, ma so che devo riscuotermi dal pensare. Infine, pensando e pensando, decido di andare allo stesso bar di due sere fa.

Dopo essermi vestita, mi dirigo verso di esso, sperando che Jared non stia lavorando.

Quando arrivo non lo vedo al bancone. Un buon segno. C’è un altro ragazzo, ma non tanto bello quanto lui. Si posiziona di fronte a me, quindi mi chiede l’ordine, a cui rispondo con un cappuccino.

Proprio quando sto per finire, vedo colui che non volevo vedere uscire dalla cucina, nell’intenzione di allacciarsi il grembiule dietro la schiena.

“Oh, buon giorno.” Mi saluta.

“Buon giorno.”

“Stai diventando abituale in questo posto?” mi chiede, sorridendo.

“Forse.” Rispondo, senza alcuna ombra di sorriso sul mio viso né di altre emozioni.

Prendo delle monete dalla mia tasca e le lascio sul bancone, prima di girarmi per andarmene. Lui sta servendo un tavolo, quindi non ho la possibilità di salutarlo. Non che mi dispiaccia.

Torno in stanza sperando che Emma si sia svegliata, non voglio passare altro tempo viaggiando nella mia mente. Nel caso dormisse, potrei studiare. Dovrei, in realtà.

Quando apro la porta, lei è seduta sul letto ancora in pigiama e seduto sulla sedia dov’ero seduta io almeno un’ora prima, ci sta Harry. Un bellissimo ritorno.

“Buon giorno.” Saluto entrambi.

“Buon giorno, Fel. Dov’eri? Non ti dispiace che Harry sia qui, vero?” mi chiede lei.

“No, non m’interessa.” Mento. “Ero al bar a fare colazione.” Rispondo, scegliendo appositamente l’ordine delle risposte, perché so che la mia coinquilina mi chiederà di Jared ed io potrò rispondere positivamente davanti a questo ragazzo che mi provoca qualcosa che non so decifrare. Ancora una volta, mi chiedo “Perché?”.

“Uh, sei rimasta colpita da Jared così tanto da frequentare quel bar, eh?”

Mentre Harry sposta lo sguardo su di me in attesa della mia risposta, faccio un sorrisetto. “Forse.”

“Potremmo organizzare un’uscita a quattro, che ne dici?” sorride, compiaciuta della sua proposta, mentre io deglutisco a vuoto. Vorrei dirle di no, ma non mi passa nessuna scusa per la testa, quindi annuisco.

So che mi sono messa nei guai, o forse no? Jared accetterà? Cosa potrebbe pensare? Non siamo neanche usciti da soli, non abbiamo avuto nessun appuntamento, il che è normale. Siamo stati qualche minuto insieme l’altra sera al bar e ieri sera alla festa, ma non è chissà cosa.

È incredibile come non mi importi delle persone, ma mi importa ciò che possano pensare delle mie azioni. Il motivo, qui, riesco a trovarlo: non voglio che pensi che sia interessata.

“Tu che ne pensi, Harry?” chiede poi a lui, intromettendolo nel discorso.

La guarda e sgrana gli occhi, “Beh… penso… penso che… penso che si potrebbe fare, sì.” Risponde, balbettando.

“Perfetto, allora. C’è qualcosa che non va?” gli chiede, aggrottando le sopracciglia.

“Uhm, no, è tutto okay.”

End Up Again - DIANA || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora