Capitolo trentasei

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Cosa strana il tempo.

Il tempo regola le nostre vite, sempre, in modo costante e apparente, senza che noi ci accorgiamo di nulla.
Il tempo fa vivere, nel bene o nel male, fa scorrere le stagioni, gli anni, la vita.

E quelle ore che scorrono, senza pause, vengono spesso contrapposte all'eternità, il tempo infinito, così agognato dall'essere umano, il tempo eterno, la vita eterna.

La vita e la morte, identificate dal bianco e dal nero, la purezza e l'orrore. La vita, nata dal tempo e spezzata da esso, la morte attende con il suo orologio, a bramare l'ora in cui deve risucchiare la ninfa vitale dalle persone.

C'è chi però accelera questo processo, chi uccide e spezza vite senza il consenso della morte, velocizzando il tempo che aveva stabilito, facendo arrivare in fretta il giorno del giudizio.

E quel trenta giugno, senza il consenso del tempo e della morte stessa, Albus Silente avrebbe attraversato quel ponte del giudizio universale, avrebbe incontrato la sua fine.

Selene e Draco erano diretti in un unico posto, stavano camminando velocemente verso la Torre di Astronomia. Arrivarono alla base e, prima di salire le scale, la ragazza bloccò il biondo

"Dray, non salire con me. Vai nei sotterranei e controlla Severus, ha in mente qualcosa" disse la mora, guardandolo seria

"Lo so, hai ragione. Prendi questa -le passò la sua bacchetta di biancospino- userò la tua che hai lasciato in dormitorio, dovresti stare più attenta alla tua bacchetta" la sgridò

Selene accennò ad un piccolo sorriso, mentre l'avambraccio sinistro aveva iniziato a bruciare

"Stanno arrivando" sussurrò, guardò per un'ultima volta Draco negli occhi, prima che lui si voltasse e rientrasse nel castello

La mora guardò il cielo sopra la Torre di Astronomia, prese un respiro profondo e pronunciò l'incantesimo

"Morsmordre" pronunciò con delicatezza e, nel cielo imbrunito dal calar del sole, un serpente verde smeraldo che usciva dalla bocca di un teschio prese forma

Selene guardò il marchio nero nel cielo, poi salì in fretta la scalinata della Torre e, mentre percepiva delle voci sussurrate, la paura che Silente non fosse solo si impadronì di lei. Arrivò in cima, vedendo solamente la schiena del vecchio preside che ammirava il tramonto

"Buonasera Selene, cosa ti porta qui, in questa serata primaverile?" chiese con voce calma, girandosi lentamente

La ragazza ebbe un sussulto impercettibile alla vista degli occhi azzurri dell'uomo, per la prima volta senza la barriera degli occhiali a mezzaluna. Quegli occhi chiari esprimevano pietà, uno sguardo vuoto e annebbiato. Sapeva già che sarebbe stata la sua fine? O aveva pietà di lei, così ingenua e manipolata?

"Chi altro c'è qui? Ho sentito che parlava" disse la mora, puntandogli contro la bacchetta

"Ma quella non è la bacchetta del giovane Draco, tuo cugino?" non ricevendo risposta continuò con voce calma "parlo spesso da solo a voce alta, lo trovo eccezionalmente utile" Selene si guardò velocemente intorno, non convinta di quelle parole

"Ti sei posta delle domande, Selene? Tu non sei un'assassina" la ragazza lo guardò fisso negli occhi, cercando di capire perché non la stesse attaccando nonostante sapesse del perché si trovasse lì

"Che cosa sa cosa sono? Potrei sconvolgerla, lei non sa niente"

"Come la fattura alla collana di Katie Bell? O la sostituzione dell'idromele con il veleno? So che siete stati tu e Draco e, se mi permetti, questi sono tentativi così deboli che non credo che voi ci abbiate davvero provato"

Dark Blood ~Selene Black Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora