39.Casa

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- Chat... - fu l'unica piccola parola che scivolò via dalle labbra della corvina, in un sospiro appena accennato e quasi del tutto impercettibile. Aveva gli occhi azzurri completamente persi in quelli dell'altro, che non osava allontanare lo sguardo dal suo neanche per un millesimo di secondo. Era ancora lì, con le gambe distese su di un fianco, al di sopra di quel morbido copriletto a fiori che conservava la stessa macchia di caffé, versato durante la loro primissima colazione insieme. Aveva il capo reclinato all'indietro e le iridi chiare che risplendevano alla luce accesa del lampadario posto sopra di sé, mentre si sorreggeva il viso con una mano e continuava a sorriderle lievemente. - Puuur-incipessa... - le sussurrò, un attimo prima di darsi una piccola spintarella in avanti e di issarsi subito in piedi. Era riuscito a scorgere l'espressione di pura ed ingenua incredulità dipinta sul volto della ragazza dal primo istante in cui l'aveva vista, e non poteva fare a meno di chiedersi se anche il suo cuore stesse facendo mille capriole l'una dietro l'altra, o se fosse lui l'unico con il petto in fiamme. E se avesse provato a domandarglielo, Marinette gli avrebbe di sicuro risposto di sì, perché non ricordava un singolo giorno in cui si era sentita talmente scombussolata da non riuscire neanche a pronunciare una parola. La sola cosa che avrebbe voluto fare in quel momento era colmare la distanza enorme che osava separarli, per gettarsi tra le braccia dell'altro e rimanervi per tutta la vita. Eppure non aveva la forza di muovere un singolo muscolo: continuava a rimanere ferma lì dove si trovava, quasi come una statua di gesso appena scolpita, intrappolata in un corpo che più che mai non rispondeva ai suoi comandi. Il suo cervello infatti, aveva perso totalmente il controllo della situazione, dal momento che aveva iniziato a popolarsi del vorticare spaventoso di mille pensieri diversi. Erano così tante le domande ed i punti interrogativi a cui rispondere, che Marinette non aveva la benché minima idea di dove cominciare. Che ci faceva lì Adrien? Perché era tornato in anticipo? C'era forse stato qualche problema a New York? Ma non riuscì mai a formularle, quelle domande, poiché Chat Noir le si fece più vicino, e tutto d'un tratto la sua testa sembrò svuotarsi completamente, quasi come se ci fosse appena stato un enorme guasto all'interno del sistema operativo che ne regolava i comandi. Era questo l'effetto che le faceva Adrien: non importava quanto tempo sarebbero stati insieme, la corvina era certa che non avrebbe mai e poi mai potuto abituarsi alla sua vicinanza. E alla fin fine le andava bene così, perché adorava alla follia sentire il battito del proprio cuore farsi sempre più accelerato ed il suo respiro diventare affannoso ogni volta che le sorrideva. Adorava il solo fatto che quei suoi intensi occhi verdi, soltanto attraverso uno sguardo, fossero in grado di ridurre tutto il suo corpo a della misera gelatina sciolta. E adorava ancor di più che il semplicissimo tocco delle sue mani potesse mandarla talmente in estasi, da farle quasi credere di poter toccare il cielo con un dito. Più ci rifletteva su, e più cresceva la sua voglia di riaverlo tra le proprie braccia ancora una volta: forse fu proprio questo a riaccendere i macchinari del suo cervello e a infondere nuovamente energia alle sue gambe, che iniziarono subito a muoversi verso di lui. Bastò soltanto un minuscolo scatto in avanti da entrambe le parti, ed ecco che le punte dei loro piedi tornarono a toccarsi, e le loro labbra a cercarsi quasi disperatamente. - Oh, Chat... - mormorò la corvina, nel passare le dita tra i suoi morbidi capelli biondi. Aveva il fiato corto ancor prima di incominciare, ma poco le importava, perché l'impazienza che aveva di baciarlo superava qualsiasi altra cosa. Era così tanta che fu proprio lei a fare il primo passo, alzandosi sulle proprie punte con uno slancio, e tuffandosi letteralmente sulle labbra dell'altro. Lui le avvolse pian piano le mani attorno al viso, carezzandole la guancia destra con grandissima dolcezza. Il profumo del suo storico shampoo preferito alla ciliegia gli solleticava leggermente le narici, riportandogli alla mente ricordi che non credeva neanche lui di possedere ancora. Marinette che gli sorrideva ed arrossiva subito dopo aver ricevuto un complimento, Marinette che afferrava un cuscino e lo colpiva sulla testa per farlo stare zitto, Marinette che lo guardava con quei suoi occhioni color mare lucidi per l'emozione, e finalmente annuiva, accettando di diventare sua moglie... Si ritrovò a sorridere sulle sue labbra come uno stupido, mentre continuava a baciarle e a ribaciarle con il cuore che tamburellava ad altissima velocità. E quando arrivò il momento di allontanarsi l'uno dall'altra per riprendere fiato, il suo sguardo non poté far altro che puntarsi sulle splendide iridi azzurre dell'altra, che alla luce del lampadario brillavano come due stelle fissate nel cielo più blu della notte. - Ancora non ci credo che sei davvero qui di fronte a me... - rivelò la corvina. - Nemmeno io: mi sembra un sogno essere tornato a casa... - in risposta, Chat Noir appoggiò la fronte sulla sua, per poi aprire e richiudere gli occhi un paio di volte, come per assicurarsi che non stesse soltanto immaginando tutto quanto. Dopodiché riportò lo sguardo sul suo viso e le sorrise, innamorato. - Ti sei rifatta i codini. - notò, sfiorandole un elastico con le dita. La vide arrossire leggermente per l'imbarazzo, un attimo prima di annuire. - Sì, volevo provare a vedere come mi stavano. - rispose. - Benissimo: come tutto, d'altronde. - affermò lui, per poi lanciare una piccola occhiata eloquente al misero accappatoio che la rivestiva. Intercettando il suo sguardo, Marinette lo colpì sul petto con un piccolo schiaffo, scoppiando a ridere per la sua immensa sfacciataggine. - Sei sempre il solito! - lo rimproverò, mentre lui si metteva subito sulla difensiva, alzando le braccia al cielo. - Ehi! Non è mica colpa mia se ogni volta che decido di farti una sorpresa ti scopro vestita in modo così provocante! - esclamò,  riferendosi chiaramente al loro primo, iconico incontro avvenuto nella cameretta della corvina. - Provocante? È un semplicissimo accappatoio! - - Certo, se non fosse che qualsiasi cosa tu indossi ti renda più attraente di ogni altra donna presente sulla terra! - il biondo si lasciò sfuggire quelle parole con una tranquillità davvero disarmante, tanto che riuscì a lasciare Marinette a bocca aperta, persino dopo anni ed anni di suoi continui complimenti. Ecco un'altra cosa a cui non si sarebbe mai abituata, si appuntò, mentre si prendeva giusto qualche secondo in più per pensare a cosa rispondergli: voleva cercare di sorprenderlo come lui aveva fatto con lei, anche se le pareva alquanto complicato. D'un tratto, però, le venne una vera e propria illuminazione, perché se ne uscì con una frase che difficilmente l'altro avrebbe potuto dimenticare: - Be', se non altro ti renderà le cose più semplici stasera, non trovi? - gli domandò, mascherando il proprio tono di voce con un pizzico di ingenuità. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma dentro di sé il suo cuore stava letteralmente esultando. Infatti, anche se in un primo momento Chat Noir parve rimanere impassibile alla sua provocazione, bastò davvero poco per fargli sbarrare del tutto entrambi gli occhi e la bocca per lo stupore. - C-che hai detto? - chiese conferma di ciò che aveva udito, perché gli sembrava assurdo che quelle parole fossero sul serio fuoriuscite dalle labbra della sua Puuur-incipessa. E invece era proprio così, perché Marinette gli si accostò ad un orecchio con un piccolo sorriso ad illuminarle il volto, e: - Fa' l'amore con me, Chat Noir. - gli sussurrò in modo estremamente dolce, lasciandolo senza fiato. Esatto: per la prima volta in tutta la sua vita, il re indiscusso delle battutine idiote e delle frasi ad effetto volte a stupire gli altri, non era in grado di spiccicare neanche una singola parola. Marinette lo aveva stregato completamente: era l'unica spiegazione plausibile, rifletté, mentre si ritrovava a deglutire a vuoto, alla ricerca disperata di un po' d'aria che non fosse impregnata del suo buonissimo profumo, quello in grado di fargli girare la testa più di ogni altra cosa al mondo. Ma era del tutto inutile, dal momento che la corvina si trovava fin troppo vicina a lui, perché il suo cervello potesse anche soltanto provare a formulare un qualche tipo di ragionamento sensato. Perciò si rivelò una completa fortuna che l'amore che provava per lei non avesse mai avuto bisogno di seguire una logica ben precisa. Per entrambi era sempre stato un continuo gettarsi ad occhi chiusi nel vuoto dell'incertezza, con la speranza, però, che prima o poi sarebbero stati i propri sentimenti ad avere la meglio sulla paura di cadere. E in quel momento era proprio questo ciò che il suo cuore gli stava pregando di fare: di lasciarsi semplicemente andare. Così decise di dargli ascolto, e mai come allora sentì di aver fatto le scelta giusta.

Quando sei qui con me
Questa stanza non ha più pareti
Ma alberi
Alberi infiniti

La baciò, ma lo fece in un modo del tutto nuovo, con il calore che dal suo petto si irradiava intorno a sé come un focolare allegro e scoppiettante, rendendo accogliente quella camera da letto che per troppo tempo era rimasta al freddo, privata della loro vicinanza. Le circondò la vita con le braccia, attirandola a sé per poter sentire i battiti accelerati dei loro cuori fondersi gli uni con gli altri, mentre lei intrecciava le dita dietro al suo collo e diveniva totalmente preda delle emozioni. Era come se i loro corpi fossero sempre stati uniti, come se i loro respiri si conoscessero da una vita, come se i loro occhi non avessero mai smesso di cercarsi. Era come se tutto quello non fosse nient altro che uno splendido sogno impossibile, eppure ogni cosa pareva fin troppo reale per non esserla davvero. Il dolce sapore dei loro baci, il tocco bollente delle labbra di Adrien sulla pelle scoperta del suo collo, la frenesia delle sue mani che rincorrevano la cinta dell'accappatoio e la sfilavano via senza un minimo accenno di esitazione... Tutto decisamente troppo reale. Persino il suono delle loro risate divertite che echeggiavano per l'intera stanza assieme ai miagolii di Bisou, il gattino dispettoso che li aveva appena fatti inciampare sui loro stessi passi, lasciandoli cadere. In quel momento, se possibile, i loro petti si trovavano ancor più vicini, così tanto da potersi toccare completamente. D'altro canto, al di sotto di quei pochi indumenti che continuavano a separarli, il loro amore era proprio lì, racchiuso tra le pareti di due cuori che non facevano altro che scalpitare come matti dal primo istante in cui si erano rivisti, in attesa di incontrarsi di nuovo.

Quando sei qui vicino a me
Questo soffitto viola
No, non esiste più
Io vedo il cielo sopra noi
Che restiamo qui
Abbandonati
Come se non ci fosse più
Niente, più niente al mondo ❞

E alla fine, eccome se si incontrarono, perché, in quella stanza dalle pareti ancora bianche e candide, in quella casa che aveva visto coronare il loro sogno d'amore, in quel meraviglioso mondo incantato che erano riusciti a costruire, nulla acquistava più un senso, se non erano insieme, l'una accanto all'altro.

Suona un'armonica
Mi sembra un organo
Che vibra per te e per me
Su nell'immensità del cielo
Per te e per me
Nel cielo

Serena

Everything is paw-ssible with you #Wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora