34.Una fidanzata troppo premurosa

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Marinette si passò una mano sul volto stanco con fare teatrale, mentre si preparava a tirare su quello che le pareva essere il centesimo sospiro profondo della giornata. In quel momento più che mai, infatti, sentiva forte sul proprio petto la pressione derivata dalla scelta che stava per compiere. "La situazione è molto grave" si disse infatti, non appena ebbe posato il dorso della mano destra sulla fronte del suo ragazzo, che scottava ancora parecchio. - Allora? Quanto mi resta? - domandò Adrien, intanto, guardandola con quei suoi occhi color verde smeraldo che rimanevano splendidi anche se impiastricciati di sonno. - Stai delirando. - gli rispose lei, apprensiva, mentre gli accarezzava dolcemente il viso. Anche se non lo dava molto a vedere, dentro di sé stava scoppiando di preoccupazione per lui, perché da quando l'aveva lasciato lì da solo per andare a casa a cambiarsi sembrava soltanto essere peggiorato. Lo vedeva dalle sue guance che avevano perduto del tutto il loro solito colorito, oltre che dall'assenza di quella luce argentea che gli brillava costantemente nelle pupille. "Oh, mio povero Adrien", si morse il labbro inferiore in preda ai sensi di colpa. Sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi convincere a partecipare a quell'evento: lo sapeva. Se Adrien stava male era solo colpa sua, perché non aveva ricevuto le cure e l'affetto che meritava, si disse. Quando poi si voltò a guardarlo, lo stesso fece lui e: - Sei un angelo... ? - mormorò ancora una volta, con voce strozzata. - No, te l'ho già detto. Sono io, Marinette. - gli rispose lei, afferrandogli una mano e portandosela al petto perché la sentisse più vicina a sé. Sotto al calore irradiato dal suo palmo, il cuore della corvina palpitava in modo molto chiaro e preciso, echeggiando nel suo petto a ritmo del respiro affannoso dell'altro. - Marinette? - il biondo sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di mettere finalmente a fuoco la sua figura, ma era come se la sua mente avesse preso un forte abbaglio, perché gli risultava fin troppo difficile. - Marinette... - ripeté subito dopo. - Sssh, sono qui. Sono qui... - lei premette le labbra sul dorso della sua mano per qualche secondo, prima di avvicinarglisi ancora un po' per lasciargli un tenero bacio anche su di una guancia. - Devi andare... - - No, rimango qui con te. Non stai bene, e non posso di certo lasciarti solo in questo stato... - esclamò, sicura che ciò di cui avesse bisogno fosse proprio una rassicurazione come quella. Per questo motivo infatti, nel momento in cui il ragazzo iniziò a scuotere la testa con vigore e a biascicare un: - No, io sto bene. Tu devi andare alla festa... - improvvisamente lucido di mente, lei non poté far altro che rimanerne interdetta. - Adrien, non sai cosa stai dicendo, hai la febbre molto alta... Coraggio, rimettiti sotto alle coperte, ché io ti vado a preparare un bel brodino caldo, così ti sentirai meglio... - gli sorrise, considerando la discussione già bella che conclusa. Quando fece per alzarsi dal suo letto ed uscire dalla stanza però, il suo fidanzato l'afferrò per un polso e la fece bruscamente tornare sui propri passi. - No, Marinette... Passami quella medicina. - le chiese. - Cosa? - l'altra alzò le sopracciglia e spalancò la bocca per la sorpresa, nell'udire le sue parole. "Non credo alle mie stesse orecchie! Finalmente si è deciso". - La medicina. - le indicò il bicchiere pieno d'acqua che si trovava sul suo comodino, e lei non si fece pregare neanche un secondo, per paura che potesse cambiare idea. Così Adrien lo bevette tutto d'un fiato, mentre cercava di trattenere i suoi conati di vomito attraverso delle buffe smorfie di disgusto. Una volta terminato tutto il contenuto, lo passò poi alla corvina con uno sguardo indecifrabile. - Ha fatto tanto schifo? - gli chiese, allora, con un sorrisetto divertito stampato sulle labbra. Lui rabbrividì, strizzando gli occhi più volte e passandosi la lingua sul palato con aria eloquente. - No, dai. In fin dei conti mi è piaciuta. - rispose, infine, facendola scoppiare a ridere di gusto.

- Allora? Come ti senti? - se ne uscì Marinette, dopo all'incirca una mezz'oretta passata a fissare il soffitto per la noia. - Meglio, devo ammetterlo. - furono le parole dell'altro, grazie alle quali la ragazza fu sollevata di sapere che la sua voce fosse finalmente tornata alla normalità. - Ne sei sicuro? - - Sì, certo. - - Sicuro, sicuro, sicuro, sicuro? - a quel punto Adrien sollevò gli occhi al cielo, mentre sul suo viso si andava a formare l'ombra di un piccolissimo sorriso intenerito. Benché poco prima, dal momento che Marinette si era comportata da fidanzata apprensiva e fin troppo appiccicosa, l'avesse detestata più di qualunque altra cosa al mondo, adesso sapeva di essersi comportato da stupido. In fin dei conti infatti, se non ci fosse stata lei ad accudirlo e a spingerlo a bere quell' "intruglio del diavolo", a quel punto chissà cosa gli sarebbe potuto accadere! - Ti ho detto di sì, Mari. Ho misurato la febbre davanti a te soltanto cinque minuti fa, cos'altro vuoi che faccia? - ridacchiò sotto ai baffi, tornando a guardarla dritto dritto negli occhi azzurri. Per fortuna anche la sua vista aveva smesso di giocargli brutti scherzi, permettendogli finalmente di ricomporre i pezzi della strana visione mistica che aveva avuto a causa dell'influenza. No, quella che aveva intravisto ai piedi del suo letto non era stata affatto un angelo, bensì una giovane donna dai capelli color pece che aveva indosso un abito color panna dal quale era stato inevitabilmente tratto in inganno. Si trattava di un tessuto morbido e setoso che le fasciava i fianchi alla perfezione, rimanendole stretto in vita e terminando con un taglio a sirena. Lo aveva disegnato e cucito lei, e Adrien non aveva dubbi sul fatto che potesse essere definito un vero e proprio capolavoro, seppure il proprio giudizio fosse particolarmente influenzato dalla bellezza della sua modella. - Ma lo sai che mi preoccupo per te! Te lo chiedo perché non voglio stare in pensiero tutta la serata. - - Sì, mamma! - la prese in giro, e lei incrociò le braccia al petto, in risposta. - Okay, okay. Perdonami, non volevo mettere in discussione la tua premura nei miei confronti. - disse, allora, dopo che la ragazza gli ebbe rivolto una delle sue solite occhiatacce di rimprovero. - E che altro? - fece poi, alzando un sopracciglio. - E se non fosse stato per te adesso probabilmente sarei già morto stecchito da un pezzo. - sorrise. - Ora non esagerare, dai: ho fatto soltanto quello che avrebbe fatto qualsiasi altra ragazza del mondo per il proprio fidanzato ammalato! - scacciò il complimento dell'altro come se si trattasse di un insetto dal ronzio fastidioso, anche se con finta modestia. - Be', avresti potuto rinunciare alla festa di stasera, eppure non l'hai fatto. - Adrien fece spallucce con aria scherzosa, mentre Marinette spalancava la bocca e puntava il suo dito indice contro di lui. - Sei stato tu a dirmi di andarci comunque senza di te, ma sai benissimo quanto mi dispiaccia lasciarti qui tutto solo, perciò adesso non rigirare la frittata! - esclamò. Lui rise, e alzò subito le braccia al cielo, liberandosi dalla responsabilità di ciò che aveva appena detto. - Hey, io mi sono semplicemente comportato da gentiluomo. - sollevò il mento con fare vanitoso, facendola sospirare, divertita. - D'accordo, allora ti perdono. - gli fece un tenero occhiolino. - Ora però devo proprio andare, perché il taxi sarà qui da un minuto all'altro, e non voglio rischiare di perderlo. - disse, accendendo lo schermo del proprio cellulare per dare un'occhiata all'orario. - Aspetta: che fai? Non alzarti dal tuo letto, altrimenti ti raffredderai! - lo rimproverò, cercando di spingerlo indietro. Ma lui non sembrava affatto intenzionato a darle ascolto. - Non agitarti, Mari. Esco soltanto per sgranchirmi un po' le gambe e perché ho bisogno di fare una cosa importante... - le si fece più vicino e le passò un braccio attorno alla vita, prima di attirarla a sé e premere le labbra sulle sue per qualche secondo. - Fatto. - esclamò, una volta terminato. Lei annuì, ancora leggermente in trance per la sorpresa, fece qualche passo indietro e si voltò per dirigersi verso la porta. Ma lui: - Marinette, aspetta! Un'ultima cosa... - - Sì? - in un attimo tornò a guardarlo in viso e gli sorrise, aspettandosi un altro dei suoi baci che la lasciavano sempre senza fiato. - Te l'ho già detto che ti amo? -

Serena

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