9.Proposta improvvisata

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Alya si passò una mano tremante fra i capelli, mentre le voci, i suoni ed i rumori che la circondavano cominciavano a sommarsi e a divenire a dir poco assordanti. Le sue orecchie fischiavano, mentre i suoi occhi color nocciola piangevano così tanto da renderle difficile la messa a fuoco. Accanto a lei, la sua migliore amica Marinette le aveva passato un braccio attorno alle spalle e la stava stringendo forte a sé, facendola sentire protetta ed al sicuro. Le due si trovavano nella sala d'attesa di un ospedale e stavano aspettando con impazienza notizie di Nino. La castana era stata visitata poco prima: fortunatamente i medici avevano riscontrato in lei solo qualche piccolo graffio e livido sulla fronte e sulle braccia. Le avevano applicato giusto un paio di cerotti, rassicurandola, ma raccomandandole di rimanere comunque a riposo per una questione di sicurezza. D'altronde, lei ed il suo ragazzo avevano subito un brutto colpo a causa di quell'incidente, e Alya si sarebbe dovuta ritenere più che fortunata ad esserne uscita quasi del tutto illesa. Purtroppo però, al bruno non era andata bene tanto quanto era accaduto a lei. Infatti, dopo aver sbattuto forte la testa ed aver completamente perso i sensi, era stato portato di corsa in ospedale. - Come sta? Come sta? - una Alya ancora frastornata si alzò come un fulmine, non appena notò uno dei medici che lo stava curando uscire dalla sua stanza. Sul suo volto ancora bagnato campeggiava un'espressione di pura agitazione, che si poteva riconoscere anche nei suoi occhi stanchi ed arrossati. Marinette la raggiunse e le posò delicatamente una mano sulla spalla, a mo' di conforto. - Il ragazzo ha subito un brutto colpo alla testa, è rimasto incosciente per un paio d'ore, ma adesso sta meglio. Sfortunatamente però, dovremo tenerlo qui ancora per qualche giorno, così da avere il tempo di sottoporlo agli ultimi esami di accertamento. - rivolse loro un piccolo sorriso, grazie al quale entrambe si sentirono decisamente risollevate. - Grazie mille, dottore. - intervenne la corvina. L'uomo fece un piccolo gesto con il capo in risposta, per poi salutare entrambe ed andare via. Marinette lanciò uno sguardo ad Alya, vedendola molto più rilassata. - Hey, - sussurrò. - Nino sta bene. - la castana annuì, tirando un sospiro di sollievo. - Dov'é? Dov'é mio figlio? - si udì, a quel punto. Nella stanza aveva appena fatto il suo ingresso una donna dalla carnagione ambrata e dai capelli ricci. Al suo fianco, un uomo più alto e decisamente più tranquillo di lei. - Tesoro, sta' calma. - mormorò infatti, a quella che doveva proprio essere sua moglie. Le afferrò delicatamente una mano e la strinse con la sua, cercando di rassicurarla. Alle due bastò poco per capire di chi stessero parlando. - Nino sta bene. - esclamò Alya, facendo voltare la coppia verso di sé. - Alya! - la donna si allontanò dal marito per correre ad abbracciarla. La ragazza le passò le braccia attorno al collo, lasciandosi cullare da quella che oramai aveva cominciato a considerare quasi una seconda madre. Inspirò quel suo dolce profumo alla cannella e tuffò il viso nei suoi riccioli morbidi come la seta. Chiuse gli occhi: improvvisamente sentiva di essere a casa. Rimasero strette l'una all'altra per un tempo che nessuna delle due avrebbe saputo definire. Il calore di un abbraccio, si sa, è qualcosa di insostituibile: ti prende con sé e non ti lascia più andare. In quello stesso istante, il mondo pareva essere stato messo in pausa, perché tutte le loro preoccupazioni erano svanite quasi per magia. Prima o poi però, è necessario ritornare alla realtà: - Oh, quanto mi dispiace. Cara, tu ti senti bene? - le domandò, apprensiva. Fece qualche passo indietro per guardarla negli occhi, rivolgerle uno sguardo pieno di affetto e carezzarle dolcemente il viso. - Sì, adesso sto bene. - furono le parole dell'altra. Nel frattempo, Marinette era riuscita a incrociare un altro medico che assisteva Nino. - Alya. - la chiamò. - Il dottore ci ha detto che Nino é sveglio e che possiamo andare a trovarlo tra qualche minuto. -

Non appena la castana mise piede nella sua camera, si guardò attorno: le pareti, i pavimenti e persino l'arredamento erano di un bianco quasi accecante. In fondo alla stanza, adagiato sotto le coperte e attaccato a delle flebo, ecco il suo ragazzo. Aveva il volto pallido illuminato da un sorriso e gli occhi scuri contornati da un paio d'occhiaie ma, nonostante il suo aspetto, Alya continuava a credere che fosse il ragazzo più bello che avesse mai visto. - Nino! - esclamò. Gli corse incontro e lo abbracciò di slancio, facendo molta attenzione a non fargli male. Quando poi, per un pelo non rimase ingarbugliata in quel groviglio di cavi a cui era legato, lui rise di gusto e la baciò, quasi bisognoso di sentire nuovamente il dolce sapore delle sue labbra sulle proprie. - Mi dispiace. É stata tutta colpa mia. - fu la prima cosa che le disse. La sua voce era bassa e rauca, quasi come se facesse fatica a parlare: ad Alya non sfuggì di cogliere questo piccolo dettaglio, così scosse piano il capo, mantenendo quel suo tenero sorriso ad incurvarle le labbra. - Sssh. Non c'é motivo di addossarsi la colpa, l'importante è che stiamo bene, che tu stia bene. - lui annuì. Continuarono a guardarsi con gli occhi di due innamorati, fino a quando Nino non rispose: - Hai ragione. - scostandole un ciuffo di capelli dal volto. - Non immagini nemmeno che spavento tu mi abbia fatto prendere, con quel tuo vecchio catorcio arrugginito... per poco non finivamo ammazzati... - Alya ridacchiò, ma senza troppo entusiasmo: ciò che aveva provato quella notte sarebbe stato davvero difficile da dimenticare. Abbassò poi, lo sguardo sulle proprie mani ed iniziò a torcersele in preda al nervosismo. - Già, credo sia arrivato il momento di sbarazzarsene. - il bruno gliele afferrò lentamente e le fece alzare il capo per puntarlo verso di sé. I loro sguardi si incrociarono, quasi attirati l'uno all'altro come due potenti calamite. - Sai, la sera dell'incidente avrei voluto portarti a cena fuori per farti una domanda... - la castana aggrottò le sopracciglia scure, confusa. - Che genere di domanda? - chiese. - Mi vuoi sposare? - proruppe d'un tratto, con un sorrisetto divertito ad incorniciargli il volto. Alya trasalì.

Serena

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