30.Sabrina

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Febbraio 2018

- Hey, Sabrina, aspetta! Ma che diavolo ti prende adesso? - la bionda le corse dietro, tentando di fermarla. - Dai: torna qui, che ho bisogno del tuo aiuto per stasera! - non riusciva davvero a capire che cosa le fosse successo: insomma, era appena arrivata a casa sua e già cercava di andarsene via? Naturalmente, la sua mente non aveva preso nemmeno per un secondo in considerazione l'ipotesi che vedeva lei stessa come la causa di tutto quanto perciò, quando la rossa finalmente si voltò verso di lei e le sputò in faccia tutto quello che pensava: - Sono stanca, Chloé, okay? Sono stanca di dover continuamente stare a sopportare te e la tua pazzia! Un giorno mi cerchi e mi chiami anche alle ore più tarde della notte soltanto per chiedermi di ascoltarti, e il giorno dopo fai finta che io non esista perché hai di meglio da fare! - lei non poté far altro che strabuzzare gli occhi azzurri dalla sorpresa, poiché era la prima volta che vedeva il viso dell'altra così arrossato e completamente rigato di lacrime. - Non ce la faccio più a starti dietro ventiquattro ore su ventiquattro: non puoi trattarmi come la tua valvola di sfogo, né usarmi quando hai "estremo bisogno di qualcosa". - la sua voce tremò, mentre Chloé non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo nemmeno per un secondo. - C-cosa? Stai scherzando? Che-che cosa significa? - ridacchiò per cercare di mascherare il proprio nervosismo, ma invano, perché sapeva perfettamente che il suo cuore avesse incominciato già da tempo a martellarle dentro al petto come un matto, anche se ancora non ne capiva a fondo la ragione. Perché, alla fin fine, cosa diavolo le importava se Sabrina non voleva più esserle amica? Non aveva affatto bisogno di lei per essere felice! In quei pochi minuti seguenti infatti, invece di provare a farla ragionare, l'unica cosa che fece fu rimanere lì impalata e cercare di autoconvincersi di stare bene, quando sarebbe stato abbastanza chiaro a tutti che non lo fosse affatto. A dimostrarlo, il groppo che le si era formato in gola e che le bloccava il fiato e le impediva di spiccicare altra parola. - Ho chiuso con te, Chloé. Ho chiuso per sempre: ecco cosa significa. - fu l'ultima cosa che le disse. Dopodiché, per Chloé ci fu soltanto vuoto e assoluta disperazione.

Sabrina. Per tutto quel tempo aveva cercato di tenere quel nome il più lontano possibile sia dalla propria mente che dal proprio cuore, e risentirlo pronunciare da Adrien a distanza di anni ed anni le aveva portato nuovamente a galla i brutti ricordi legati al periodo della sua adolescenza, oltre che alla Chloé che era stata in passato. Una Chloé meschina ed ingrata, che non aveva fatto altro che rinnegare la sua stessa migliore amica a causa della vergogna, sentimento che soltanto più tardi avrebbe compreso essere collegato proprio a se stessa, e non al rapporto che aveva con lei. Sin da quando si erano conosciute, in realtà, non avevano dovuto affrontare parecchi alti e bassi, poiché Sabrina non era mai stata una persona particolarmente lamentosa, e aveva subito cominciato a starle accanto come un cagnolino fedele avrebbe fatto con la sua padroncina, ovvero senza farsi troppe domande. Crescendo però, chiedersi quale fosse il suo ruolo all'interno della loro amicizia le era apparso praticamente inevitabile, così erano nati i primi battibecchi. In quel momento, Chloé, che non era ancora riuscita a realizzare quanto fosse importante andare alla ricerca di rapporti veri e sinceri, aveva interpretato il suo disappunto come una sorta di "ribellione", quasi Sabrina fosse lì accanto a lei soltanto per servirla e riverirla. Non aveva ancora ben capito quanto fosse grande il bene che Sabrina provasse per lei. E soprattutto, non aveva realizzato quanto lei stessa tenesse a Sabrina, fino a quando non l'aveva vista attraversare la porta di casa sua per l'ultima volta, e andare via dalla sua vita per sempre. - No, non l'ho più risentita. - rispose, allora, chinando nuovamente la testa verso il pavimento. Adrien, che aveva atteso a lungo una sua risposta, si alzò e le andò incontro per passarle un braccio attorno alle spalle e farle capire che sì, lui ci sarebbe sempre stato per lei, malgrado tutto quello che era successo. - Sono sicuro che se la rincontrassi adesso non sarebbe più arrabbiata con te e potreste tranquillamente tornare amiche come prima. - le disse, pensando di rincuorarla in qualche modo. - No, non penso che lo farebbe. - iniziò lei - In ogni caso... Non credo neanche che io stessa avrei la forza di rivederla, dopo tutto quello che le ho fatto. Certo, è passato tanto tempo, ma non sono ancora riuscita a dimenticarla. - si accasciò sulla sedia su cui era seduta ed incrociò le proprie braccia al petto, sconfitta. Il biondo avrebbe tanto voluto fare di meglio per aiutarla, ma temeva di non esserne in grado, perciò decise di lasciar perdere, per una volta. A quel punto, fu l'ingresso di un'altra persona all'interno della stanza ad attirare la loro l'attenzione. - Il signor Warlow è pronto per ricevervi. - annunciò la sua segretaria. Entrambi si issarono immediatamente in piedi per seguirla, e Adrien non riuscì a trattenersi dal borbottare: - Era ora. - tra i denti. Chloé invece, temendo che nel frattempo le si fosse rovinato il trucco, si diede una breve controllatina al viso, utilizzando uno specchietto dorato tirato fuori dalla propria borsa. Nel momento stesso in cui si avvicinarono alla porta dello studio però, sospirò: doveva prepararsi a sfoggiare il suo solito sorriso di circostanza, perché sapeva che soltanto così avrebbe attirato l'attenzione dello stilista anche su di sé, e non soltanto su Adrien. - Buongiorno, signor Warlow. - esclamò poi quest'ultimo, lei lo imitò. - Signor Agreste, signorina Bourgeois... - iniziò l'uomo. - Perdonate l'attesa, ma la verità è che al giorno d'oggi gli assistenti non sono più efficienti come quelli di una volta, e la mia in particolare ha continuato a fare "i capricci" per tutta la mattinata. - prese a lisciarsi la cravatta rossa fra le dita, seppur con sguardo un po' assente. Nella sua voce non c'era alcuna traccia di ironia. Arrivati a quel punto della conversazione, Adrien se ne sarebbe dovuto uscire con il suo solito: - Non si preoccupi. - ma decise di non farlo, perché ne aveva fin sopra i capelli di lui, della sua stupida azienda, del suo stupido lavoro e di tutti i suoi stupidi problemi. Aveva ripetuto quella stessa prassi fin troppo a lungo per non pensarlo e, oltretutto, John Warlow aveva avuto più di un'occasione per dimostrare di essere una persona affabile e alla mano, e invece non aveva fatto altro che comportarsi da grande maleducato qual era per tutto il tempo. Dopo qualche minuto di silenzio, però: - Francamente, signore, non riesco proprio a comprendere il perché stia continuando a convocarci qui da lei per trattenerci tre quarti del tempo in sala d'attesa e due minuti nel suo ufficio. - fu Chloé a parlare. Gli occhi di entrambi puntarono all'istante sulla sua figura: parevano quasi quattro fari luminosi accesi nella notte. - Come, prego? - lo stilista arricciò il naso e la guardò di sbieco, perché chiaramente non si aspettava che una donna come Chloé, dotata di grande fascino e charme, potesse anche avere un cervello funzionante. - Voglio dire che nessuno di noi qui dentro è tanto stupido da non arrivare a capire che lei si stia prendendo gioco di noi sin da quando siamo arrivati a New York. Non é forse così? - gli sorrise falsamente, e lui non poté far altro che spalancare la bocca, sconcertato. - Lo sa, lei è una ragazza molto in gamba, signorina Bourgeois. - l'uomo si prese qualche secondo per guardarla dritto negli occhi e scrutare l'espressione impressa sul suo volto. - Tuttavia, in questo caso mi sento in dovere di contraddirla, poiché non sono io a trovarmi nel torto, ma voi. - a questa sua ultima affermazione, furono Adrien e Chloé a scambiarsi uno sguardo confuso. - Ah, non ne siete al corrente? Bene... Allora ve lo spiego immediatamente: suo padre, il signor Gabriel Agreste, ha ingaggiato una serie di hacker professionisti per cercare di entrare all'interno dei server informatici della mia azienda e rubare le idee al mio team. Vi basta come spiegazione? -

Serena

Everything is paw-ssible with you #Wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora