24.Tutto ciò che ci ha riservato il destino

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La ragazza si tirò su, mettendo ancor più in mostra il proprio corpo quasi completamente coperto di farina. Adrien l'affiancò subito dopo: si grattò la nuca, in imbarazzo, e si stampò sulle labbra un sorrisetto forzato. Fu nell'intercettare l'occhiata eloquente della sua fidanzata, che capì di non avere altra scelta, perché il momento che tanto temeva era arrivato. Infatti, una volta tratto un lungo respiro: - Mamma... Papà... - iniziò Marinette. - Lui è Adrien, il mio ragazzo. - lo presentò. Credendo di poterlo tranquillizzare anche solo un pochino, gli afferrò una mano e ne intrecciò le dita con le sue. Evidentemente però, si sbagliava, perché l'espressione che si andò a formare sul viso del biondo, quando lui si trovò a fare un passo in avanti, piuttosto si sarebbe detta degna di un condannato a morte che avanzava verso la sua sedia elettrica per essere giustiziato. - M-molto piacere... - e Marinette non potè non pensare al fatto che no, non fosse ancora riuscito a superare la sfuriata ricevuta sotto le spoglie di Chat Noir da parte di Sabine. A dire il vero, il ragazzo non si sarebbe aspettato mai e poi mai che quella donna, all'apparenza docile come un'agnellino, potesse in realtà nascondere un lato oscuro dentro di sé. Perciò, non appena quest'ultima posò lo sguardo su di lui e i suoi occhi a mandorla cominciarono a scrutarlo con aria diffidente, Adrien deglutì a vuoto un paio di volte, cercando di non dare a vedere il proprio stato d'ansia né a lei, né a nessun altro in quella stanza: si sentiva davvero ridicolo a rimanere lì impalato a farsi sempre più piccolo sotto al cospetto di due genitori così tanto "buoni e comprensivi" come li aveva descritti la ragazza. D'improvviso però: - Adrien? - divenne pensierosa. - Oh, aspetta... Ma io ti conosco! - esordì, un attimo dopo aver aggrottato le sopracciglia: doveva aver avuto un'illuminazione improvvisa. "Oh, no! E se mi avesse riconosciuto?", pensò il ragazzo: in effetti, non ricordava neanche una sola volta in cui si fossero incontrati prima d'allora. Ma, se così fosse stato, come avrebbe fatto a scoprire la sua vera identità attraverso una singola occhiata? Così, senza nemmeno accorgersene, il cervello del ragazzo iniziò ad elaborare teorie su teorie che andassero a spiegare come ci fosse riuscita. Alla fine, nonostante la sua quasi totale mancanza di prove, con tutte le paranoie che si era fatto venire, cominciò a preoccuparsi sul serio di essere stato beccato. E proprio quando pensava che Sabine avrebbe rivelato la sua vera identità: - Ho trovato! Tu sei il ragazzo di cui mia figlia ha tutti i poster appesi in camera! - rimase di certo più che sollevato di scoprire di essersi sbagliato di grosso. - Eh?! - gridarono padre e figlia, quasi contemporaneamente. - Mamma! - la corvina arrossì di colpo, colta con le mani nella marmellata. - Be'... Immagino di sì, signora... - ridacchiò il biondo, cercando di smorzare la tensione andatasi a creare. Non aveva la minima idea di quello che stesse succedendo, ma l'importante era che l'attenzione degli altri non fosse più incentrata su di sé e né tanto meno sul suo alter ego. Mentre formulava questi pensieri e tirava un sospiro di sollievo, con sua grandissima sorpresa, la madre di Marinette lo raggiunse e lo strinse in un caloroso abbraccio. - Sono davvero contenta di conoscerti, ma ti prego: chiamami pure Sabine. - gli sorrise e, tutto d'un tratto, ecco che le paure di Adrien volarono via da lui esattamente come avrebbero fatto delle piccole farfalle colorate. - Il piacere è tutto mio, Sabine. - fu contento di poterle rispondere con sincerità. Finalmente riusciva a capire il vero motivo per cui lei e sua figlia andassero tanto d'accordo: avevano entrambe due modi di fare parecchio simili l'uno all'altro. Per sua sfortuna però, preso com'era dal cercare di affrontare Sabine, non si era minimamente reso conto che in realtà fosse suo marito quello per cui doversi allarmare sul serio. Infatti, proprio in quel momento, la figura alta e robusta di Tom fece un passo verso di lui. L'uomo si schiarì la voce e puntò i suoi occhi scuri ed indagatori sul volto del ragazzo e: - Adrien Agreste, uh? - domandò, cercando di mantenere un tono di voce quanto più autoritario e serio possibile. - Sì, signore. - il biondo annuì. Si susseguirono poi, diversi attimi di silenzio, che furono più che sufficienti perché il biondo perdesse tutta la fiducia che aveva avuto in se stesso fino a pochi minuti prima. - E... Da quant'è che sareste insieme... Voi due? - chiese, tutto d'un tratto, incrociando le braccia al petto e riducendo gli occhi a due piccole fessure. - Ehm... D-da poco. - balbettò l'altro. Tom gli si avvicinò ancora un po', arrivando quasi ad un palmo dal suo naso. - Mmmh... - - Oh, tesoro... Smettila! Lo stai spaventando a morte, poverino... - fortunatamente, ad accorrere in suo aiuto ci pensò Sabine, che afferrò lui e la corvina per un braccio e: - Coraggio: voi due andate di sopra a ripulirvi un attimino, che qua ci penso io. - rivolse loro un sorriso incoraggiante, mentre apriva le braccia ad indicare l'enorme caos che avevano combinato per cucinare dei miseri biscotti al cioccolato. - Grazie, mamma. -

- Mi dispiace tanto, Adrien. Di solito si comportano come i due genitori migliori del mondo, te lo assicuro. - sospirò Marinette, prima di gettarsi a pancia in su sul proprio letto, e stropicciarsi il viso con la mano destra. Lui la imitò, per poi lanciarle un'occhiata dolce, ed intrecciare nuovamente le proprie dita con le sue. - Non preoccuparti, è normale che siano così... Vuol dire che ci tengono molto a te, e che non vogliono vederti soffrire. - la rassicurò, sorridendole. Marinette gli si avvicinò molto lentamente, e appoggiò il capo sul suo petto. In questo modo, riuscì quasi perfettamente a percepire i battiti del suo cuore farsi sempre più forti e veloci sotto al proprio tocco. - Lo sai, non credevo che la storia dei poster sarebbe mai uscita fuori, eppure... - cominciò. - Oh, be'... Se è per questo, non disturbarti a darmi spiegazioni: li avevo già notati da tempo. - rivelò l'altro, lasciandola spiazzata. - Cosa? Dici sul serio? - lui annuì. - Ma, come... ? - - Come ho fatto? Dimentichi che ho dei superpoteri, oltre ad un fascino incredibile e ad un ottimo talento nel baciare. - si vantò, facendola ridacchiare. - Ah, sul serio? Non ci ho mai fatto caso, sinceramente. - lei gli si fece ancor più vicina, e gli diede un tenero buffetto sul naso. - Mmmh... Male: meglio se rimediamo subito, allora. - rispose Adrien, premendo poi le labbra sulle sue e traendola a sé in un abbraccio. Dopodiché, quando la corvina gli si allontanò per riprendere fiato: - E ad il perché ci fossero, ci eri arrivato? - riprese il discorso di qualche secondo prima, pur sapendo che l'attenzione del suo ragazzo si fosse oramai spostata su qualcos'altro... - A dir la verità, no. - la baciò una seconda volta. Così, a quel punto: - Ecco... Devi sapere che, prima che Chat Noir venisse a farmi visita durante la notte... - - ... I-io mi ero già presa una bella cotta per Adrien Agreste... - ammise Marinette, arrossendo leggermente. L'altro invece, strabuzzò gli occhi verde smeraldo, nell'udire le sue parole. - Scherzi? E io che credevo ti servissero soltanto per prendere ispirazione per qualche tuo bozzetto! - scoppiò a ridere, e la ragazza lo seguì a ruota. - Be', questa sì che é una sorpresa! Quindi, fammi capire... Se avessi iniziato a corteggiarti come Adrien, ti avrei conquistata molto più facilmente, non é così? - le chiese, incuriosito. - Forse sì, ma... In fin dei conti, che divertimento ci sarebbe stato? - si sorrisero. Lui le accarezzò il volto con una mano, continuando a mantenere lo sguardo incatenato al suo. - Hai ragione. Certo che a volte la vita é proprio strana. Voglio dire... Ha tentato di unirci così tante volte... eppure noi siamo stati così ciechi da non accorgerci mai di nulla. - rifletté. - Già, ma alla fine ce l'abbiamo fatta, no? È questo quello che conta. -

Serena

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