- Clicca qui. -
- Qui dove? - domandò Marinette, il collo leggermente sporto in avanti per vedere meglio.
- Qui, vedi? Dove dice "Ammissione ai corsi di studio". - Philippe indicò lo schermo del pc con il dito indice della mano destra. - Puoi fare domanda per il prossimo semestre anche oggi stesso. - esclamò, poi, mentre Marinette puntava lo sguardo sulla casella "informazioni", ed iniziava ad inserire i propri dati anagrafici.
- Sei sicuro che sia quella giusta? - domandò, allora, nel mordicchiarsi il labbro inferiore con i denti.
A quel punto Philippe alzò gli occhi al cielo, con aria divertita. - Ancora non ti sei decisa!? Credevo che ormai avessi le idea abbastanza chiare! - la rimbeccò.
- Lo so, lo so: sono pessima! Ma è per questo che sono venuta da te... Mi servono dei consigli! - ammise, implorandolo con lo sguardo.
- Marinette... - il ragazzo tirò su un lungo respiro. - Te l'ho già detto altre mille volte: questa è una delle migliori università di moda che ci siano in circolazione. La maggior parte dei miei colleghi proviene da qua! -
- Ma... Ma é proprio per questo che non sarò mai ammessa! Probabilmente loro avevano già diversi anni di studi alle spalle... Mentre io... Io sono solo una pasticciera! - piagnucolò, portandosi le mani al viso.
- E come fai ad essere così sicura che non verrai presa, se nemmeno provi ad iscriverti? - domandò lui, con lo stesso tono di voce che avrebbe utilizzato per rivolgersi ad una bambina capricciosa.
- Lo sai... Non dovresti avere così poca fiducia in te stessa... Io ne ho visti tanti di stilisti emergenti e, credimi, la maggior parte di loro non sa neppure infilare una spilla da balia senza bucarsi un dito! - ridacchiò.
- Lo dici solo per farmi stare meglio... -
- No, Marinette. Lo dico perché sei un controsenso vivente: sei la ragazza più determinata ed indecisa che io abbia mai incontrato. - sorrise, e le guance dell'altra si colorarono di rosa.
- Dai! - lei gli diede un piccolo colpetto sul braccio, super imbarazzata.
Abbassò, poi, lo sguardo sulla tastiera del proprio computer, non sapendo cos'altro dire. Era stata colta sul fatto: Philippe aveva appena raggruppato tutti quanti i suoi difetti in un'unica frase.
- Io... - iniziò, con ancora gli occhi e la testa bassi.
- Hai ragione tu, io... Dovrei farlo e basta. -
- Ho perso già fin troppo tempo: non posso permettermi di sprecarne ancora. - affermò, con addosso un'improvvisa sicurezza che nemmeno lei aveva mai avuto.
"Ora o mai più", si disse, chiudendo gli occhi e premendo il tasto invio.
- Mandata... - mormorò subito dopo, oramai accasciata sulla propria sedia con aria sfinita.
Philippe la guardò con tanto d'occhi, un mezzo sorriso già ad illuminargli le labbra sottili.
Fece per aprire la bocca per parlare, ma la corvina lo batté sul tempo, sporgendosi nuovamente in avanti con espressione incredula.
- Aspetta un attimo... L'ho-L'ho fatto veramente? - domandò.
Ci vollero giusto un paio di secondi in più perché riuscisse a realizzarlo sul serio.
No, quello non era soltanto un sogno...
Era realtà.
- O mio Dio, Philippe! Ti rendi conto? L'ho fatto per davvero! - strillò, in preda all'emozione, un attimo prima di gettargli le braccia al collo e stringerlo forte a sé.
- È tutto merito tuo... Non avrei mai avuto il coraggio di farlo, se non ti avessi conosciuto... Grazie di cuore Phil! - mormorò, la voce soffocata dalle sue spalle larghe.
- Woah, woah... Frena! Per cosa mi stai ringraziando? Non ho fatto niente! - rise di gusto, stupito da tutta quell'euforia.
Ricambiò l'abbraccio in un batter d'occhio, scompigliandole tutti quanti i capelli con aria scherzosa.
Marinette aveva appena fatto il primo passo verso il suo più grande sogno nel cassetto, e lui non avrebbe potuto essere più fiero di lei.
- Sono davvero felice per te, Marinette. Vedrai che ti prenderanno al primo colpo, appena si accorgeranno di quanto sei talentuosa. - esclamò, sincero.
Quando si allontanarono, entrambi i loro volti erano ancora distesi in due splendidi sorrisi.
- Io... - iniziò la corvina, già pronta a lanciarsi in un'infinito sproloquio di ringraziamenti.
A quel punto, però:
- Marinette! - fu una voce a lei sin troppo familiare ad interrompere il flusso dei suoi pensieri.
- No, questa non ci voleva proprio... - mormorò tra sé: avrebbe riconosciuto quella voce persino a chilometri e chilometri di distanza.
- Marinette! - un paio di décolleté colorate ed un completino rigorosamente giallo canarino le vennero incontro, zampettando.
- Presto, Phil! Aiutami a raccogliere le mie cose... -
- E perché? Non ci hanno ancora portato i nostri croissant... -
- Sì, lo so, ma ora... Ora devo proprio andare. Sai, mi... Mi sono ricordata di avere un impegno importante che non posso proprio rimandare... - bisbigliò, afferrando il computer con una mano e la borsa con l'altra.
Si alzò in tutta fretta dalla propria sedia e si tuffò verso la cassa per pagare il conto, ma Chloé fu più veloce di lei.
- Marinette! Oh, menomale che ti ho trovata! Ho urgente bisogno di parlarti... - esclamò, portandosi una mano alla fronte con fare teatrale.
Marinette, in risposta, non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo, infastidita.
- Chloé, che sorpresa! - si sforzò di mostrarsi cordiale.
- Non pensavo di incontrarti qui, sai? Dopo la tua quinta chiamata senza risposta ero certa che avessi lasciato perdere... -
Sorrise, il sarcasmo che tentava di fuoriuscire da ogni singolo poro della sua pelle.
Ma Chloé non demorse affatto:
- No, in realtà... Sapevo che avessi altri piani per questa settimana, perciò stai tranquilla: non ce l'ho per nulla con te per non avermi richiamata... - le posò una mano sulla spalla a mo' di rassicurazione, lasciandola allibita.
"È lei che proprio non ci arriva, o fa semplicemente la parte della finta tonta?" si chiese.
Non si era mai riconosciuta nella definizione di "moralista", non fino a quando aveva incontrato Chloé.
Lei che era perennemente affranta dalla paura di sbagliare, di rovinare tutto quanto, non riusciva proprio a liberarsi delle sue vecchie cattive abitudini, perché avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di restare al centro dell'attenzione.
Persino fingere un malore.
- Ad ogni modo... - riprese la bionda.
- Ho realmente bisogno di parlarti. -
Era seria: glielo si leggeva dagli occhi, entrambi ben spalancati ed inchiodati alla sua figura.
"Inutile discuterne, non lo capirebbe", si disse Marinette, decidendo di mettere da parte la questione.
Avrebbe dovuto passare per un'altra strada, se voleva liberarsi di Chloé:
- Ah be', in realtà io... Io stavo per andare via... V-vero Philippe? - mentì, infatti.
Dopodiché si voltò verso l'amico e gli assestò una bella gomitata nel fianco, in cerca di aiuto.
Ma Philippe, che l'aveva raggiunta lì alla cassa soltanto qualche minuto prima, non sembrò dare grandi e particolari segni di vita.
Piuttosto, si guardò attorno con gli stessi occhietti vispi di un pesciolino che si aggirava timido e spaesato tra le onde dell'oceano.
Infine, fermato finalmente lo sguardo su Chloé, sorrise, quasi non avesse mai visto un essere umano passare da quelle parti.
- E p-perché? -
- È così... Così bello stare qui... - biascicò.
La corvina lo guardò, totalmente stranita: ma che diavolo gli stava succedendo?
Fino a un minuto prima si comportava come una persona normale, e... Ora?
Era forse impazzito?
- Philippe? Philippe?! - tentò di attirare la sua attenzione, ma invano.
Non c'era nulla da fare: era partito.
Completamente partito.
- Ehm... Perdonalo Chloé, di solito non fa così... - ridacchiò lei, imbarazzata, quasi si stesse scusando di un cagnolino dal comportamento piuttosto molesto.
E in effetti era proprio così.
Dal canto suo, la bionda gli lanciò una brevissima occhiata perplessa, prima di tornare a rivolgersi a lei.
- Sì, certo... - rispose.
- Mi dispiace tanto trattenerti qui, Marinette, davvero. Ma potrai andare dovunque vorrai non appena avrai ascoltato ciò che ho da dire. - esclamò, poi, intransigente, e senza darle neppure il tempo di replicare, la spinse di nuovo verso il loro tavolo.
- Vedrai che non te ne pentirai. - annunciò, strofinandosi le mani con aria compiaciuta.
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Everything is paw-ssible with you #Wattys2022
Fanfiction- Sai, ho avuto paura avrebbe potuto succederti qualcosa e, se così fosse stato, non me lo sarei mai perdonato. Morirebbero tutti se ti accadesse qualcosa. - soffiò, a pochi centimetri dal suo viso. Incontrò poi, i suoi occhi azzurri e vi si immerse...