7.Un vero supereroe non riposa mai

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- Mi state forse prendendo in giro? - esclamò Alya. Sul suo viso campeggiava un'espressione totalmente allibita, con tanto di occhi e bocca spalancati, mentre il suo ragazzo continuava a passare lo sguardo da Marinette ad Adrien e viceversa, senza riuscire a proferire nemmeno una singola parola: dire che fosse sotto shock era dire poco. Marinette scosse la testa, divertita. Lei ed Adrien avevano raccontato loro tutto: a partire dalle loro identità segrete, fino ad arrivare al piano che avevano ideato proprio per far sì che nessuno le scoprisse e che, di conseguenza, non si era rivelato affatto così geniale come pensavano. - Adesso capisco perché ti comportavi sempre in quel modo così strano! E dire che ti credevo furiosa con me per la macchia che feci al vestito che mi avevi prestato. - esclamò Alya. Al che, la corvina sobbalzò: - Che cosa?! - e l'altra si pose subito sulla difensiva. - Oh, andiamo! Non te ne eri accorta? Ma perché non mi sto mai zitta! - si incolpò da sola, spiattellandosi una mano sulla fronte. - Alya... - cominciò Marinette, iniziando a battere un piede per terra. - Okay, okay. Non ti arrabbiare, ma... Per sbaglio ci ho versato sopra un po' d'olio mentre mangiavo delle patatine e così... Be', si è sporcato un pochino. Ma l'avrò lavato almeno tre volte prima di restituirtelo! - si giustificò. Nonostante le sue parole però, la sua migliore amica la guardò storto ancora una volta, così: - Su, non avercela con me. D'altronde, per tutto questo tempo tu non mi hai mai raccontato nulla della tua doppia vita e io non me la sono mica presa. - "Touché", si disse Marinette. - Alya, lo sai che non avrei potuto, perché... - - Sì sì, lo so: le regole sono regole e voi non potevate parlarne con nessuno. - alzò gli occhi al cielo. - Non importa che tu me l'abbia tenuto nascosto, davvero. Lo hai fatto per una buona ragione e non te ne faccio una colpa. E poi... se fossi stata in te, nemmeno io penso che lo avrei detto a me stessa: alle volte so di essere fin troppo chiacchierona! - la fece ridacchiare. - Ma state tranquilli: avrò la bocca completamente cucita. - - Grazie, Alya. - Marinette ed Adrien gliene furono grati. - Mi domando soltanto come non abbia fatto a capirlo prima. Insomma: ho sempre pensato che tra voi due ci fosse qualcosa, ma non immaginavo steste addirittura insieme! - esclamò, provocando lo sgomento di entrambi. - Che cosa?! - quasi urlò l'altra. - Alya, io e Marinette non stiamo insieme. - "Purtroppo", avrebbe voluto aggiungere Adrien, ma si trattenne dal farlo. - Oh, dai! Non ditemi che non sia successo proprio niente tra di voi, perché so riconoscere una bugia anche ad occhi chiusi. - incrociò le braccia al petto, per poi alzare un sopracciglio, con aria di sfida. Mentre Adrien si grattava la nuca, imbarazzato, Marinette si coprì il viso, ormai diventato color porpora, con le mani. Prima che potesse dire altro però, il cellulare di Alya squillò, facendola sobbalzare. Lo estrasse dalla tasca dei propri jeans e se lo portò all'orecchio senza nemmeno far caso al mittente. - Pronto? - fu la voce preoccupata di Mylene a risponderle: - Alya, ma dove siete finiti? Marinette ed Adrien sono lì con voi? - - Mylene, sta' tranquilla. Siamo con... - si interruppe, così da avere il tempo di pensare a cosa dire. - ... con una mia vecchia amica. L'ho incontrata poco fa dopo tanto tempo, perciò abbiamo cominciato a chiacchierare ed abbiamo perso del tutto la cognizione del tempo. Ed in ogni caso no, non so dove siano finiti. Anche se... Oh, aspetta: forse mi sembra di vederli lì, in lontananza. - incominciò a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore: sperava che le sue tecniche di recitazione non fossero così arrugginite come ricordava. - Va bene, se li trovi di' loro che noi stiamo andando a mangiarci una bella pizza al locale qui di fronte. Voi due siete dei nostri? - chiese. - Ma certo. Dove siete? - - All'entrata. - - Okay, allora aspettateci: vi raggiungiamo subito. - e chiuse. Riposto poi il telefono, si voltò e lanciò uno sguardo a Marinette e ad Adrien. - Coraggio, andiamo. Riprenderemo il nostro discorso a stomaco pieno. - esclamò, sorridendo loro con fare malizioso. La corvina la seguì, super affamata, mentre l'altro si portò una mano al volto, per nascondere il sorrisetto che gli stava spuntando sulle labbra. Dopo pochi secondi, tutti e quattro lasciarono la stanza: chi più sconvolto, chi meno. - Hey. - esordì infatti, Nino, durante il tragitto. - Q-quindi voi due siete... ? - la sua ragazza lo fermò, prima che potesse spiattellarlo al mondo intero senza volerlo. - Arrivi in ritardo, bello! - e gli stampò un bel bacio sulle labbra, scatenando l'ilarità degli altri due.

Marinette si portò una mano a stroppiarsi il viso e gli occhi azzurri, stanca. L'incessante ed assordante rumore della suoneria del proprio cellulare le aveva appena regalato un risveglio da incubo. Mentre Tikki si agitava, sdraiata sul comodino accanto a sé, la corvina scese dal letto e, con ancora i piedi scalzi stretti in un paio di calzini, corse nel buio della notte in cerca del proprio smartphone. Una volta trovato, lo afferrò con forza e se lo portò all'orecchio. - Pronto? - domandò, con la voce impastata dal sonno. Per poco la luminosità dello schermo non l'aveva accecata completamente. - Marinette... devi correre subito qui... c'è stato un incidente! - dall'altro capo del telefono pareva esserci un'Alya affannata ed in preda al panico. - Dove? Cos'è successo, Alya? - il cuore della corvina cominciò a tamburellarle nel petto all'impazzata. - Tu stai bene? - non ricevette alcuna risposta. - Alya... ? - la linea cominciò ad essere disturbata da dei forti rumori metallici. - ... l'incidente... devi aiutarci... - la corvina riuscì a comprendere giusto un paio di parole di quel suo discorso tanto sconnesso. - Inviami subito la tua posizione! - le disse, sperando che l'altra recepisse in fretta il messaggio. In attesa di un suo qualche segno di vita, iniziò a torcersi le mani per l'agitazione. Mille domande le stavano affollando la mente: che cosa era successo? Era lì da sola? Era stata ferita? Ma, prima che potesse continuare a tormentarsi, ecco che ricevette un suo messaggio contenente l'indirizzo esatto dell'incidente. Sospirò di sollievo: era riuscita a contattarla e a scriverle, perciò non si trovava di certo in fin di vita. Si voltò poi, verso il suo Kwami ancora mezzo addormentato e gli ordinò all'istante di trasformarla. Non si sarebbe tranquillizzata fino a quando non l'avrebbe tirata fuori dai guai in prima persona.

Serena

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