10.Insicurezze

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- Stai scherzando, spero! - Alya scoppiò a ridere, mentre Nino rimaneva lì fermo a fissarla, terribilmente confuso. La scena vista da un occhio che non appartenesse a nessuno dei due sarebbe risultata del tutto surreale, poiché la ragazza sembrava fosse impazzita: stava continuando a ridere a crepapelle, quasi come se l'altro le avesse appena proposto di buttarsi giù da un aereo in pieno volo, e Nino non aveva per nulla idea del perché. La osservava con un sopracciglio inarcato ed un'espressione in volto del tipo: "Sei sicura di star bene?". Quando finalmente la castana parve notare la confusione stampata sul viso dell'altro, si fermò e si schiarì la voce con un finto colpo di tosse, all'improvviso in imbarazzo. - T-tu non stavi scherzando... ? - mormorò, deglutendo subito dopo. Il suo fidanzato scosse la testa e: - No, non stavo affatto scherzando. - chiarì, serio. Continuò a mantenere lo sguardo fisso su di lei per cercare di interpretare quei suoi gesti nervosi e confusi, ma non ci riuscì. Non si poteva di certo dire che Alya non fosse sempre stata un libro aperto in fatto di sentimenti, però... Allora perché in quel momento sembrava quasi voler nascondersi dai suoi occhi indagatori? A Nino parve totalmente assurdo, eppure, per qualche secondo, fu quasi certo di poter affermare che fosse arrossita. Alya, arrossita: due parole che non andavano particolarmente d'accordo da... be', da sempre. - Oh... - pronunciò soltanto, interrompendo il silenzio andatosi a creare. Al bruno scappò un sorriso intenerito: non l'aveva mai vista perdere il controllo a quel modo, perciò non potè fare a meno di compiacersi nel notare come avesse iniziato a muoversi a disagio dopo aver udito le sue parole. In seguito, non appena le sue guance assunsero un colore simile al bordeaux, lei iniziò ad avere talmente tanto caldo da arrivare a sventolarsi il viso con le mani. - Ma che caldo che fa qui dentro! - si ritrovò a strillare. L'altro cercò a stento di trattenere le risate, ma non gli fu affatto semplice. - Hai ragione! - la assecondò, ridendo. Tutto d'un tratto però, Alya si rizzò sulla sedia e si alzò quasi di scatto. - Dove vai? - le domandò Nino, ancora più confuso di prima. La ragazza si grattò il capo, a disagio, per poi afferrare i manici della sua borsa e: - Oh, non senti anche tu? - domandare. L'altro scosse la testa. - Mi sta squillando il telefono? Oh, sì. Perdonami, esco un attimo per rispondere. - mentì spudoratamente, gli mostrò un sorrisetto forzato e corse via dalla stanza, lasciandolo da solo.

- Marinette, Marinette! - urlò, tornando nella sala d'attesa. - Cosa c'è? È successo qualcosa a Nino? - la sua migliore amica scattò subito sull'attenti. - No! - quando Alya le si avvicinò, la corvina scoprì l'espressione allo stesso tempo spaventata, confusa e felice che le campeggiava sul volto. - Allora? - la incitò a raccontarle tutto, portando le mani sulle sue spalle. - Lui... lui ecco... - cominciò. - Lui? - - Mi... mi ha chiesto di sposarlo! - gridò. Seguirono centinai di urletti isterici da parte di Marinette che, subito dopo aver strabuzzato gli occhi azzurri, le si gettò addosso e la strinse a sé. - Oddio, Alya. Ma é fantastico, sono così contenta per voi! - quasi si commosse per l'emozione. - Lo so, é... é incredibile! - il viso di Alya, già illuminato da un sorriso, per un attimo sembrò incupirsi, destando la confusione della corvina. - C'é qualcosa che non va? - le chiese infatti. - No, è che... io... non gli ho risposto... - abbassò inevitabilmente lo sguardo: si sentiva in colpa per quello che aveva fatto, o meglio... quello che non aveva fatto. - Cosa? Perché? - Marinette aggrottò le sopracciglia, delusa. Si aspettava un suo: "Sì, lo voglio!" super entusiasta e invece... - Io... io non lo so! É successo tutto così in fretta: prima l'incidente, poi questo e... e ho avuto paura. Mi è preso il panico e così sono corsa via. Mi sento una stupida. - si portò una mano fra i capelli già del tutto scompigliati per colpa della notte insonne che aveva appena trascorso. L'altra le rivolse uno sguardo dolce e rassicurante. - Oh, ma non devi aver paura. - le sorrise, e si vide subito ricambiata. - Sono sicura che il tuo sia solo un piccolo attimo di confusione. Insomma, non deve essere facile ricevere questo tipo di proposta in un momento del genere. - - Dici? - Alya si morse il labbro inferiore, incerta. I suoi occhioni color cioccolato erano fissi in quelli azzurri di Marinette e sembravano risplendere di mille emozioni diverse. - Ma certo, sta' tranquilla. - continuò a sorriderle. Lei e la sua migliore amica ne avevano passate tante insieme: di certo non l'avrebbe abbandonata in un momento così importante. Alya aveva affrontato ogni suo singolo problema a testa alta e con l'atteggiamento di chi non si fa scalfire da niente e da nessuno, e la corvina un po' la invidiava proprio per questo. Alle volte infatti, nonostante fosse la supereroina di Parigi, si ritrovava persa in situazioni più grandi di lei e non sapeva come comportarsi. Ripensò ad Adrien, a quanto le mancasse stringerlo durante la notte, sentire il tocco di quei suoi ciuffi setosi sulle proprie dita, oltre al suo respiro sulla sua pelle. Si chiese per l'ennesima volta il perché avesse proprio dovuto lasciarla lì da sola, in quella loro casa che oramai sapeva di tristezza, di desolazione. Sospirò, improvvisamente giù di morale, e desiderò soltanto di poterlo riabbracciare, o per lo meno di riascoltare la sua voce. L'ultima volta che si erano sentiti lo aveva trattato davvero male: se ne accorse solo in quel momento. Avrebbe dovuto chiamarlo per scusarsi o... aspettare di ricevere una sua telefonata per farlo? - Marinette? Marinette? - ad un certo punto, la voce dell'altra la riscosse, riportandola bruscamente alla vita reale. - Sì? - scosse la testa: era di Alya che si stava parlando, non di lei. - Cosa è successo? Per un attimo ti ho vista un po' tra le nuvole. - ridacchiò, poi riprese: - Sai una cosa? Hai ragione tu: dovrei smetterla di farmi tutte queste paranoie inutili. Io lo amo, lui mi ama, e che problema c'è? Adesso rientro nella sua stanza e gli dico di sì, che sposarlo è l'unica cosa che voglio. - esclamò, riacquistando tutte la sicurezza che la contraddistingueva. - Brava, Alya! Sono fiera di te! - si congratulò Marinette: lo pensava davvero. E c'era di più: la sua grinta l'aveva appena convinta a fare un passo in avanti e a comporre finalmente il numero di suo marito che, nonostante si trovasse quasi dall'altra parte del mondo, era pur sempre colui con cui aveva deciso di trascorrere la sua intera esistenza. Sì, gli avrebbe chiesto perdono, perché si era comportata come una stupida ragazzina gelosa che non aveva alcuna ragione di esserlo. Non era forse così? Non ci mise molto a sbloccare lo schermo del proprio cellulare e a chiamarlo. Aspettò impaziente di sentire la sua voce dall'altra parte ma, purtroppo, quelli che udì furono soltanto degli squilli a vuoto, perché Adrien non rispose.

Serena

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