8.L'incidente stradale

1.2K 86 5
                                    

Ladybug sfrecciava per le strade di Parigi alla velocità di una scheggia, con il cuore ricolmo di ansia e preoccupazione, mentre tutto intorno a lei giaceva nel silenzio più assoluto. Erano da poco passate le due di notte infatti, e le strade della capitale erano perlopiù deserte, oltre che insolitamente ghiacciate. La ragazza sentiva il freddo invadergli le ossa come mai prima d'ora, anche se le temperature all'esterno non erano poi così basse. I suoi occhi azzurri le pizzicavano per il sonno, ma non avrebbe mai lasciato che le si chiudessero, per questo continuava a muovere le gambe come se fossero delle lunghe molle pronte a scattare da un momento all'altro. Ad un certo punto, dopo che si fu arrampicata su di un palazzo di media altezza, vi si sporse leggermente ed abbassò lo sguardo, aguzzando la vista più che potè. La via in cui si trovava era immersa nella completa oscurità, fatta eccezione per la presenza di alcuni lampioni qua e là e per la fievole luce della luna, che era coperta per metà da enormi nuvoloni grigio scuro. Non riuscì a trattenersi: si mordicchiò il labbro inferiore, non appena scorse in fondo alla strada, quasi dall'altra parte, un lampo di luce rossastra seguito da una grande vampata di fumo. Così riprese a correre, determinata a raggiungere al più presto la sua migliore amica. L'incidente stradale era avvenuto proprio lì, su una strada sdrucciolevole probabilmente imboccata come scorciatoia. La corvina si portò una mano a coprirsi la bocca mentre, con le palpebre completamente spalancate ed il petto che faceva su e giù, si avvicinava alla vettura e scopriva quanto fosse mal ridotta. Non volle perdere neanche un secondo di più, perciò si precipitò subito a spalancarne le portiere. L'automobile era andata a sbattere contro una ringhiera autostradale, subito dopo aver perso il controllo. La maggior parte dei suoi finestrini, notò Marinette, erano andati quasi del tutto in frantumi. Al suo interno, tra l'airbag esploso e le cinture di sicurezza strappate, c'erano Nino ed Alya. Quando li chiamò, il primo non rispose: sembrava aver perso coscienza. L'altra, al contrario, urlò:  - Marinette! - continuando a dimenarsi, agitata, ancora seduta sul sedile del passeggero. La sua voce rauca era carica di sollievo, mentre il suo volto era segnato dalla forte preoccupazione, oltre che dalle lacrime. Sulla sua fronte spiccava un enorme taglio da cui stava cominciando a sgorgare del sangue e sul suo naso il paio di occhiali che era solita indossare aveva la lente destra che era letteralmente implosa. - Stai bene? - domandò Ladybug, cercando di non far trasparire il suo reale stato d'animo: non voleva farla stare peggio di così. Alya annuì, ma non le parve del tutto convinta. - Io sì, ma Nino deve essere subito portato all'ospedale. - esclamò, un attimo prima di avere una forte fitta alla testa. Le aveva mentito: il suo intero corpo le doleva, comprese anche le gambe e le braccia. In quel momento però, si disse: "Nino é la priorità." - Vi tiro subito fuori di lì. - asserì Ladybug, per poi mettersi all'opera con le cinture di sicurezza. La castana aveva fatto la cosa a giusta a comporre prima il suo numero, piuttosto che quello dei soccorsi, che non sarebbero mai arrivati in tempo. Infatti, quando li raggiunse l'ambulanza, lei e Nino erano stati messi in salvo già da qualche minuto che, in casi come questi, sarebbe potuto risultare davvero fatale. Entrambi furono fatti salire sulla vettura e furono portati all'ospedale. Durante il viaggio, che fortunatamente non si rivelò tanto lungo, i ricordi dell'accaduto investirono Alya come un treno in piena corsa. D'un tratto, la castana ebbe quasi la sensazione di venire catapultata nuovamente a qualche minuto prima, quando l'auto del suo ragazzo aveva sbandato e li aveva fatti finire fuori strada. Ricordò come quel catorcio che Nino continuava a chiamare "automobile" avesse cominciato a dare i numeri, con i suoi fari che, con il loro "acceso-spento-acceso-spento", per poco non li avevano fatti spiaccicare al suolo come due sardine. Era davvero assurdo come quel semplice guasto avesse fatto rischiare loro l'intera esistenza. A quel punto però, la ragazza scosse la testa, cercando di ignorare qualsiasi sua ansia o dolore, sperando soltanto che il suo Nino stesse bene: le sarebbe bastato questo per rasserenarsi.

- Scherzi? - domandò Marinette, più che sorpresa. Nino scosse la testa e le sorrise. - I miei si sono conosciuti a scuola, mio padre era il professore di mia madre. Quell'anno sono volati tanti 3 e 4: lei era davvero una schiappa in fisica. - ridacchiò, mentre raccontava per l'ennesima volta il primo incontro tra i suoi genitori. I due, nonostante fossero ancora innamorati come il primo giorno, non avevano affatto iniziato sin da subito a piacersi. Lui, all'epoca un giovane supplente di 25 anni, aveva conosciuto quella che si sarebbe poi rivelata una delle peggiori studentesse mai avute. Con l'aria saccente ed arrogante, quei suoi occhi nocciola ed i riccioli castano chiaro, era una 18enne del tutto insopportabile, che aveva dato un bel po' di filo da torcere al suo "professore". Poi però, non appena finito il liceo, i due avevano messo da parte gli artigli ed avevano cominciato a frequentarsi, finendo con l'innamorarsi perdutamente l'uno dell'altra. - Wow, che storia d'amore magnifica! - sospirò Rose, d'un tratto, sognante. L'intero gruppo di amici si era ritrovato in pizzeria come d'accordo e dopo, a fine serata, aveva deciso di fare un passeggiatina per il centro della città per chiacchierare un po' del più e del meno. - Awww, quanto vorrei accadesse a me! - se ne uscì una del gruppo, ricevendo in risposta diversi: "Hai ragione!" e "A chi lo dici". Adrien rise e si passò una mano fra i capelli, prima di avvicinarsi alla corvina, che si trovava accanto a lui e: - E tu che mi dici? Ti prenderesti una cotta per me se fossi il tuo professore sexy? - sussurrarle all'orecchio con voce sensuale. - Certo, ti piacerebbe. - lo sfidò l'altra. - Oh, credo proprio di sì. - mormorò tra sé e sé il biondo. - Nino, ma perché non ci racconti della tua storia d'amore con Alya? Insomma, non ce ne avete mai parlato ma, come é nata? - una Mylene particolarmente curiosa li fece arrossire. Il diretto interessato si grattò la nuca, a disagio, e le lanciò un sorrisetto un po' forzato. - Beh, sono delle cose personali... - cercò di sviare l'argomento, mentre un suo amico cominciava a fissarlo con sguardo malizioso. - Su, non essere timido! - lo incalzò. Il bruno lanciò una piccola occhiata alla sua ragazza, che annuì, anche se non troppo sicura. - E va bene. Be', sarebbe una storia un po' lunga da raccontare... - cominciò. - Perfetto, abbiamo tutto il tempo del mondo. - Rose gli sorrise, incitandolo così ad andare avanti. - C'era una volta... -

Serena

Everything is paw-ssible with you #Wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora