43.Cena in "famiglia"

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Chloé sentiva che sarebbe svenuta da un momento all'altro. 
Erano già più di diciotto minuti e mezzo che continuava a fare su e giù per la stanza, nell'alternare lo sguardo tra l'orologio che aveva al polso e la porta d'ingresso dell'hotel, ma di Sabrina non c'era ancora nessuna traccia. 
Dovunque si voltava e si girava, non faceva altro che vedere i suoi occhi cerulei che la fissavano con disprezzo e delusione, e la imploravano di lasciarla in pace.
In cuor suo, invece, iniziava a farsi strada il terrore che Sabrina non volesse più avere nulla a che fare con lei, e che avesse accettato quell'invito a cena soltanto per educazione.
In fin dei conti... Per quale assurdo motivo avrebbe dovuto accettare di rivederla?
Chloé l'aveva ferita profondamente, e lei aveva tutti i diritti del mondo per non presentarsi.
Eppure continuava a sperarci.
A sperare che sarebbe arrivata lì da un momento all'altro, che le avrebbe rivolto uno dei suoi splendidi sorrisi e che avrebbe capito sin dal loro primissimo sguardo di poterla perdonare.
Perché il suo pentimento era sincero, e i sentimenti che provava per lei erano più forti che mai.
Reali come la paura che le attorcigliava lo stomaco.
E vividi e potenti come il primo giorno, seppur rinchiusi a chiave nel suo cuore...
Ma ecco che tutti i suoi pensieri si arrestarono di colpo.
Ad un tratto, l'aria che spirava nella stanza si fece a dir poco soffocante, e l'intero suo corpo s'irrigidì completamente, bloccandola lì dove si trovava senza offrirle neppure una via d'uscita.
Avrebbe voluto urlare, scappare, nascondersi nel punto più isolato dell'universo e non tornare mai più sulla terra ferma.
Perché Sabrina aveva appena fatto il suo ingresso nella sala da pranzo.
Ma non era affatto sola.
Perché c'era un ragazzo lì con lei.
Un ragazzo che le stringeva la mano come se volesse strappargliela via dal braccio e tenerla con sé per sempre.
Un ragazzo che non le piaceva per niente.
Spalle larghe, occhi scuri, naso leggermente adunco... All'apparenza un tipo piuttosto comune, se si tralasciava lo sguardo austero che gli campeggiava in viso...
- Mathis! Allora ce l'hai fatta a venire! - esclamò d'improvviso suo padre, andandogli incontro per assestargli una bella pacca sulla spalla.
- Avevi ragione tu, André: mi tocca ammetterlo. - rispose lui, allargando le labbra a formare un sorrisetto divertito.
Inutile dire che Chloé rimase del tutto interdetta da quel loro insolito scambio di convenevoli.
Chi diavolo era quel ragazzo? Come faceva a conoscere suo padre?
Era stato lui ad invitarlo a cena? E se sì, perché mai lo aveva fatto?
Ma fu proprio mentre i due si avvicinavano al proprio tavolo, che i loro sguardi si incrociarono.
Per un istante brevissimo, ecco che Sabrina puntò gli occhi dritti verso i suoi, ed il cuore di Chloé mancò un battito.
La ragazza che le stava difronte non era più la Sabrina che conosceva.
Il suo solito caschetto ordinato era stato sostituito da dei lunghi ciuffi rossi che le scendevano morbidi lungo la schiena, mentre sul suo volto non c'era più alcuna traccia dello storico paio di occhialoni dalla forma squadrata da lei tanto odiati.
Ciò che più la rendeva diversa, però, era lo sguardo: fermo e indecifrabile come non era mai stato prima.
Nell'osservarla, Chloé deglutì a vuoto, in preda ad un'evidente agitazione.
Non sapeva che fare.
Andarle incontro e salutarla, oppure rimanere lì e far finta di niente?
Al suo fianco, invece, quasi avesse udito parte dei suoi pensieri, Marinette le sfiorò il braccio destro con una mano, nel tentativo di attirare la sua attenzione. Aveva il viso disteso e la linea delle labbra incurvata leggermente all'insù, in un sorriso dolce e rassicurante.
- Coraggio. - mormorò, facendole strada, e Chloé non poté far altro che seguirla.
Quando Marinette si avvicinò alla rossa, quest'ultima non fu per nulla in grado di mascherare la propria sorpresa nel trovarla lì, ed iniziò a guardarla con le sopracciglia alzate e le pupille dilatate per la curiosità. 
- Oh, ciao Marinette. Che strano incontrarti qui... - esclamò, guardandosi attorno quasi per accertarsi di non aver confuso il luogo dell'incontro. 
- Già... È da così tanto che non ci vediamo... - rispose lei.
Sabrina annuì, e Chloé poté giurare di aver colto una luce diversa, quasi più scura, farsi strada nei suoi occhi.
Avrebbe tanto voluto domandarle se andasse tutto bene.
Chiederle se ci fosse qualcosa che non andava.
Abbracciarla e tornare a leggerle dentro come faceva quando erano ancora due bambine. Quando la vita era più semplice, e non si veniva mai a patti con i propri sentimenti.
Quando chiedere scusa era come un gioco, e si finiva sempre per rifarlo altre mille volte ancora...
Ma aveva fin troppa paura anche soltanto per provare a parlarle.
Così rimase ferma lì dove si trovava, incapace di muovere un muscolo, né di dare vita ai propri pensieri.
E fortuna che a colmare quei silenzi imbarazzanti ci pensava Mathis, con i mille mila aneddoti che aveva da raccontare.
Mathis di qua, Mathis di là...
Non si faceva altro che parlare di lui.
E mentre suo padre continuava ad ascoltare la sua voce con anche fin troppo interessamento, Marinette cercò di introdurre più volte a tavola un argomento che potesse servire a riallacciare il loro rapporto, seppur senza alcun risultato.
Perché Chloé non voleva proprio saperne di collaborare.
Con lo sguardo basso e la mascella ben tirata, masticava il cibo nel suo piatto il più lentamente possibile, forse nella speranza che quella tortura finisse ancor prima dell'arrivo del dessert.
Tutta quella pressione le stava facendo venire il mal di testa, e cominciava persino a sentirsi stanca, dopo l'infinito elucubrare del suo cervello.
D'un tratto, però, nel bel mezzo dell'irritante conversazione tra quel ragazzo logorroico e suo padre, proprio quest'ultimo, forse per la prima volta durante il corso della serata, spostò la propria attenzione su Sabrina, rimasta in religioso silenzio fino a quel momento.
- E tu, Sabrina? Che mi racconti di bello? So che ormai gestisci un ufficio tutto tuo... - iniziò.
- Sì, be'... Mi ci è voluto qualche anno, ma... Alla fine ce l'ho fatta. - rispose lei, con una punta di orgoglio nella voce.
- E com'é la vita da avvocato? È come te la immaginavi? Ricordo che da bambina non parlavi d'altro! -
- È sicuramente più impegnativa. Ci sono giornate in cui ho tante di quelle pratiche da sbrigare, che finisco per ritirarmi a casa a mezzanotte inoltrata... - sospirò.
- Ah, sei una grande lavoratrice allora! I tuoi clienti non avranno di che lamentarsi... - scherzò lui.
- Mah, in realtà... - - In realtà non possono proprio lamentarsi, dato che ricevono la sua assistenza addirittura durante la notte! - intervenne Mathis, intromettendosi nella loro conversazione.
- No! Sul serio? - domandò André, con aria sbigottita, ed il ragazzo annuì. - Sono dei veri maleducati: glielo dico sempre! Ma lei no, non ne vuole proprio sapere di spegnere quel dannato cellulare quando stiamo dormendo! - iniziò, alzando teatralmente gli occhi al cielo. - Alle volte arrivo addirittura a credere che si diverta a vedermi saltare in piedi per lo spavento! - rivelò, mentre il volto di Sabrina si faceva sempre più rosso.
- M-ma, Mathis... Lo sai bene quanto ci tengo al mio lavoro... - borbottò, allontanando lo sguardo dal suo.
- E fai bene, ragazza mia! Con i tempi che corrono oggi, in un nonnulla rischi di ritrovarti disoccupato... - rispose André. - Mia figlia è stata fortunata ad essere assunta a diciott'anni appena compiuti, ma non per tutti la strada è così semplice! - lanciò un'occhiata alla ragazza seduta difronte a sé, quasi si fosse accorto solo a quel punto della sua esistenza.
- Ad ogni modo... Sono davvero contento di avervi qui per cena da noi, questa sera, ma se solo Chloé mi avesse avvisato per tempo del vostro arrivo a Parigi, avrei potuto organizzare una festa di bentornato in vostro onore! - esclamò, con aria rammaricata.
- Ma papà, te l'ho già detto... Io non ne sapevo niente... -
- No, non lo sapeva nessuno, in realtà... Volevamo fare una sorpresa ai genitori di Sabrina. -
disse Mathis. - Non saremmo dovuti partire prima dell'inizio delle vacanze estive, ma... Sarebbe stato difficile tenere segreta la buona notizia per così tanto a lungo... - ridacchiò, con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso.
- Buona notizia? - domandò André, incuriosito.
Allora Mathis lanciò uno sguardo d'intesa alla sua ragazza: - Perché non glielo dici tu, tesoro? - la incalzò, prendendole una mano e stringendola insieme alla propria con fare deciso.
- Dirci cosa? - se ne uscì Chloé, improvvisamente interessata alla piega che aveva preso quella conversazione.
- Che ci sposiamo. - rispose Sabrina, tutto d'un tratto. - Il prossimo mese ci sposiamo. -

Serena

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