16.Un amico speciale

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Tornata a casa, Marinette fece subito una telefonata ad Alya, desiderosa di raccontarle l'accaduto. Il suo stomaco era ancora in subbuglio ed il suo cuore non aveva smesso nemmeno per un attimo di batterle forte nel petto. Quando poi, Adrien l'aveva salutata con un bacio sulla guancia e con uno dei suoi splendidi sorrisi, il suo volto era letteralmente andato a fuoco, divenendo addirittura color porpora. Si ritrovò a sorridere come un'idiota al solo ricordo delle labbra dell'altro che sfioravano la sua pelle, e si portò una mano tremante al viso, quasi per accertarsi che non fosse stato tutto frutto della sua fervida immaginazione. Ma la sua migliore amica fu la prima ad esultare perché i due avessero finalmente chiarito le cose: iniziò infatti, ad urlare e a saltellare per la gioia, entusiasta più che mai. Marinette rise alla sua reazione ma, non appena si mise a fare supposizioni su supposizioni riguardo a ciò che sarebbe potuto accadere tra di loro, la fermò, temendo potesse già pensare ad organizzarle il matrimonio. A malincuore infatti, dovette tirar fuori la storia degli "amici", scatenando in lei un forte moto di delusione. Nonostante non fosse totalmente a conoscenza dei trascorsi tra Marinette ed Adrien, Alya era stata la prima a venire a sapere dell'enorme cotta che la corvina si era presa per lui, perciò era diventata, per così dire, la leader di un fanclub a loro dedicato. A detta sua, la "Adrienette" sarebbe sicuramente tornata insieme prima o poi e, in ogni caso, sarebbe sempre e comunque potuta intervenire lei: una piccola spintarella per affrettare i tempi non avrebbe fatto male a nessuno, no?

Erano quasi le otto di sera. La serata si prospettava abbastanza tranquilla, poiché il cielo era totalmente sgombro da nuvole e nell'aria spirava un bel venticello fresco. Marinette si strinse nel suo giacchettino leggero, rabbrividendo tutto d'un tratto, ed afferrò con più forza le buste della spesa che aveva in mano. Le sembrava stessero diventando più pesanti man mano che andasse avanti, anche se, molto probabilmente, la sua era solo un'impressione dovuta alla stanchezza accumulata durante la giornata. Quel giorno era uscita circa una mezz'oretta prima del previsto dal negozio dei suoi, decidendo di fare un salto al supermercato, giusto per comprare un paio di cose che le risultavano strettamente necessarie: inutile dire invece, che si fosse ritrovata con due bustone stracolme di roba, come suo solito. All'improvviso, il suono squillante del suo cellulare ruppe il silenzio che si era andato a creare, facendola sobbalzare sul posto. Una busta le scivolò inesorabilmente via dalle mani, precipitando a terra. Non riuscì a trattenere un'imprecazione quando, controllando che non si fosse rotto nulla, scorse una delle bottiglie di latte che aveva acquistato rotolare fuori dalla busta e cominciare a perdere da un lato, perché scheggiata. La tirò subito fuori, per evitare che si inzuppassero anche le altre cose presenti al suo interno, ed afferrò il proprio telefono per rispondere alla chiamata. Chiunque le stesse telefonando in quel momento pareva avere tutte le ragioni del mondo per farla spaventare ed innervosire subito dopo, perché smise di colpo di cercarla, non dandole nemmeno il tempo di scoprire di chi si trattasse. Sbuffò, prima di sbloccare il telefono e di recarsi velocemente nell'area dedicata alle chiamate perse, dove campeggiava in prima fila la scritta: "Numero privato". Alzò gli occhi al cielo, delusa: neanche quella volta si trattava di Adrien. Scocciata, decise subito di lasciar perdere e di tornare ad incamminarsi verso la via di casa. A quel punto però, uno strano suono attirò la sua attenzione. Aguzzando leggermente l'udito, le parve fin troppo sottile per riuscire a distinguerne la fonte, ma poi, dopo che ebbe fatto qualche passo in avanti, ecco che lo sentì una seconda volta. Le sembrò decisamente più chiaro: si trattava di  un miagolio. Neanche il tempo di rendersene del tutto conto, che un misterioso gattino nero dal pelo un po' spelacchiato fece la sua comparsa, avvicinandosi a lei di soppiatto e cominciando a bere quelle poche gocce di latte che si era versato per terra. Lei ridacchiò, divertita da quella situazione tanto strana quanto parecchio buffa. Si mosse in punta di piedi, per paura che quel cucciolo potesse fuggire via da lei, e si abbassò alla sua altezza, per poi incominciare ad accarezzargli piano il corpicino scuro. Quando l'animale alzò il musetto verso di lei ed io suoi occhioni dolcissimi incontrarono quelli dell'altra, la corvina fu piacevolmente sorpresa di scoprire che fossero di un bellissimo color verde smeraldo. - Hey, micetto... e tu da dove spunti fuori? - gli domandò, con un sorriso sulle labbra ed un luccichio negli occhi azzurri. Il gattino, in risposta, miagolò ancora, voltando la testa di lato. - Hai fame? - riprese a fargli i grattini sulla testa, e a lui sembrò piacere molto, tant'è che Marinette non si sarebbe stupita se avesse persino cominciato a fare le fusa. Lo osservò meglio: non aveva nessun collare addosso, ma soltanto un nastrino rosso legato attorno al collo a mo' di fiocco. Doveva essere per forza un randagio. In seguito, quando rincominciò a miagolare un po' più forte di prima, lei si domandò il perché lo stesse facendo e cosa stesse cercando di comunicarle ma, subito dopo, parve riscuotersi bruscamente dai suoi pensieri e ricordarsi di non avere tanto tempo da perdere: doveva necessariamente riporre la propria spesa in frigo, altrimenti sarebbe andata a male. Così, afferrò nuovamente le due buste e la bottiglia di latte ormai andata, prima di girarsi un'ultima volta verso di lui e mormorare: - Ci si rivede, allora. - Dopodiché scosse la testa, dandosi della stupida da sola per il tono con cui si era rivolta a lui, e continuò per la sua strada, credendo di esserselo lasciato alle spalle. Peccato però, che avesse deciso di seguirla. Se ne accorse solamente una volta arrivata davanti all'uscio di casa, quando le si spalmò sullo zerbino e lei per poco non rischiò di schiacciarlo. - Hey! Tu non dovresti essere qui! - lo sgridò, incrociando le braccia al petto e rivolgendogli uno sguardo severo. Ma non ci fu niente da fare: per quanto tentasse di essere dura con lui, quei suoi occhioni stupendi non facevano altro che scioglierle il cuore. Per un attimo, fu quasi tentata di aprire la porta e di farlo entrare all'istante, senza alcuna esitazione, ma si riscosse subito dai propri pensieri, decretandoli fin troppo affrettati e senza senso. - No, non puoi rimanere. - esclamò d'un tratto, con una risolutezza che non le apparteneva per niente. - Dai, non guardarmi così. Non lo faccio con cattiveria... - sospirò, sapendo di star per cedere. - D'accordo, facciamo così: una notte. Rimarrai qui per una notte e poi te ne andrai. Okay? - propose, pur essendo completamente certa del fatto che non sarebbe riuscita a mantenere la sua promessa.

Serena

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