Capitolo 7

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Se avessi messo da parte il fatto che dovevo stare per forza con lui mi ci sarei divertita davvero tanto.
Avevamo la stessa testa, eravamo fatti della stessa pasta, e poi Salvatore era davvero bello.

La cosa che mi incuriosiva di lui era la sua storia e soprattutto il fatto che ogni volta che lo avevo vicino e che lui mi toccava non mi dava affatto fastidio.

"Siamo due pazzi? E non potevi dirmelo a casa? Ti fidi di quei due?"

chiesi guardandolo mentre guidava, non stava andando a casa e non sapevo nemmeno io dove si stesse dirigendo. Notai solo allora la sua maglia sporca di sangue sotto al giubbino che indossava.

"Mi fido perchè se non fanno quello che gli ho detto si sono scavati la fossa da soli. So dove trovarli, non devono giocare con me."

vidi sulle sue labbra formarsi un ghigno e mi morsi involontariamente il labbro inferiore.

"Dove stiamo andando?"

gli domandai curiosa di saperlo dato che erano già dieci minuti che stavamo in macchina, e non aveva preso la direzione di casa non mi ero sbagliata.

"Stiamo andando sulla spiaggia."

disse girandosi verso me e giurerei di aver visto un sorriso tra le sue labbra, lo stesso che spuntò sul mio viso.

"Mhh e che facciamo in spiaggia?"

chiusi la cerniera della mia giacca di pelle sapendo che una volta fuori dalla macchina ci sarebbe stato il vento ad invadermi.

"Dobbiamo conoscerci giust? E ci raccontiamo qualcosa, da qualcosa dobbiamo iniziare. O non lo vuoi fare?"

si passò una mano sulle labbra e parcheggiò la macchina.

"Va bene."

non avevo intenzione di raccontargli tutta la mia vita anche se qualcosa di me doveva conoscerlo prima o poi, ma per il momento me ne volevo stare sulle mie.

Ci incamminammo sulla sabbia e subito tolsi le scarpette, il vento scompigliava i miei capelli e il suono delle onde del mare era davvero rilassante.

"Ti piace il mare?"

chiese Salvatore sedendosi sulla sabbia e mi andai a sedere al suo fianco.

"Si, mi piace. A te?"

girai il viso verso lui per poterlo guardare, al chiaro di luna era ancora più bello.
Abbiamo capito che è bello.
la mia stupida coscienza.

"Mi piace."

rispose semplicemente e prese una canna già rollata dalla tasca del suo giubbino. Se la portò alle labbra e l'accese iniziando a fumare.

"Non vai a scuola?"

mi portai le gambe al petto cingendole con le braccia e scossi la testa.

"L'ho lasciata appena finite le medie, mia madre era morta ed io dovevo aiutare mio padre."

risposi sinceramente fidandomi di lui e lo vidi abbassare lo sguardo su di me.

"Anche mia madre è morta."

mormorò cacciando il fumo e poi mi passò la canna. Scossi la testa, io non fumavo mai quella roba, le sigarette si ma mai andata oltre.

"Guarda che è buona, ti senti meglio dopo, fidati."

inistì e alzai gli occhi al cielo afferrando la canna e portandola alle labbra, feci un tiro, ma già al secondo iniziò a girarmi la testa così decisi di passargliela di nuovo.

"Come ti fa sentire tutto sto potere a soli diciotto anni?"

chiesi appoggiando la testa sulla sua spalla e lui non si spostò.

"Invincibile."

rispose secco come se fosse la risposta più ovvia, e io alzai gli occhi soffermandomi a guardare i dettagli del suo viso.

"Non hai paura che un giorno questa tua invincibilità possa finire?"

era la domanda che facevo spesso a me stessa, ed effettivamente avevo paura che prima o poi qualcuno mi avrebbe messa in gabbia o uccisa.

"No, non mi interesserebbe nemmeno, io vivo la mia vita così come piace a me, non mi interessa se prima o poi mi arrestano o mi uccidono."

sentii un brivido attraversare la mia pelle alle sue parole e non dissi nulla.

"Quindi ti piace tutto questo?"

chiesi stranita, io mi sentivo obbligata a condurre quella vita, ma di certo non mi aspettavo che a lui piacesse davvero.

"Si."

Dopo quella risposta rimanemmo un po' in silenzio prima di vederlo mettersi di fronte a me e avvicinarsi sempre di più al mio viso, facendomi mancare il respiro.

"Facciamo un gioco."

la sua non era di certo una domanda e sentivo solo il mio cuore battere sempre più forte a causa della sua vicinanza, credo.

"Che gioco?"

appoggiai una mano sul suo petto come se volessi accennare una distanza tra noi ma prima di poter capire molto mi ritrovai sdraiata a terra e Salvatore su di me, il suo viso ad un millimetro dal mio.

"Indovina da sola."

disse e prima che potessi rispondergli ispirò vicino la sua canna e avvicinò le labbra alle mie ma le fece solo sfiorare, schiuse le labbra e così feci anche io capendo cosa volesse fare.

Cacciò il fumo dalle labbra e io lo ispirai puntando il mio sguardo nel suo.
Si allontanò di pochissimo dal mio viso e
cacciai il fumo sul suo viso lentamente.

"Lo sai che sei la ragazza più bella che ho mai visto?"

sussurrò sulle mie labbra ma prima che potesse unirle il suo telefono squillò facendoci allontanare di scatto nello stesso momento, come se avessimo ripristinato la nostra lucidità.

Ero scossa, se non avessero chiamato Salvatore io non l'avrei fermato.. mi chiedevo solo perché.
Mi sentivo ipnotizzata, stordita ed eccitata.
Volevo tornarmene a casa e stare lontana da quel ragazzo che non faceva altro che farmi sentire strana e debole, ed io odiavo sentirmi in quel modo.

"Dobbiamo andare."

disse Salvatore che intanto aveva staccato la chiamata, della quale non avevo sentito nemmeno mezza parola dato che ero immersa nei miei pensieri, si era anche alzato. Sembrava strano.

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