Capitolo 27

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Eravamo in una villetta di Posillipo, sul mare.
Salvatore disse che era una delle case che suo padre gli aveva regalato ai suoi diciotto anni.

Ricconi.

C'erano gli uomini della famiglia Esposito nel giardino, Antonio uno dei fidati aveva portato alcuni vestiti miei e del ragazzo.

Così mi cambiai per indossare un pantalone di tuta della nike, una maglia che arrivava fino all'ombelico nera come il pantalone.
Misi delle converse nere ai piedi, così che potessi stare più comoda.

Avevo chiamato mio padre per avvisarlo e mi aveva detto che c'erano problemi con gli Smith e che quindi non sarebbe potuto venire, ma al suo posto avrebbe mandato Andrea e Sara, così che non fossimo stati soli.

"Piccola vieni qua."

sentii urlare da Salvatore dalla stanza accanto.
Uscii dalla camera mentre posizionai la pistola dietro al pantalone.

"Che succedere ora?"

mi fermai sulla soglia della porta guardandolo rollarsi una canna e portarsela alle labbra.

"La famiglia Pirozzi hanno preso a papà. Michele Pirozzi."

disse fissando un punto impreciso della parete mentre si accendeva la canna, si sentiva in colpa lo sapevo, l'aveva praticamente paragonato ad un infame, ma suo padre era tutto tranne che un infame e questo il ragazzo lo sapeva, si era fatto solo prendere dalla rabbia del momento.

"Quando vengono Andrea e Sara ci organizziamo meglio."

mi avvicinai a lui e mi sedetti sulle sue gambe appoggiando la testa sul suo petto.

"Francesco e i suoi uomini staranno con noi. Non volevo una guerra proprio adesso che sto con te, adesso abbiamo trovato un modo per andare daccordo."

cacciò il fumo dalle labbra e me la passò, scossi la testa, non la volevo, dovevo stare lucida.

"Lo sai che da soli abbiamo molti nemici, quando ci vedono uniti hanno ancora più timore, perché se soli siamo forti figuriamoci insieme."

mi temeva stretta a lui e io gli davo dei baci sulla mascella per tranquillizzarlo, e funzionava a pieno

"Devono pagare, non possono passarla liscia, mi sono rotto il cazzo delle loro stronzate, hanno sempre voluto mettere piede avanti ma ora faremo cambiare le cose."

spense la canna ormai finita e abbassò lo sguardo. Prese la mia mano dove avevo l'anello, nella sua e se la portò alle labbra lasciandole un bacio.

"Io non ti obbligo a stare qua, ma promettimi di stare attenta."

sussurrò incollando il suo sguardo nel mio.
Aveva capito che non l'avrei lasciato fare qualcosa da solo, prima di essere la sua ragazza ero la sua partner nel crimine.

"Stai attento anche tu. Altrimenti dovrò provvedere a cercare un altro sposo."

dissi scherzando ma tenendo un'espressione seria, lasciando intravedere solo un piccolo ghigno.

"Ah si? Non credo sarà facile sostituirmi bimba."

hai ragione Sa'.
Non ti sostituirei mai.

"Mhh questo lo pensi tu."

mi alzai dalle sue gambe e fece anche lui lo stesso. Lo vidi guardarmi con il suo solito sguardo serio e che metteva ansia.

"Mo ti faccio vedere. Rimangiatelo."

non capii inizialmente che voleva fare ma quando lo vidi scattare verso me iniziai a correre. Ci stavamo rincorrendo per tutta la casa.

Speravo solo che nessuno ci vedesse, altrimenti addio al terrore che provavano nel vederci, soprattutto nei confronti del ragazzo.

Mi bloccai in mezzo ad uno dei corridoi quando mi si pararono davanti due porte e Salvatore riuscì ad acchiapparmi.
Stavamo ridendo come non avevo mai fatto nella mia vita, e forse valeva lo stesso per lui.

"Dai lasciami."

cercai di farlo smettere, dato che aveva iniziato a farmi anche il solletico.

"Lo sai che sei troppo bella?"

chiese retoricamente guardandomi e le nostre risate si fermarono, si avvicinò lentamente a me, fino a far unire le nostre labbra e dar vita ad un bacio passionale.
Le nostre lingue si intrecciavano e per una volta non stavano cercando di dominarsi l'una sull'altra ma erano dolci, si accarezzavano.

Mi strinse contro il suo petto mentre io avevo le mani infilate nei suoi capelli come, purtroppo per lui, mi piaceva fare.

Infilò le mani sotto la mia maglia ma quando stava per sbottonare il reggiseno, indovinate un po' ?
Il suo cellulare iniziò a squillare.

"Devi rispondere."

sussurrai contro le sue labbra quando notai che non era intenzionato a rispondere.

"Sei una rompipalle."

sbuffò prendendo il suo cellulare dalla tasca dei suoi jeans, lo spinsi con il fianco e andai in cucina mentre rispose.

"Oh Andrea."

lo sentii dire. I miei occhi guardarono l'orologio.
Erano le 02:35 di notte.

"Va bene mo usciamo."

staccò la chiamata e lo vidi posizionare in un borsone varie armi.

"Stanno tutti qua fuori, vieni piccola."

disse chiudendo il borsone e prese la mia mano uscendo fuori casa.
Quando uscimmo fuori la villetta notai Andrea e mia sorella subito e corsi da loro.

"Non ti avrei potuta lasciare sola."

disse Sara abbracciandomi e io la strinsi forte, con loro al mio fianco mi sentivo protetta e più forte. Loro erano la mia forza.

Soprattutto un certo ragazzo bipolare con gli occhi neri.

"Sono felice che state qua."

ci staccammo dall'abbraccio e affiancai di nuovo Salvatore, che aveva distribuito le armi a tutti.
Sorrisi come segno di saluto a Francesco, c'era anche lui, e lui ricambiò.

"Ascoltatemi bene! Loro sono furbi, non si aspettano un nostro attacco adesso, ma questo non significa che non sono pronti. Dovete stare tutti attenti, non fate passi falsi perché non avrete un secondo di vita in più se sbagliate. Che Dio sia con noi."

disse Salvatore guardando uno di loro e mi strinse la mia piccola mano, in confronto alla sua.

"Hanno dichiarato guerra, dentro un momento in cui stavamo in minoranza sono entrati in casa mia, si sono presi il boss, mio padre, e devono pagare per questo."

Finì di parlare e tutti annuirono, eravamo tutti pronti a riprenderci il nostro trono.
Nessuno doveva sfidare gli Esposito.
E loro avevano giocato pure troppo..

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