Capitolo 21

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Ero seduta dietro la scrivania dell'ufficio del padre di Salvatore, stavo contando dei soldi, mentre il ragazzo parlava a telefono con gente diversa ogni minuto.

C'era qualcosa che non andava.

"Sa'."

lo richiamai per farmi sentire e attirare la sua attenzione, mi fece il gesto con la mano di aspettare e continuò a parlare fin quando non staccò.

"Che succede mo?"

chiese venendo a sedersi vicino a me e io gli feci notare che qualcosa non andava.

"Questa settimana dal giro che avete in comune con quella famiglia, di Michele, avete guadagnato solo il trenta percento."

gli mostrai i soldi e dei conti fatti su un foglio.
Lo vidi stringere le mani e alzarsi furioso.

"Mi sono rotto il cazzo con questi."

sbraitò e si allontanò da me uscendo dall'ufficio. Mi alzai preoccupata e lo seguii fuori.

"Che vuoi fare Salvatore?"

stavamo in mezzo al corridoio che collegava all'ampia cucina e il salone, dove c'era il resto della famiglia, che era tornata.

"Fatti gli affari tuoi. Andrea vieni con me."

invitò suo fratello ad alzarsi dal divano, che stava amoreggiando con Sara.
Sbuffai quando uscirono di casa e me ne andai velocemente nella camera.

Non avevo intenzione di starmene chiusa in una stanza mentre loro facevano qualche cazzata.
Qualcuno voleva uccidermi ma io ero forte, basta piangersi addosso, sapevo difendermi e non avevo bisogno di nessuno.

Presi una borsetta dove infilai la mia pistola personale ormai e uscii dalla stanza, senza farmi vedere uscii di casa e salutai come se nulla fosse gli uomini lì fuori.

Mi ritrovai a camminare per le strade di Napoli, feci anche un po' di shopping e mangiai una piccola pizzetta.
Stavo tornando a casa quando una macchina si fermò davanti a me e abbassando il finestrino notai Salvatore.

"Che stai facendo solo tu qua?"

chiese guardandomi male e appena vide tutte le buste che avevo in mano scoppiò a ridere.

"Bimba tu così ti prendi anche il mio armadio con tutte queste cose."

scossi la testa divertita e salii in macchina dopo aver messo le buste dietro.

"Ho comprato poche cose, mica so tante?"

chiesi allacciando la cintura.
Effettivamente io non avevo tutto il mio armadio a casa Esposito, anche perché non pensavo che dovevo rimanerci a lungo qui a Napoli, infatti avevo portato lo stretto indispensabile.

"Come no. Comunque non devi uscire da sola, potevi almeno stare con tua sorella."

mi guardò di nuovo male e mise in moto ripartendo per le strade.

"Mia sorella aveva altro da fare."

mentii, in realtà manco l'avevo chiesto a Sara.

"Non dirmi bugie Anna. Lo so quando lo fai, ti conosco."

strinse il manubrio e accelerò, mi chiedevo sempre come faceva a piacermi, per quanto io sia pazza, non ero come lui.
Io ero spietata solo negli affari, lui si era così immedesimato nel suo essere un criminale che ormai si comportava sempre così.

"Salvatore non parlarmi così, e statti calmo."

sbuffai girandomi per la prima volta bene verso il suo viso e potei notare il suo occhio sinistro leggermente gonfio e più scuro, era viola?

"Salvatore cosa hai fatto?"

chiesi preoccupata, non potevo toccarlo, stava guidando.

"Fatti gli affari tuoi Anna."

ringhiò contro me e dopo qualche minuto arrivammo a casa sua.
Non lo sopportavo quando mi rispondeva in quel modo, ma se è una cosa che gli da fastidio, significa che è successo qualcosa e non lo vuole dire.

Scesi dall'auto senza dire nulla e lui mi seguì in casa, mi fermai esattamente all'ingresso della porta girandomi verso lui e facendolo bloccare.
Spalancai gli occhi notando che avesse tutto il lato sinistro massacrato, aveva uno spacco al labbro e al sopracciglio, l'occhio viola che si gonfiava sempre di più.

"Dimmi che successo!"

mi imposi guardandolo male, proprio come mi stava guardando lui a me.
Odiavo il fatto che avevo un istinto protettivo verso quel ragazzo, ma non riuscivo a metterlo a tacere.

"Anna, ti ho detto fatti i cazzi tuoi."

ringhiò cercando di mantenere la calma.
Mo mi sente sto stronzo.

"Mi hai scocciata hai capito? Non ti sopporto più a te e i tuoi comportamenti, prima mi tratti come una principessa e poi? Ti ho detto non tenermi nascosto niente, altrimenti non andremo mai d'accordo."

gli dissi arrabbiata e tornai in macchina per prendere le buste con i miei vestiti.
Tornai verso casa e prima di entrare gli diedi una spallata, dato che stava ancora lì zitto come uno stoccafisso.

Ma che stupido! Tutti a me?!

Appena entrai notai delle valige in salone e mio padre che salutava.
Accanto a lui c'erano anche Sara e Andrea.

"Papà?"

attirai la loro attenzione e mia sorella mi guardò con le lacrime agli occhi.
No, non se ne poteva andare di già.

"Devo andare Anna, abbiamo problemi a Salerno, non posso stare ancora qui."

lo abbracciai e feci lo stesso con mia sorella.

"Stai attenta, fai la brava."

mi sussurrò all'orecchio Sara e mi vennero gli occhi lucidi.

"Tu non farmi diventare zia."

dissi cercando di sdrammatizzare e lei arrossì e rise insieme a me.

"Dovrei dirtelo io. Dato che ti sposerai."

ancora a parlare di bambini con me? Ma che volevano da una povera ragazzina.
Aiuto!

"Tu sei la più grande."

ci facemmo una linguaccia a vicenda e salutai anche Andrea. Notai che anche lui stava messo male, come Salvatore, se non peggio, ma le ferite erano medicate, a differenza di un cretino con gli occhi neri.

"Ci vediamo cognatina?"

chiese dandomi una semplice leggera pacca sulla spalla, di solito gli uomini in famiglia non hanno molta confidenza con le donne, soprattutto nel caso mio che ero la "fidanzata" di suo fratello.
Figuriamoci uomini esterni alla famiglia.

"Alla prossima, non trattarla male che vengo fino e Salerno Andrea."

lo guardai seria e lui mi fece un sorriso.

"Non preoccuparti."

presero le loro valige e uscendo salutarono Salvatore che stava ancora sul ciglio della porta.

"Se permettete vado a sistemare le mie cose."

dissi al boss di casa quando andarono tutti via lasciandomi con il boss e il minore degli Esposito.
Il padrone di casa mi congedò con un sorriso e me ne andai in camera evitando lo sguardo di Salvatore su di me.

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