POV ANNA:
Napoli.
"Non ti permettere più hai capito? Porta rispetto altrimenti tornatene nella miseria."
stavo litigando contro uno stronzo che voleva in tutti i modi prendersi tutto il dieci per cento.
Che sia chiaro agli Esposito non valeva nulla quel dieci per cento, era come uno spillo in un campo di grano, per tutti i soldi che prendevano all'ora, ma dovevano imparare a non imporsi.
Perché qua c'era solo una persona che dettava legge e di certo non erano loro.Ma questo ragazzo stava oltrepassando ogni limite, se voleva la sua parte doveva tenersi quella e stare in silenzio. Stava mancando di rispetto alla famiglia e non potevo permetterlo.
Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla e mi girai notando Don Vincenzo, che era rimasto al mio fianco tutto il tempo, specialmente dopo l'inseguimento.
"Ci penso io ora, sei stata brava."
mi diede un leggero buffetto sulla spalla, restando serio e privo di emozioni dato che eravamo davanti ad estranei, era così il nostro mondo, non si mostrano debolezze.
Mi allontanai da loro e uscii in strada, si era già fatta sera, ero stata presa così tanto dalla situazione che non me ne ero nemmeno accorta.
Presi il pacchetto di sigarette dalla borsetta e ne sfilai una.
Una volta portata alle labbra l'accesi aspirando il fumo. Di solito fumavo solo quando ero nervosa, e in quei momenti lo ero tanto.Mi chiedevo perché Salvatore non mi avesse avvisata di quel suo "viaggetto" per Scalea, aveva anche detto che saremmo dovuti andare io e lui nella sua casa a Posillipo, a vivere insieme ed erano ormai le nove di sera, non sapevo nemmeno quando sarebbe tornato.
Non mi aveva mandato nemmeno un misero messaggio e questa cosa mi metteva ansia ma allo stesso tempo mi faceva arrabbiare.Spensi la sigaretta ormai finita, e vidi Don Salvatore uscire con dei borsoni.
"Andiamo a casa Anna, sei stata veramente brava, fatti rispettare sempre. Le cose si sono sistemate."
entrammo nella sua macchina.
"Grazie."
-
-Quando arrivammo a casa preparai la cena per me e il padrone di casa, che fortunatamente apprezzò, e ci mettemmo, dopo cena, a contare i soldi guadagnati per vedere se fossero giusti.
Mi piaceva stare con Don Vincenzo, era come un padre ormai, ed effettivamente aveva lo stesso carattere e modo di fare di mio padre, quindi mi faceva sentire più a casa.La porta d'ingresso si aprì, mostrando la figura di Salvatore, quando vidi l'orologio mancavano dieci minuti alla mezzanotte.
"Bentornato a casa Salvatore, hai fatto?"
chiese il boss alzandosi e lasciando solo me a contare quella montagna di soldi.
"Si papà ho fatto, tutto bene."
sentii solo la sua voce, non lo degnai nemmeno di uno sguardo, continuavo a starmene sulle mie e contare quei soldi.
Don Vincenzo notò l'aria pesante tra noi e ci salutò prima di uscire di casa.
"Piccola."
si avvicinò a me per baciarmi ma misi una mano sul suo petto allontanandolo.
"Cosa c'è adesso?"
chiese guardandomi male e io posai i soldi sulla tavola girandomi verso lui.
L'avrei preso a schiaffi ma non volevo litigare con lui ancora e ancora, ci facevamo perennemente la guerra."Tu te ne vai una giornata intera, mi fai svegliare da sola, non mi dici dove vai, nemmeno una misera chiamata o un messaggio e pretendi che io ti ascolti o ti dia un bacio senza dire o fare niente?!"
incrociai le braccia sotto al seno e sembrò fare un'espressione scocciata, ora lo meno.
"Avevo da fare, altrimenti ti chiamavo."
mi prese dai fianchi e strinse la presa con le braccia così che non potessi staccarlo.
Lo odiavo tanto.Come lo amavo tanto.
"Si, come no."
roteai gli occhi sbuffando e lo vidi mordersi il labbro avvicinandosi al mio collo, dove iniziò a lasciarci dei baci su.
"E dai lo sai che quando si tratta di affari lo dimentico il telefono."
mi accigliai a quelle parole e lo allontanai dal mio collo.
"Quindi ti dimentichi anche di me?"
chiesi mordendomi l'interno guancia incrociando lo sguardo nel suo.
"Ma sei scema Anna? Ti pensavo anche mentre stavo a pranzo con quella gente, mi hai fottuto il cervello."
lo sentii afferrare un lembo di pelle del mio collo e succhiare, certa che il suo intento era lasciare il suo segno sulla mia pelle.
"E dai, io sono arrabbiata con te."
cercai di allontanarlo ma ricevetti solo un morso, non doloroso, e le sue mani stringere il mio sedere.
"La smetti?"
chiesi alzando gli occhi e divertita allo stesso tempo.
"No mi sei mancata."
si staccò dal mio collo, sapevo che mi aveva lasciato un segno violaceo ma non gli diedi molta importanza.
"Che ruffiano."
lo presi in giro e lui mi prese in braccio a sacco di patate, sulla sua spalla, manco fossi stata una piuma, ma sembrava che per lui lo fossi.
"Mettimi giù."
dissi ridendo dandogli degli schiaffetti sulla schiena ma lui non lo fece, anzi iniziò a camminare verso la nostra camera.
"No, devi pagare per avermi chiamato così."
entrò nella nostra stanza e mi buttò sul letto, stranamente con molta gentilezza e grazia, l'opposto di come era lui di solito.
"Per averti chiamato ruffiano? Ma tu lo sei."
cercai di sfuggire dalle sue grinfie ma si mise a cavalcioni su di me e iniziò a farmi il solletico.
"Ah si, mo ti faccio vedere io allora."
ridevamo entrambi come due bambini, e lui non smetteva di solleticarmi i fianchi, dove aveva capito che ero più sensibile, il mio punto debole.
"Dai Salvatore basta, mi fai morire."
lo pregai tra le risate cercando di bloccare le sue mani invano.
"Chiedi scusa."
mi accigliai tra le risate. Non mi sarei mai sottomessa a lui, doveva entrargli nel cervello prima o poi.
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SEI PAZZA COME ME!
Chick-Lit(ATTENZIONE, IL LIBRO HA SUBITO UN CAMBIO DI COPERTINA E QUALCHE TRATTO DELLA STORIA, QUESTA È LA VERSIONE UFFICIALE. LA STORIA È STATA PRIMA MOLTE VOLTE) Cosa succede quando si unisce il fuoco con la benzina? Cosa succede se si mette un fiammifero...