Capitolo 25

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Quando finì di parlare rimasi senza parole, non potevo credere che un ragazzo come lui, di poche parole, avesse detto tutto quello.
Non potevo credere che anche lui aveva iniziato a provare qualcosa per me.
E la cosa che mi fece scaldare il cuore ancor di più fu il fatto che disse che se io avessi detto di no lui non si sarebbe arreso, avrebbe provato ancora a farmi innamorare di lui, senza arrendersi.

Mi morsi il labbro mentre guardavo quegli occhi neri, che apparentemente sembravano privi di emozione, quando in realtà sprigionavano solo speranza di una mia risposta positiva a quella domanda.

Mi alzai sulle punte, perché anche se avevo i tacchi, lui era comunque più alto, e mi avvicinai al suo orecchio.

"Avevi detto che ero diventata tua nel momento in cui sono entrata in casa tua, anzi da quando ero nata. Sono destinata a stare con te Salvatore, ed io non voglio nessun altro ragazzo oltre te."

sussurrai al suo orecchio lasciandogli un bacio leggero sotto di esso e mi allontanai di poco per poter incastrare di nuovo i nostri occhi.

"Quindi si, voglio essere la tua ragazza."

lo vidi fare un sorriso, stavolta sorrideva davvero, afferrò la mia vita stringendola tra le sue braccia e mi tenne stretta in un abbraccio alzandomi di poco da terra.

"Sei mia bimba, lo sei sempre stata, ma adesso è ufficiale."

sussurrò anche lui al mio orecchio tenendomi stretta a lui e mi fece scendere, ma io non staccai le mie braccia dal suo collo.

"E tu sei mio."

stavamo per baciarci quando si bloccò e iniziò a cercare qualcosa dalle sue tasche.

"Che stai facendo?"

chiesi quando lo vidi davvero intenzionato a trovare questa ipotetica cosa e all'improvviso tirò fuori una scatolina di velluto.

"Questo è solo l'inizio di una favola d'amore, tu con me devi fare la regina."

disse aprendo la scatolina che mostrò un anello di diamanti bellissimo.

"Ma sei pazzo? Hai speso una cifra."

lui in risposta mi prese la mano e mi fece indossare l'anello, dandogli un bacio leggero su, guardandomi negli occhi, come se stesse sigillando la nostra storia.
Come una promessa.

Aiutatemi a non cadere ai suoi piedi, che dopo ci vorrà il cucchiaino per raccogliermi.
Questo ragazzo era troppo. Troppo.

"Che ti interessa quanto ho speso? Te l'ho detto è solo l'inizio."

non mi fece aggiungere nient'altro dato che prese il mio viso tra le sue grandi mani e fece unire le nostre labbra, in un bacio bisognoso e pieno d'amore.

Mi strinse a lui chiedendomi l'accesso con la lingua, al quale non mi tirai indietro.
Ci staccammo solo quando i respiri divennero più pesanti, segno che avevamo bisogno di respirare, e perché stava diventando davvero troppo passionale.

...

Avevamo appena finito la cena, avevamo scoperto altre cose l'uno dell'altra.
Ci piacevano addirittura gli stessi piatti, lo stesso dolce preferito.
Salvatore era letteralmente la versione maschile di me, e più lo conoscevo più mi confermava quest'idea.

Ci alzammo da tavola e uscimmo mano nella mano dal ristorante quando al ragazzo arrivò una chiamata.

Lo vidi rispondere al telefono e mi fece entrare in macchina, mentre lui restò fuori.
Aveva gli occhi spalancati, urlava ma non capivo cosa stesse dicendo.

Capii solo che stava parlando con suo padre.

POV SALVATORE:

"Non tornate a casa, io me ne sto andando."

mi innervosii alle parole di mio padre.

"Ma che cazzo dici papà? Io non lascio la mia casa, non mi faccio comandare da nessuno."

gli staccai il telefono in faccia.
Se pensava che avrei lasciato Napoli e far capire a quelle merde che avevano vinto si sbagliava di grosso.
Io ero un boss e Napoli era mia.

Chiamai l'unico amico di cui mi fidavo davvero.

"Pronto Sa'?"

"Francesco mo vengo a casa tua, fatti trovare là, ti devo parlare."

dissi entrando velocemente in macchina.

"Va bene, ti aspetto."

staccai la chiamata e posai il telefono mettendo in moto.

"Mo ti faccio conoscere certi amici, va bene bimba?"

mi guardava confusa mentre guidavo velocemente tra le strade.
Fortunatamente stavamo vicino Forcella, dove abitava il mio migliore amico. L'unico amico di cui mi fidavo ciecamente era Francesco.

"Dove andiamo Salvatore? Mi vuoi dice che succede? Lo so che stai nascondendo qualcosa."

disse sbuffando, l'avrei trucidata in quel momento ma aveva ragione, le stavo mentendo.

"Te lo dirò Anna, ma dopo, con calma, adesso non è il momento per favore."

continuai a guidare e fortunatamente non disse più nulla.
La amavo anche per quel motivo, sapeva fin dove doveva spingersi con me, senza farmi arrivare al limite, ecco anche perché non avrei mai potuto farle nulla.
E in verità anche perché se avessi fatto del male a lei un po' era come farlo a me stesso.

Incredibile come non avevamo mai un attimo di pace e che anche quella serata doveva essere rovinata.

"Siamo arrivati bimba."

dissi fermando la macchina davanti al cancello della casa di Francesco, fin quando non notai il cancello aprirsi. Probabilmente mi aveva visto arrivare e mi aveva aperto per farmi mettere la macchina dentro.
Anche se nessuno l'avrebbe potuta toccare.

"Mo ti faccio conoscere qualcuno che potrebbe piacerti."

scendemmo dalla macchina e le presi la mano. Se avessi saputo l'avrei dato qualcosa di mio per farla cambiare.
Quel vestito la metteva troppo in risalto.

NARRATORE ESTERNO:

Mentre Salvatore pensava che suo padre fosse un vigliacco e un infame.
Non sapeva che suo padre era sotto tortura, stava solo cercando di non farlo tornare a casa per non essere preso dal nemico e ucciso.
Il boss di Napoli non era un infame, non avrebbe mai abbandonato la sua città, lui era un grande boss, di quelli vecchio stile, avrebbe preferito morire a testa alta ma mai diventare una pecora e un infame.

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