Capitolo 43

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POV SALVATORE:

Salerno ore 18:35

Eravamo riusciti a trovare Sara, sana e salva, senza nemmeno un graffio, ma sembrava non voler parlare con nessuno, non sapeva nulla di dove fosse Andrea.
Era bianca in viso ed era sotto effetto di eroina, o almeno così pensavamo.

Cacciai un urlo sbattendo la sedia dall'altra parte della cucina. Mio padre si girò verso me.

"Calmati Sa'."

lo fulminai con lo sguardo a quelle parole.

"Non ho niente da calmarmi, devo trovare mio fratello."

sbottai furioso e Don Gennaro sospirò.

"Salvatore ci pensiamo noi a trovare Andrea, tu vai a Napoli, mia figlia e quella città hanno bisogno di te."

sospirai alle parole del padre di Anna e annuii con la testa, odiavo non avere il controllo su tutto quello che succedeva, volevo sapere sempre tutto, e sistemare le cose a modo mio.
Ma dovevo occuparmi personalmente della mia piccola, non mi fidavo più di nessuno ormai, vedevo possibili traditori in ogni angolo.
Non mi fidavo nemmeno più di mio padre ed io mi ero sempre fidato di quell'uomo che mi ha cresciuto.

"Va bene io torno a Napoli, ma fammi sapere se scopri qualcosa."

guardai i due boss prima di avere le chiavi della macchina da mio padre e uscire di casa.
Lanciai un ultimo sguardo a Sara che stava sul divano con il telefono in mano, non me la contava giusta, c'era qualcosa di lei che non mi piaceva affatto.

Stai uscendo pazzo Salvatore? Se è stata rapita anche lei.

La mia coscienza mi portò alla realtà, impedendomi di portare oltre quel pensiero, effettivamente assurdo e uscii da quella casa.

Entrai nella macchina di mio padre e misi in moto iniziando a guidare, chiamai la mia piccola e misi il vivavoce, era l'unica che avrebbe potuto calmarmi in quel momento.

"Salvatore hai fatto? Tutto bene?"

aveva il tono di voce preoccupato, mi piaceva quel suo istinto protettivo verso me.

"Sto bene bimba, sto tornando a casa da te, mi prepari qualcosa di buono? O devo portare qualcosa io da mangiare?"

chiesi accendendomi una sigaretta mentre mi immittevo in autostrada.

"Ti preparo io qualcosa."

sorrisi alle sue parole e cacciai il fumo dal naso.

"Sta ancora Angela?"

domandai per sapere se potevo avere un po' di tempo da solo con lei, non avevamo mai tregua.

"Si, se ne andata da poco. Mhh ti devo dire una cosa quando vieni."

mi accigliai a quelle parole.

"Mi devo preoccupare?"

chiesi pronto a immaginare qualcosa di brutto o qualcosa andato storto, speravo solo che lei stesse bene.

"No, è una bella notizia."

lasciai andare il respiro che non sapevo di star trattenendo e accelerai, così da fare presto.

"Ti aspetto e guida bene, non correre."

ridacchiai e ci salutammo.

-

Dopo un'ora arrivai fuori al vialetto della nostra villetta e parcheggiai.
Notai che mancavano le guardie, sia fuori che attorno alla villa, mi accigliai e presi la pistola dai miei jeans, non era normale che mancavano, c'era qualcosa che non andava.

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