Capitolo 36

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Non mi ascoltò nemmeno un po', mi prese di peso e iniziò a camminare, anche se io lo colpivo sulla schiena.

"Tanto saresti uscita incinta dopo il matrimonio cosa ti cambia adesso o dopo?"

disse freddo stringendo le mie gambe con le braccia e sentii la sua mano poggiarsi sul mio sedere, così che la gonna non si alzasse e non mostrasse nulla.

"Smettila, i nostri ti amo, non significano che siamo innamorati da anni, che viviamo insieme da tempo. Già è troppo un matrimonio, il corpo è mio Salvatore non puoi decidere solo tu."

mi lamentai, ero arrabbiata, tanto, ma cercavo di contenermi per non peggiorare la situazione.

"Stai zitta."

per qualche secondo sentii gli occhi inumidirsi, sia per le sue parole e i suoi comportamenti, ma anche perché mi sentivo obbligata a fare qualcosa di troppo per me.
Ma subito cercai di non far uscire lacrime, non dovevo e non potevo dargli tutta quella importanza. Non mi sarei mai mostrata debole davanti ai suoi occhi.

Quando arrivammo a casa mi mise giù e me ne andai direttamente in camera, tolsi i tacchi, la giacca di pelle e i vestiti sotto il suo sguardo, dato che mi aveva seguita, ma non diceva nulla.
Meglio per lui.

Presi una maglia lunga che avevo nella cabina armadio e la infilai.
Se lui fosse sceso, sarei andata in farmacia senza dire nulla, sperando che non si stava formando già qualcosa nel mio pancino.

Sembrava brutto pensarla in quel modo, ma la mia vita si era capovolta troppo velocemente, avevo sedici anni, volevo crescere ancora un po' prima di avere dei bambini, dovevo già sposarmi così presto, non volevo mettere su famiglia, anche se ci avevo sempre pensato a me nei panni di madre.

"Bimba."

alzai gli occhi al cielo sentendo la sua voce.

"Mi vorresti parlare?"

chiese con tono calmo, troppo calmo, stava appoggiato allo stipite della porta, che si accendeva una canna.

"Non ho niente da dirti."

lo guardai male, il mio sguardo era più freddo del solito, non lasciavo trasparire nessuna emozione, anche perché al momento l'avrei solamente ucciso.
Mi sarebbe mancato? Si. Mi ero innamorata di quello stronzo, ma non potevo sopportare come volesse prendere il comando anche su di me e la mia vita.

"Non rispondermi così"

ringhiò guardandomi male, sembravamo due nemici con i nervi tesi, pronti a saltare l'uno sull'altra per ucciderci a vicenda.

"Altrimenti?"

alzai un sopracciglio sfidandolo con lo sguardo. Fece cacciare il fumo dal naso e si passò la lingua tra le labbra.
Sentii le farfalle nello stomaco a vederlo per qualche secondo ma cercai di metterle a tacere, non era proprio il momento.

"Lo vuoi sapere veramente?"

si staccò dalla porta e si iniziò ad avvicinarsi a me lentamente, io non mi mossi nemmeno di un millimetro, non mi faceva paura nemmeno un po'.

"Io ti rispondo come mi pare, tu non mi comandi!"

dissi sicura di me con i miei occhi neri fissi nei suoi altrettanto neri.
Due pozzi che si incontravano.

"Tu devi fare quello che dico io."

soffiò il fumo dalle sue labbra che sfiorò il mio viso. Socchiusi leggermente gli occhi e quando lo vidi portarsi di nuovo la canna alle labbra gliela rubai. Mi guardò sorpreso del mio gesto ma non fece nulla.

"Io non farò mai quello che dici tu."

mi portai lo spinello alle labbra e feci un tiro, l'angolo della mia bocca si alzò formando un piccolo ghigno e cacciai il fumo sul suo viso, proprio come aveva fatto lui con me poco prima.

"Mi stai sfidando piccola?"

dal suo tono di voce potei sentire un pizzico di divertimento ma sul suo viso non si smosse nulla, sempre la stessa espressione seria.

Mi allontanai da lui e uscii sul balcone della camera, convinta che lui mi stesse seguendo, e fu così.

"Io non voglio un bambino ora."

dissi passandogli di nuovo la canna che lui prese, lo vidi guardarmi male ma stavolta con più calma mi rispose meno arrabbiato.

"Perché?"

si sedette su un divanetto guardando il cielo scuro e rimasi a guardarlo, meravigliandomi ogni volta di come cambiasse facilmente umore in poco tempo.

"Salvatore ti conosco da un mese, ci siamo innamorati è vero ma ci sono tante cose da fare prima di mettere su una famiglia."

il mio tono di voce non poteva essere più tranquillo di com'era, non lo volevo far arrabbiare e agitare di nuovo.

"Io non voglio che ti togli nostro figlio."

disse sospirando e spense la canna nel posacenere presente sul piccolo tavolino di vetro davanti al divanetto.

"Salvatore pensaci, nemmeno io vorrei, ma siamo piccoli, abbiamo tanti problemi ultimamente, e abbiamo il matrimonio di mezzo."

mi morsi il labbro cercando di farlo ragionare.
Un mio pensiero erano anche gli Smith, loro volevano farmi del male, se fossero riusciti nel loro intento un giorno, non me lo sarei mai perdonato che anche mio figlio, o mia figlia ci fosse andato di mezzo.

Si alzò e si avvicinò a me, prese le mie mani nelle sue guardandomi negli occhi.

"Cercherò di non comportarmi più come prima ma non ti prendere nessuna pillola, ti prego bimba."

sembrava quasi una supplica la sua.
Posai una mano sulla sua guancia destra e la accarezzai.

"Perché vuoi così tanto un figlio?"

chiesi curiosa.

"Perché sono pronto a fare tutto, lo so che è presto ma non me ne importa. E poi un figlio sarebbe la cosa più bella che mi potesse capitare."

abbassai lo sguardo alle sue parole, non mi sentivo pronta a tutto quello che mi stava capitando ma se fosse servito per renderlo felice allora si, non avrei preso nessuna pillola.

"Va bene."

lo vidi sorridere e mi imprigionò tra le sue braccia alzandomi da terra e portandomi in camera.

"Scusa bimba."

sussurrò contro il mio collo lasciandomi dei baci e ci distendemmo a letto, lui su di me.

"Mi piaci quando mi sfidi con quei sguardi che fai, sei troppo bella."

sorrisi alle sue parole e cinsi il suo collo con le mie braccia, attirandolo a me.

"Ti devo sfidare spesso allora boss."

dissi ridendo seguita da lui e si avventò sulle mie labbra baciandomi con foga.

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