Capitolo 37

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La sveglia del mio cellulare disturbò il mio sonno e subito allungai il braccio per spegnerla così da non svegliare anche Salvatore che dormiva ancora.

Gli lasciai un bacio sul petto nudo prima di alzarmi silenziosamente dal letto e recuperare il mio intimo per indossarlo, come la maglietta del ragazzo che mi andava a vestito.

Prima di uscire dalla camera lo guardai un ultima volta. Ogni volta mi chiedevo come poteva un ragazzo essere così bello.
Le braccia con quel poco di muscoli da renderlo uomo e non un ragazzino, le sue gambe, il petto muscoloso ma non troppo, le labbra carnose, i capelli scuri, gli occhi neri che potevano trasmettere più di un paio di occhi chiari.

Il mio cuore aumentava i suoi battiti solo a sentir nominare il suo nome.

Salvatore Esposito.

E il mio cuore doveva essere ripreso con il cucchiaino.

Forse ero una stupida, non dovevo farmi condizionare da lui su molte cose, soprattutto sulla decisione di non prendere la pillola dopo i nostri rapporti non protetti, ma io lo volevo rendere felice e se ci fosse stato lui al mio fianco, allora non avrei avuto paura se si fosse presentato un bambino.

Uscii dalla stanza così da non restare ancora lì imbambolata a guardarlo, anche se non mi dispiaceva affatto.

Volevo fargli una sorpresa così chiesi ad una delle guardie che erano in giardino se potesse andare a comprare dei cornetti con il gusto preferito di Salvatore e due caffellatte, con un succo di frutta, dato che non sapevo cosa avrebbe preferito.

Nell'attesa chiamai mio padre che non sentivo da quando era andato via da Napoli.

"Annarè."

sorrisi sentendo la sua voce.

"Papi, come stai? Come vanno le cose là?"

"Bene a papà. Sto sistemando ancora le cose ma sto cercando di fare un patto con il signor Smith così che quello che è successo l'altra volta non succeda più. Se tutto va bene questa storia finisce presto e tu non ti devi preoccupare più di nulla."

mi sedetti sul divano ed incrociai le gambe, ero sollevata nel sapere che forse sarebbe finito tutto senza un'altra guerra.

"Lo spero papà." sospirai.

"Con Salvatore invece? Come vanno le cose?"

Mi morsi il labbro a quella domanda e cercai di pensare come raccontargli tutto quello che era successo evitando qualche particolare.

"Bene papà, ci siamo conosciuti meglio e mi ha fatto la proposta. Oggi siamo andati a comprare le scarpe per me per il matrimonio e abbiamo scelto il ristorante."

dissi giocherellando con i capelli.

"Hai visto? Non siete tanto diversi. Ora ti devo lasciare a papà, ci vediamo presto. Ciao piccola."

"Ciao papi."

ci salutammo e staccai.
Mi alzai dal divano sentendo un motorino parcheggiare nel vialetto e quando vidi la guardia, Tom, credo si chiamava così, non sapevo nemmeno se fosse un nome italiano ma non sembrava, aveva portato la colazione che gli avevo chiesto.

Aprii la porta e gli feci un sorriso cordiale mentre lui mi dava la scatola a forma di cuore.

"Grazie Tom."

gli diedi i soldi e mentre stavo per chiudere la porta sentii un "Grazie a lei signorina".

Non gli diedi peso e rientrai ritrovandomi un Salvatore appena sveglio sull'entrata della cucina con solo i boxer addosso, che mi squadrava.

"Ti sei fatta vedere con le gambe da fuori da tutti quelli là?"

chiese inarcando un sopracciglio e indicando le guardie dalla finestra.
Ci risiamo lui e la sua gelosia.

"Ma se mi va a vestito la tua maglia, e poi nessuno mi ha vista, non sono uscita fuori, stavo dietro la porta."

sbuffai poggiando la scatola sul tavolo e sentii le sue braccia cingermi da dietro.

"Mo ti faccio scrivere su tutti i vestiti, proprietà Salvatore Esposito, così girano alla larga da te appena leggono il mio nome."

mi venne da ridere alle sue parole e scossi la testa.

"Sei proprio uno scemo."

dissi ridacchiando e lo sentii ridere.

"E mo mangia."

gli presi le mani e lo feci sedere a tavola incitandolo ad aprire la scatola.
Volevo fargli un vero regalo, ma più in là.

"Mi hai letto nel pensiero piccola, se non mi fossi svegliato così tardi.."

mi afferrò il polso e mi fece sedere sulle sue gambe mentre con l'altra mano apriva la scatola.

"La prossima volta, mo non ci pensare."

infilai il viso nell'incavo del suo collo e iniziai a lasciargli dei baci sotto il lobo dell'orecchio.

"Per me possiamo anche saltare la colazione se fai così."

disse stringendo il mio fianco in una delle sue grandi mani e sorrisi contro il suo collo.

"Mangiamo scemo."

alzai la testa e mi girai verso la tavola, iniziammo a mangiare e scherzare tra noi, sporcandoci ogni tanto a vicenda con la nutella presente nei cornetti e ridendo come due bambini.

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