Capitolo 31

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Quando mi svegliai allungai il braccio e constatai che l'altra parte del letto non trovai Salvatore, forse era uscito per fare qualcosa.

Mi alzai prendendo il mio cellulare e andai in cucina, sapevo di essere in condizioni pietose ma non me ne fregava.

"Buongiorno."

era Sara, stava appoggiata ad uno dei banconi della cucina a bere quello che sembrava essere caffè.

"Buongiorno, siamo sole?"

chiesi dandole un bacio sulla guancia e mi sedetti a tavola per fare colazione. Anche se era orario di pranzo.

"No, ci sta Don Vincenzo nel suo ufficio, ma tra poco uscirà."

alzò le spalle e sciacquò la tazzina ormai vuota.
Annuii semplicemente con la testa e addentai un biscotto, i pan di stelle, i miei preferiti.

"Io e Andrea torniamo a Salerno."

disse dopo vari minuti di silenzio.
Di già? Si erano venuti per aiutarci con il clan dei Pirozzi, ma pensavo che restavano un altro po'.

"Come vanno le cose là?"

chiesi dato che non sentivo mio padre da giorni ormai.

"Anna le cose a Salerno non vanno bene, gli Smith stanno creando tanti problemi a papà e in più c'è l'hanno con te. Per me erano loro."

un brivido percorse la mia schiena al sentire quelle parole. Volevano me perché avevo umiliato il signor Smith davanti alla sua famiglia e i suoi uomini.
Ed ora voleva vendicarsi.
Mettersi contro gli americani era un problema e lo sapevo bene, ma quella mattina non avevo pensato minimamente alle conseguenze delle mie azioni.

"Non pensare che sia colpa tua, tu hai fatto quello che dovevi fare. Lo so cosa stai pensando."

disse impedendomi di fare pensieri che mi avrebbero portata ad incolparmi da sola.
Aveva ragione d'altronde.

Scossi la testa e non aggiunsi nulla, stranamente nell'ultimo periodo ero diventata più chiusa e sulle mie e non era una cosa da me. Niente affatto.

Mentre pulivo ciò che avevo sporcato uscì Don Vincenzo dal suo ufficio.

"Andrea sta aspettando fuori, dovete partire a tuo padre serve una mano a Salerno, subito."

disse rivolto a Sara, e dopo i saluti lei uscì di casa.

"Anna, tu invece devi farmi un favore."

mi guardò con un'aria molto seria.

"Ditemi."

dissi girandomi verso il padrone di casa, dopo aver posato le cose che avevo lavato.

"Salvatore è andato a Scalea, doveva contrattare con uno dei nostri soci che stanno là. Tu mi devi far vedere come gestisci le piazze, stanno tutti incazzati."

Salvatore come al solito non mi diceva mai nulla e ora come sempre dovevo vedermela in una situazione più grande di me solo per dimostrare che io ero all'altezza di certi compiti.

"Perché stanno incazzati?"

chiesi con un'espressione corrucciata.
Avrei tanto voluto stare a letto e non fare nulla, ma invece mi toccava fare i soliti affari.

"Da quando i Pirozzi non si prendono più quel dieci per cento si pensano che viene separato per gli altri, tu devi cercare di far rimanere le cose come stanno e pure quel dieci per cento deve entrare a noi."

annuii alle sue parole, già sapevo cosa fare, non era la prima volta che lo facevo fortunatamente mio padre me l'aveva fatto fare varie volte quando ero a Salerno.

"Va bene Don Vincenzo, mi vado a vestire."

Tornai nella mia stanza, mi lavai e mi vestii.

Quando finii di prepararmi tornai in soggiorno dove c'era il boss ad aspettarmi.

POV SALVATORE:

Scalea.

Mi svegliai con un mal di testa atroce, avevo bevuto e tirato tantissimo appena arrivato qui, avevo contrattato con i calabresi e avevamo festeggiato.
Non ero andato con nessuna donna, questo lo sapevo, me lo ricordavo benissimo come si avvicinavano ed io le allontanavo.
Io la mia piccola donna l'avevo già.

Ma avevo fatto di nuovo uso di cocaina e speravo che non mi sarebbe venuta l'astinenza, non volevo deluderla di nuovo.

"Salvatore, dobbiamo partire?"

era Francesco, dovevo ringraziare di averlo sempre al mio fianco, era il migliore che potessi avere e dopo le diverse delusioni ricevute dalle svariate amicizie avute in passato non pensavo di potermi fidare di nuovo.
Ma Francesco era riuscito a farmi ricredere.

"Si adesso torniamo a Napoli. Devo ancora sistemare il problema con quei stronzi."

ringhiai alzandomi dal letto.
Avevo sempre tutto sotto controllo ma da quando i Pirozzi erano usciti dal giro volevano tutti accaparrarsi quel dieci per cento, che non avrei mai dato a nessuno, ognuno stava bene con la quota che prendeva.

"Non preoccuparti per quello. Tuo padre ha detto che ci ha pensato già Anna."

rimasi sbalordito a quelle parole, quella ragazzina mi lasciava sempre come uno stoccafisso. Era forte lo sapevo.
Ma non doveva stare sola ad occuparsi degli affari, speravo solo che mio padre l'avesse accompagnata.

Don Gennaro, il padre della mia piccola, doveva muoversi a sistemare i problemi con gli Smith per non far succedere quello che stava per accadere la mattina precedente, altrimenti li avrei ammazzati tutti.

Se la dovevano vedere prima con me se avevano intenzione di far del male alla mia donna.

"Torniamo a Napoli, muoviamoci."

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