I giorni passarono velocemente, Elijah e la famiglia riuscirono a trovare un compromesso per calmare le acque, Klaus non si sarebbe più avvicinato a lei e la sua serva ma non era facile purtroppo non incontrare la sua faccia per i corridoi, al contrario di Kol che per quanto felice sarebbe stata di incontrarlo non era mai riuscita ad avere un momento da sola con lui per parlare dell'accaduto.
Quel giorno si alzò avendo preso la decisione di andarlo a cercare per parlarci, sognava quel bacio tutte le notti ormai sperando che magari prima o poi gliene sarebbe stato concesso un altro.
Uscita dalla sua camera ormai sistemata e pronta per ogni evenienza, così si avviò verso gli unici posti in cui sapeva che Kol passava il tempo o almeno gli unici posti in cui l'aveva visto: la biblioteca e il giardino. Passando davanti ad una delle finestre posteriori si affacciò e vide che non c'era così si avviò sicura in biblioteca, aprì la porta e fece un giro all'interno ma non lo trovò neanche lì.
Scansolata e senza idee di dove cercarlo iniziò a camminare per i corridoi sperando che la fortuna la assistesse, poco dopo incontrò per i corridoi uno dei messaggeri di Elijah così lo fermò
"Scusami" disse attirando la sua attenzione, il ragazzo la guardò sorpreso
"Avete bisogno di qualcosa mia signora?" lei sorrise benevola
"In realtà si, non è che per caso hai visto il signor Kol?" chiese
"Ora come ora no mia signora, però l'ho visto stamattina presto partire a cavallo da quello che so è andato a svolgere delle commissioni ufficiali in città, dovrebbe rientrare in serata" lei annuì e ringraziò tornando verso la sua camera un po' delusa.Camminando per i corridoi udì un tonfo provenire da dietro una delle porte così l'aprì senza pensarci due volte, davanti a sé trovò una scena che non si sarebbe mai immaginata, riconobbe la figura di Klaus con in mano un pennello e una tavolozza intento a tirare su il cavalletto dove era appesa la sua ultima opera.
Rimase lì a fissarlo per quasi cinque minuti, studiò bene il suo corpo: aveva i capelli sciolti e la faccia con qualche macchia di colore, i vestiti che gli cadevano perfettamente addosso, i calzoni forse troppo attillati infilati negli stivali e una camicia bianca anch'essa con qualche macchia qua e là probabilmente troppo grande per lui arrotolata sotto i gomiti e lasciata leggermente sbottonata davanti in modo che ad ogni sua mossa si potessero intravedere i muscoli del petto in movimento.
"Non dovreste essere qui.." furono le parole del ragazzo a farla risvegliare, arrossì vistosamente ricordando i suoi pensieri
"S-si non dovrei in effetti" si maledisse per aver balbettato, lui sorrise appena divertito e Jennifer sentì il suo cuore accelerare
"Allora perché non andate?" lei rimase un attimo in silenzio non sapendo cosa rispondere quindi decise di ignorare la domanda e focalizzarsi sui dipinti che erano appesi alle pareti
"Li avete fatti voi?" chiese spostando lo sguardo dal quadro a lui che annuì senza dire nulla quasi a disagio, lei tornò a concentrarsi sui quadri cercando di non fare caso al fatto che Klaus seguiva con lo sguardo ogni suo movimento
"Sono molto belli, avete talento" commentò
"Grazie" disse lui secco, lei sorrise timidamente continuando a guardarsi intorno, la stanza era piena di quadri finiti, incompleti o semplicemente schizzi su carta.
Lei si avvicinò a un tavolo pieno di schizzi, senza neanche chiedere iniziò a dare un'occhiata, Klaus per quanto dovesse non si sentiva per niente irritato da quella invasione della sua privacy
"Chi è questa donna?" chiese lei curiosa tenendo un foglio in mano mostrandoglielo
Aurora pensò, sapeva che avrebbe dovuto buttare quello schizzo, era solo un esperimento per vedere se ancora si ricordava il suo volto anche dopo tutti quei secoli che non la vedeva, a quanto pare sì.
"Una ragazza che ho conosciuto molto tempo fa" disse lascivo, lei si accorse che era restio sull'argomento
"E' davvero bella" commentò lei sorridente
"Era" la corresse cercando di farle credere che fosse morta così non avrebbe più fatto domande
"Oh... Beh mi dispiace moltissimo" disse lei abbassando lo sguardo e riappoggiando il foglio sul tavolo "Eravate molto legati?" continuò, Klaus sospirò esasperato
"Non mi va di parlarne, né di questo né di altro" disse duro, lei lo guardò per un attimo e poi si riprese
"Magari se parlaste con qualcuno i vostri modi non sarebbero così rudi e rozzi" commentò lei inacidita, la guardò e espirò rumorosamente stringendò i pugni lungo il corpo, di solito riusciva a controllare bene la sua rabbia repressa ma lei riusciva sempre a tirare fuori il peggio di lui
"Beh se avessi bisogno di parlare con qualcuno sicuramente non lo farei con una sconosciuta che è piombata nelle mie stanze senza permesso" rispose, lei si avvicinò guardandolo in cagnesco
"Se vi disturbava così tanto la mia presenza perché non mi avete fatto uscire subito? Il coraggio e la maleducazione per farlo non vi mancano di certo" continuò a guardarlo negli occhi, convinta di poter vincere per un attimo si perse quasi nei suoi occhi azzurri cielo. Lui la afferrò per le braccia e la avvicinò al muro intrappolandola tra esso e il suo corpo, lei trattenne il fiato in un misto di paura e eccitazione senza staccare un attimo gli occhi dai suoi
"Nessuno mi parla così in casa mia" disse lui avvicinandosi ancora, lei sentiva il suo respiro sulla pelle e il suo tocco stringersi, intravide i suoi muscoli contrarsi dall'apertura della sua camicia
"M-mi state facendo male..." la sua presa si ammorbidì ma non si mosse
"Sto aspettando delle scuse Miss Davon" la guardò strafottente, ma lei aveva troppo orgoglio per stare alle sue regole, così mosse la testa verso di lui
"Non ho niente di cui scusarmi, ho semplicemente esposto dei fatti più che confutati" lo sfidò, Klaus provava un mix di rabbia e divertimento quella ragazza era più dura di quanto pensasse e un po' le piaceva il modo in cui lo sfidava ma non le piaceva quando non lo rispettava, nessuno poteva vincere contro di lui
"E voi siete la donna più testarda che abbia mai incontrato, quindi pretendo delle scuse o..."
"O cosa? Abuserete anche di me? Sapete solo fare del male alle persone Klaus?" lo interruppe bruscamente, lui rimase senza parole, non era mai rimasto senza parole davanti a nessuno figuriamoci davanti ad una donna così mollò la presa e si allontanò incredulo. Lei lo guardò a disagio e si avvicinò alla porta, prima di uscire lo guardò di nuovo quasi dispiaciuta poi si chiuse la porta alle spalle.
Appena uscì si appoggiò con la schiena facendo dei respiri profondi scossa anche lei dalla conversazione che aveva appena avuto con Klaus, mentre guardava il suo petto alzarsi e abbassarsi ad un ritmo incontrollato sentì un altro tonfo provenire dalla camera dietro le sue spalle, riconobbe il boato di un tavolo rovesciato così decise di andarsene nella sua camera stavolta senza fermarsi per nessun motivo.Intanto nell'altra stanza Klaus furioso aveva rovesciato il tavolo sottosopra, aveva perso contro una stupida ragazzina testarda e questo lo mandava in bestia. Non riusciva a capacitarsi di come un vampiro secentenario come lui non fosse in grado di sottomettere una donna di appena vent'anni, cosa aveva di speciale quella ragazza? Perché non aveva paura di lui? Tutti avevano paura di lui, anche i suoi fratelli avevano paura di lui, perché lei no?
Per sbollire la rabbia tirò un pugno all'armadio alle sue spalle lascinado una voragine nello sportello, poi uscì dalla camera. Aveva bisogno di sangue, sangue fresco così magari si sarebbe calmato e rilassato. Così scese le scale fino alle segrete della magione dove teneva la sua scorta di sangue, aprì una delle porte con la chiave presa all'ingresso, entrò nella stanza semi-buia illuminata solo da una piccola finestra sulla cima del muro, vide la figura dell'uomo davanti a sé
"E' ora di pranzo" commentò Klaus con un sorriso maligno sulle labbra, in quel momento i suoi canini crebbero in maniera innaturale e le vene intorno ai suoi occhi si ingrossarono e scurirono insieme ai suoi occhi, una scena che quel pover'uomo aveva visto fin troppe volte. Klaus lo afferrò e lo scaraventò malamente contro il muro affondando i suoi denti nella sua carne, in quel momento si immaginò il giorno in cui avrebbe fatto suo il collo di Jennifer ma per qualche strano motivo l'idea di morderla lo eccitava in un modo che non si sarebbe mai aspettato. Per scacciare i suoi pensieri posati su di lei affondò più in profondità i canini fino a spezzare il collo del povero malcapitato così lasciò il suo cadavere nella cella ormai soddisfatto, la richiuse e si controllò la camicia le macchie di sangue si nascondevano perfettamente con quelle di pittura così rientrò nella sua stanza senza destare sospetti.SPAZIO AUTRICE
Eccomi!!
Questo capitolo è un po' macabro però sono abbastanza soddisfatta è venuto proprio come l'avevo pensato.
Le visualizzazioni stanno aumentando e spero che la storia piaccia a più gente possibile, fatemi sapere!!
Grazie mille a tutti,Sara
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Jennifer Davon || The Originals
Fanfiction1603 Jennifer è una normalissima ragazza costretta dal padre a stravolgere la sua vita dopo aver conosciuto la famiglia Mikaelson. Lo farà per proteggere la sua casa e la sua gente, ma quello che non sa è che contro ogni pronostico troverà qualcosa...