Si risvegliò con un odore di muffa e di morte nel naso, la smorfia di disgusto era palese sul suo viso ma presto lasciò spazio alla confusione. Una volta aperti gli occhi si guardò intorno notando che era chiusa in una specie di prigione: la parete di fronte a lei aveva sbarre di ferro mentre le tre rimanenti erano di pietra grigia e fredda. Un brivido le attraversò il corpo non per il freddo ma per la sensazione di inquietudine che le provocava quel posto.
Il suo flusso di pensieri fu interrotto da dei passi, si rannicchiò in un angolo della cella, quando appoggiò la schiena il freddo le entrò sotto la pelle costringendola a portare le gambe al petto. Davanti a lei si ereggeva la figura di Mikael
"Bene, ti sei svegliata" commentò ridendo appena divertito
"Cosa volete?" chiese ma le uscì solo un filo di voce dalla bocca
"Oh mia cara, puoi chiamarmi anche papà se vuoi, mi sbaglio o sei la nuova fidanzata di Niklaus?" l'ironia nel suo tono era ovvia, lei in automatico ringhiò, Klaus le aveva raccontato che non andava d'accordo con il padre ma non si era soffermato sui dettagli e lei non aveva insistito troppo. Non gli aveva risposto, era rimasta in silenzio guardandosi le scarpe ormai rovinate, chi gli aveva detto di loro due? Nessuno lo sapeva fuori dalla casa.
In quel momento aprì la cella per poi entrare e richiuderla alle sue spalle
"Alla fine non ha neanche dei gusti proprio terribili" disse analizzandole il viso "Quasi mi dispiace tenerti chiusa qui dentro"
"Perdonatemi se non rido ma la vostra ironia mi fa rivoltare le budella" cercò di stuzzicare l'uomo davanti a lei ma gli provocò solo una sonora risata
"Adesso capisco perché gli piaci, hai la lingua biforcuta" ironizzò di nuovo, cosa che la fece irritare ancora di più
"Sapete anche perché gli piaccio? Perché sono una brava persona" l'uomo si ammutolì poi sorrise malizioso
"Questo lo vedremo" commentò poi uscì richiudendo a chiave.
Quando fu abbastanza lontano si avvicinò alle sbarre sperando di poterle sradicare ma si rese conto di non essere abbastanza forte, probabilmente le aveva iniettato della verbena, avrebbe spiegato anche la debolezza che sentiva nelle gambe.
Si rimise a sedere per terra con la testa tra le mani.Quando rientrarono in casa il silenzio regnava sovrano, veniva interrotto ad intervalli regolari dai ringhi che uscivano dalla bocca di Klaus ogni volta che pensava alle mani del padre sul corpo di Jennifer. Lo aveva sempre odiato ma mai quanto in quel momento.
"Nik.." lo richiamò Rebekah ancora singhiozzante "So che mi stai incolpando, mi dispiace" lui si girò con un volto inespressivo, la guardò notando le lacrime che ancora le rigavano il viso, deglutì a disagio. Avrebbe voluto urlarle che aveva ragione, che era tutta colpa sua ma si trattenne perché la colpa era solo di lui, di Mikael.
"Dobbiamo trovarla" disse con il tono più serio che aveva, il resto dei fratelli non risposero, si limitarono ad annuire ed a guardare a terra. Poi se ne andò nella sua camera, aveva bisogno di stare da solo, di pensare e di bere vino, tanto vino.
Intanto gli altri tre rimasero nell'ingresso, Rebekah posò gli occhi sul minore dei suoi fratelli
"Kol" lui alzò lo sguardo su di lei cercando di non far notare il bruciore dei suoi occhi "Mi dispiace tanto" l'altro le circondò le spalle con un braccio avvicinandola a sé
"Va tutto bene Reb, non è colpa tua ok? Io sto bene" lei scosse il capo appoggiandosi al suo petto piangendo "Va tutto bene, la riporteremo a casa" continuava a ripetere sottovoce, probabilmente voleva convincere più se stesso che la sorella
"Ha ragione Kol, la riporteremo a casa. Jennifer è di famiglia Rebekah!" lei lo guardò e accennò un sorriso facendolo unire all'abbraccio.
Tutti in quell casa si davano la colpa per quello che era successo, Kol in primis, era stato lui a portarla nel loro mondo contro ogni sua volontà e adesso era chissà dove con quel mostro sadico di suo padre. Chiuse gli occhi per evitare di piangere.Erano diverse ore che fissava le pareti della cella per trovare qualcosa che la potesse aiutare, un punto debole. Non era neanche sicura di quanto tempo fosse passato ma sicuramente si stava facendo buio.
Sentì di nuovo dei passi che percorrevano il corridoio quindi tornò nella sua posizione preferita, nell'angolo della stanza.
"Ho pensato che avessi fame" lei lo guardò senza dire nulla, in effetti si ricordò che la mattina non aveva fatto colazione quindi erano diverse ore che non metteva qualcosa sotto i denti
"Dov'è il trucco?" chiese schietta, lui sorrise leggermente sorpreso
"Vedo che stai iniziando a capire come vanno le cose nella mia famiglia, ottimo"
"Quei ragazzi non sono la vostra famiglia da seicento anni!" commentò sarcastica, mentre l'uomo inaspettatamente fece cadere a terra il vassoio che aveva in mano rovesciando il cibo sul pavimento, in silenzio aprì la porta della cella buttandoci dentro un uomo. Jennifer rimase immobile come una statua, l'odore del sangue le arrivo immediatamente alle narici, sentiva il suo battito cardiaco quindi voleva dire che era ancora vivo
"Questo sarà la tua unica fonte di cibo finché resterai qui. Ti credi una brava persona? Io ti dimostrerò che sei un mostro proprio come me!" la rabbia nella sua voce raggiungeva livelli astronomici, la ragazza tremava, doveva nutrisi ma non con voleva uccidere quell'uomo.
Una volta che Mikael se ne fu andato si avvicinò lentamente alla figura distesa a terra, era un ragazzo forse un po' più grande di lei, Mikael lo aveva ferito gravemente ad un fianco. L'odore del sangue la faceva andare su di giri ma non era ancora troppo affamata da non resistergli, fece un respiro profondo e riuscì a girarlo supino facendogli fare un gemito di dolore
"Perdonatemi, questo farà un po' più male" strappò un altro pezzo della gonna del vestito tamponando le ferita, l'uomo urlò "Mi dispiace" aggiunse poi Jennifer
"Uccidetemi per favore, non voglio morire dal dolore" dalla bocca del ragazzo uscì un filo di voce
"Non ho intenzione di lasciarvi morire, riuscite a tenere il panno con una mano?" lui annuì
"Ci proverò" rispose lui posando la mano sulla stoffa con una smorfia di dolore. Intanto la ragazza era riuscita a tirare su la manica del vestito, si concentrò per un secondo facendo crescere i denti e ferendosi il polso
"Adesso bevete" avvicinò il braccio, l'uomo esitò leggermente "Ho detto bevete dannazione, volete vivere o no?" le labbra dello sconosciuto si poggiarono sul polso di Jennifer ingoiando il sangue. Non era sicura che avrebbe funzionato ma sperava che l'effetto della verbena non le impedisse di guarirlo.
Dopo una decina di minuti l'uomo sembro riprendere colorito, lei tolse la sua mano dal panno scostandolo. Appurò che la ferita stava guarendo, sorrise e lo spostò dall'altra parte della cella lasciando che riposasse.Dormiva già da un'ora, la ragazza appoggiata al muro lo studiava attentamente: notò che aveva i capelli leggermente mossi e mori, aveva dei bei lineamenti e sembrava dormisse serenamente. Era contenta di averlo salvato ma la fame cresceva in lei.
Controllò il polso vedendo che la benda che ci aveva messo era riuscita a fermare il sangue che usciva, aspettava solo che il suo corpo smaltisse la verbena così sarebbe guarita.
Si avvicinò alla figura alla sua destra, si sporse per controllare la ferita sul fianco che era risargita del tutto quando con uno scossone l'uomo aprì gli occhi spaventato e agitato
"Ehi, va tutto bene" disse lei sorridendo gentilmente, lui non rispose ma alzò il busto e sgranando gli occhi si accorse di essere completamente guarito
"Cosa mi avete fatto? Siete una specie di strega?" stava per ridere della sua affermazione ma si trattenne
"Vi spiegherò tutto ma adesso dovete calmarvi" lui si guardò intorno non convinto
"Sono morto e sono all'Inferno?" le scappò una risata divertita ma poi ricompose schiarendosi la voce
"Perché non mi dite chi siete e come siete finito in questo posto?"
"Il mio nome è Thomas Danbury, ero uscito per una passeggiata e sono stato aggredito" la sua voce era incerta "E voi chi siete? Perché siete chiusa qui dentro?"
"Io sono Jennifer Davon, la mia ragione per essere qui è molto più lunga della vostra" spiegò lei sedendosi di nuovo a terra
"Beh il tempo non ci manca, o sbaglio?" lei rise appena
"Non sbagliate" anche lui sorrise.
Lei spiegò molte cose: chi era, da dove veniva, chi era Mikael e soprattutto come era finita lì e come aveva fatto a guarirlo. Stranamente Thomas non fece molte domande, la lasciò parlare interessato a tutto quello che diceva e cosa ancora più strana sembrava che le credesse.
"Quindi io sono chiuso in una cella con una vampira in astinenza?" chiese ironico lei sorrise e annuì
"Esattamente" rise anche lui
"Per quello che vale, grazie per avermi salvato la vita" lei sorrise di nuovo, lui si guardò le mani e poi spostò di nuovo lo sguardo su di lei "Se mi promettete di non uccidermi vi lascerò bere il mio sangue" lei lo guardò seria
"Dite davvero?" era incredula
"Beh sì, mi avete salvato la vita mi sembra il minimo" spiegò, lei si morse il labbro inferiore.
Doveva fare una scelta, se lo avesse morso sarebbe sopravvissuta ma si era ripromessa che non avrebbe mai morso nessun umano. Ma se avesse recuperato le forza magari avevano una possibilità di uscire da quel buco.
Non voleva morire, doveva tornare a casa dai ragazzi, doveva tornare a casa da Klaus.
"Quindi posso davvero?" lui annuì lasciando che si avvicinasse, lei percepiva la sua paura "Se non ve la sentite non dovete farlo per forza" commentò guardandolo dritto negli occhi. Notò che erano di un colore particolare, erano marroni chiari quasi dorati.
Il ragazzo le prese le mani tra le sue facendola trasalire
"Ho detto che potete farlo, è normale che abbia paura, un essere sovrannaturale mi sta per conficcare i denti nel collo ma mi ha appena salvato la vita quindi va bene così" la voce ferma le diede coraggio, continuò a stringergli le mani mentre affondava i canini nella sua carne. Sangue fresco, le piaceva il sapore.
Quando si allontanò da lui si rese conto che era riuscita a controllarsi abbastanza bene
"Come vi sentite Thomas?" chiese preoccupata
"Un po' debole ma bene" probabilmente aveva ancora un po' del suo sangue in circolo e lo aiutava a guarire più velocemente.
Esaminò il suo polso togliendo la benda fatta con la gonna del vestito, era guarito completamente, si sentiva molto meglio anche lei, le gambe erano diventate più forti. Così si avvicinò alle sbarre, afferrò la porta riuscendo a scardinarla. Sorrise compiaciuta girandosi verso il ragazzo dietro di lei che non credeva ai suoi occhi
"Che dite Thomas ce ne andiamo o volete continuare a fissarmi?" lui si riprese e uscirono da lì.
E' stato facile, troppo facile. pensò la ragazza inoltrandosi nel bosco, sicuramente Mikael aveva un piano in mente.
Appena fu sicura di essere abbastanza lontana da quel posto decisero di fermarsi per riprendere fiato
"Bene Signor Danbury, le nostre strade si dividono qui" il ragazzo seduto sulle radici di un albero la guardò
"Perché non vi riposate per stanotte? Sembrate stravolta, starete a casa mia, mia madre sarà felice di avere ospiti" lei gli sorrise
"Avete fatto fin troppo per me, non voglio far entrare i vostri familiari in questa situazione" spiegò
"Mi avete riportato sano e salvo da loro, non mi sdebiterò mai per quello che avete fatto quindi insisto" la sua espressione era seria "E poi quel mostro non sa dove abito"
"In ogni caso non posso presentarmi in queste condizioni" fece notare al ragazzo il vestito strappato e il suo sangue che lo macchiava
"Ci inventeremo qualcosa, ma sono sicuro che non ci faranno sicuramente caso" scrollò lo spalle sicura che Thomas non avrebbe mollato la presa
"Eh va bene, ma solo una notte poi ripartirò" il ragazzo annuì sorridendo e le fece strada verso la cittadina più vicina.
Avrebbe dovuto cercare una strega per riuscire a capire se l'incantesimo di occultamento fatto fare da Elijah era ancora attivo, poi magari sarebbe potuta tornare a casa.
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Jennifer Davon || The Originals
Hayran Kurgu1603 Jennifer è una normalissima ragazza costretta dal padre a stravolgere la sua vita dopo aver conosciuto la famiglia Mikaelson. Lo farà per proteggere la sua casa e la sua gente, ma quello che non sa è che contro ogni pronostico troverà qualcosa...