Capitolo VII

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Arrivata in camera si chiuse la porta alle spalle e girò la chiave senza un motivo apparente, Ginny vedendo il suo comportamento allarmata si avvicinò
"Va tutto bene mia signora? Avete trovato il signor Kol?" chiese incuriosita, lei scosse la testa ancora un po' sconvolta
"Ho appena avuto una discussione con Niklaus, e non una di quelle belle" la serva la guardò dispiaciuta "Ma sto bene tranquilla, sono solo un po' agitata ma mi passerà" la ragazza annuì e le sorrise debolmente tornando al suo lavoro.

Jennifer passò il resto della giornata affacciata alla finestra che dava sul cortile anteriore in attesa che tornasse Kol per potergli parlare, per sua fortuna tornò molto prima di quanto si aspettasse, non era passata ancora l'ora di cena.
Scese di fretta le scale per raggiungerlo il prima possibile, ma si fermò appena si rese conto che stava ansimando non avrebbe mai permesso che il ragazzo pensasse che aveva così tanta voglia e bisogno di vederlo da farsi le scale di corsa, così fece dei respiri profondi per regolarizzarli e poi continuò a scendere gli scalini con calma.
Lo incontrò sul pianerottolo
"Kol! Siete tornato, avete fatto un buon viaggio?" la guardò incuriosito e sorridente, prese la sua mano baciandola debolmente tanto che Jennifer non era neanche convinta che l'avesse baciata sul serio
"Vi ringrazio per le vostre premure milady, è andato tutto come doveva andare" serrò le labbra in modo quasi innaturale, il suo comportamento stravagante la mise un po' a disagio
"Vi disturbo?" chiese lei guardandosi intorno lui inclinò per un secondo la testa per poi scuoterla
"Benissimo!" continuò lei sentendosi sempre più a disagio, ma aveva bisogno di risposte "Dovrei parlarvi di una questione in effetti.." incalzò il discorso, Kol capì subito dove voleva andare a parare la donna davanti a lui ma fece finta di non capire
"Quale questione? Spero niente di grave" lei rimase un attimo in silenzio per formulare bene il discorso
"Volevo parlarvi di quanto è accaduto qualche giorno fa... Ma forse è meglio parlarne in un altro luogo" disse lei arrossendo ricordando quel momento, Kol sembrò indeciso sulla risposta da darle abbassò lo sguardo e per poi rialzarlo dispiaciuto
"Non importa trovare un altro posto Jennifer, non c'è molto da dire è capitato ma non ricapiterà" la ragazza rimase per un attimo interdetta e scioccata dalla sua risposta ma all'improvviso sentì i suoi occhi bruciare tanto da volerli strappare dalle orbite, sicuramnete sarebbe stato meno doloroso di quello che aveva appena sentito
"B-bene, a-allora siamo d'accordo" riuscì a dire prima di girarsi e risalire le scale mentre le lacrime le scendevano silenziosamente sul viso
"Mi dispiace" disse lui alle sue spalle, lei continuò a dargli le spalle soffermandosi un secondo per poi continuare.

Quando la sagoma di lei scomparve dalla sua vista e si rese conto che era abbastanza lontano da non sentirlo prese il vaso che era appoggiato su un tavolino lì accanto e lo scaraventò contro il muro facendolo finire in mille pezzi, avrebbe voluto urlare di rabbia.
Perché deve essere tutto così dannatamente difficile? pensò stringendo le mani a pugno talemente tanto che le nocche erano diventate completamnete bianche e le vene più marcate.
Sentì dei passi dietro di lui, il maggiordomo si affacciò sentendo il baccano
"Tutto bene milord?" chiese preoccupato
"Non ti preoccupare John tutto bene, se mio fratello chiede del vaso lo ripagherò per intero" disse secco passandogli accanto senza neanche guardarlo
"Bene buonanotte signor Kol" si congedò il maggiordomo lasciandolo andare nella sua camera.
Kol era sicuro che non avebbe chiuso occhio dalla frustrazione, tutte le volte che chiudeva gli occhi la vedeva, riviveva ogni momento con lei a rotazione però ogni volta che la vedeva in carne e ossa aveva l'immagine stampata in testa di lei ricoperta di sangue senza vita chissà dove per colpa di qualche vecchio nemico della famiglia. Era troppo pericoloso per la sua incolumità, averebbe potuto trasformarla ma non avrebbe permesso che la sua anima così pura potesse essere sporcata da tutto il male che la sua famiglia rappresentava. Era troppo persino per lui, era egoista quanto i suoi fratelli ma non riusciva a capacitarsi di come ogni cosa che la riguardasse lo facesse impazzire e tenerla lontano da lui era la soluzione migliore per tenerla al sicuro.

Il giorno dopo Jennifer si sveglio con gli occhi ancora gonfi, si era addormentata molto tardi dato che aveva occupato molto del suo tempo a piangere, senza un motivo apparente in realtà... Era stato una stupido bacio, lui sicuramente ne aveva dati abbastanza da capire che non aveva significato nulla e mentre lei essendo il primo credeva di essere in una favola.
Sono stata una povera idiota, ho creduto che fosse diverso dai suoi fratelli, quando imparerò? pensò portandosi le mani alla faccia e appoggiandosi alle ginocchia.
Dopo essere scesa dal letto si specchiò e noto subito quanto erano gonfi i suoi occhi, avrebbe fatto sicuramente degli impacchi di acqua fredda per migliorare il suo aspetto, non poteva certo farsi vedere in quelle condizioni. Finito il rituale di bellezza la situazione era migliorata ma non del tutto, quindi si sistemò e uscì dalla stanza diretta ai giardini posteriori, aveva bisogno di un po' d'aria fresca per evitare di pensare troppo.
Entrata nel giardino si mise a camminare lungo i sentieri sterrati per poi allontanarsi verso il bosco che circondava la magione, sentì dei rumori provenire da dietro dei cespugli, come se qualcosa si muovesse. Il suo cuore iniziò a battere forte si guardò intorno in cerca di una faccia più o meno nota ma non c'era nessuno, respirando affannosamente si avvicinò e mosse leggermente i rami del cespuglio per vedere meglio. Il suo cuore si strinse dalla tristezza quando vide la sagoma di un piccolo cerbiatto ferito ai piedi di un albero
"Povero piccolo!" disse avvicinandosi ancora facendosi spazio tra le foglie che si incastravano nel tessuto azzurro del vestito, si inginocchiò accanto a lui e notò che non si muoveva così esaminò il suo corpo: non era morto perché vedeva il suo torace alzarsi e abbassarsi ma vide che aveva una zampa anteriore rotta e in grosso morso sul fianco esposto all'aria.
Mentre continuava a studiare il piccolo cerbiatto sentì un altro rumore che veniva da qualche parte più interna al bosco, il suo cuore riniziò ad accellerare e il fiato a farsi più corto, pensò che potesse essere la madre ma pensò anche che potesse essere la bestia che lo aveva attaccato. Sentì ancora un altro rumore che le sembrava più vicino, serrò le labbra per non fare un fiato e ancora un altro rumore sempre più vicino si avvicinò con la schiena all'albero per nascondersi chiuse gli occhi per qualche secondo e quando gli riaprì
"OH MIO DIO!" gridò...

SPAZIO AUTRICE
Okay mi ci è voluto un po' ma sono riusicta a finirlo (più o meno ahah), è un po' incasinato a è un capitolo di passaggio e magari potrebbe risultare un po' noiosetto ma spero vivamente di no!
Il prossimo capitolo lo pubblicherò dopo Pasqua e Pasquetta credo, non avrò molto tempo con tutti i preparativi ma se riesco a buttarlo giù in modo decente lo avrete anche prima.
Grazie mille a tutte/i

Sara

Jennifer Davon || The OriginalsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora