Capitolo XXIV

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Quando si svegliò quella mattina era sorridente, Linda le aveva aperto le persiane della piccola finestra che era in camera facendo entrare un po' di luce. Scese dal letto e quando aprì la porta trovò una secchio stracolmo di acqua bollente, così poté farsi un bagno e cambiarsi.
Quando raggiunse la cucina trovò la padrona di casa intenta a sfornare una profumatissima torta di mele
"Che odore magnifico" commentò la mora attirando l'attenzione della donna
"Ti ringrazio cara, ne vuoi una fetta?" annuì sedendosi al piccolo tavolino davanti al fuoco.
Mentre si gustava quella deliziosa prelibatezza il resto della famiglia rientrò in casa
"Buongiorno Jennifer" disse Thomas seguito dagli altri, la ragazza sorrise appena perché aveva la bocca occupata a masticare quel ben di Dio "Quindi partirai stamattina?" continuò
"Sì, una volta sistemate le ultime cose" Jennifer aveva parlato con Bill la sera prima e l'aveva informata che la dimora dei Mikaelson non distava molto da lì, un paio d'ore di cammino ma con la supervelocità i tempi si sarebbero dimezzati.
Infatti dopo un'oretta uscì da casa Danbury pronta a tornare dalla sua famiglia.

Nel frattempo la famiglia MIkaelson era in viaggio per una destinazione sconosciuta.
Avevano lasciato la casa nuova in tutta fretta durante la notte allarmando la servitù e se ne erano andati senza lasciare detto niente.
Stavano viaggiando in religioso silenzio da ormai ben otto ore, nessuno aveva osato proferire parola un po' per paura di dire la cosa sbagliata e un po' per il dolore dopo la notte movimentata che avevano passato. Il più cupo e silenzioso era sicuramente Klaus, tutti pensavano che stesse già organizzando qualcosa per vendicarsi, un modo per ripagare il padre nel modo più doloroso possibile ma in realtà stava solo rivivendo minuto dopo minuto tutti i bei momenti che aveva passato con lei, con Jennifer.
Pensare che fosse morta, che non l'avrebbe più rivista lo faceva impazzire ma aveva questo grande vuoto nell'anima che gli impediva nel contempo di respirare e di muovere qualsiasi muscolo.
Solo adesso si era reso vermanete conto di quello che lei significava per lui, in qualche modo l'aveva sempre data per scontato come se essendo un vampiro non l'avrebbe più lasciato, non se ne sarebbe più andata e invece l'avevano portata via da lui e non se ne era neanche accorto. Giurò a se stesso che non avrebbe fatto più entrare nessuno nella sua vita e nel suo cuore come aveva fatto con lei. Sì perché lei era entrata nel suo cuore, l'aveva fatto sentire di nuovo vivo dopo seicento anni, l'aveva fatto sentire di nuovo meritevole di amore lo stesso amore che lui ricambiava, l'amava e non glielo aveva mai detto.
Chiuse gli occhi stringendo i pugni lungo le gambe, odiava essere così dannatamente triste ma non riusciva a scacciare tutti quei pensieri.

Jennifer si trovava proprio di fronte al grande portone d'entrata con una sensazione molto strana che la tormentava, bussò e dopo pochi secondi l'uscio venne aperto dal maggiordomo, George.
"Lady Davon, che sorpresa" sembrava davvero sorpreso cosa che lasciò interdetta Jennifer
"George buonasera, c'è qualcuno in casa?" lui la guardò confuso e poi prese un respiro profondo
"I signori Mikaelson se ne sono andati in fretta e furia stanotte per un motivo che non ci hanno spiegato milady" la ragazza rimase senza parole, se n'erano andati senza di lei? Lei era scomparsa e loro non si erano neanche degnati di aspettarla o di cercarla? Le sembrava quasi impossibile che avessero fatto una cosa del genere ma non erano lì e se ne erano andati quindi non c'erano molte altre spiegazioni.
"P-Posso entrare?" balbettò perchè per un momento la sua sicurezza vacillò, l'uomo sorrise cordialmente
"Ma certo, avvertirò Margareth di non disfare la sua stanza" cercò di sorridere ma non era sicura di esserci riuscita veramente, l'uomo si scostò dalla porta per farla accomodare. Appena vide l'ingresso sentì gli occhi bruciare, aveva il cuore spezzato da quella che lei riteneva la sua famiglia ormai.
Che stupida che sono, se sono conosciuti per la loro cattiveria perché con me si dovevano comportare diversamente? pensò mordendosi il labbro inferiore cercando di trattenere le lacrime e i singhiozzi.
George l'accompagno in quella che doveva essere la sua camera ma non la sentiva neanche più tale.
"Chiamerò Margareth sarà al vostro servizio finché vi tratterrete qui" lei annuì evitando di guardarlo.
Finché vi tratterrete qui persò che voleva già andarsene ma non aveva un posto dove alloggiare, sarebbe rimasta fino al momento in cui avrebbe trovato una sistemazione.
Si buttò sul letto lasciando che le lacrime le rigassero il viso, adesso era sola.

Era di nuovo in viaggio per tornare nel piccolo villaggio dei Danbury, erano passati tre giorni (tre dolorosissimi giorni) da quando aveva scoperto di essere sola al mondo e quindi aveva deciso di tornare nell'unico posto che le era più o meno familiare.
Era in trattativa per acquistare una piccola villetta a nord del villaggio, era già provvista di mobili e aveva già dei servi che le sarebbero stati utili per mandare avanti le casa. Non era una casa molto grande ma tanto ci sarebbe dovuta abitare da sola quindi non era un grande problema.
Quando arrivò davanti alla sua nuova dimora il gruppo di cinque servi la stava aspettando fuori
"Buongiorno Lady Davon, è un onore avervi con noi" un uomo di mezza età l'aiutò a scendere dalla carrozza, probabilmente il maggiordomo
"Il piacere è tutto mio" rispose forzando un sorriso
"Lasciate che vi presenti i miei collaboratori, io innanzitutto sono Paul il maggiordono, mentre le ragazze sono le cameriere Daisy e Penelope, la cuoca Rosie e il giardiniere Bill" a sentire il nome si girò incuriosita, Bill Danbury era in piedi con un sorriso smagliante che la salutava
"Bill, che piacere rivedervi" disse lei avvicinandosi
"Oh Lady Davon, se fossimo stati a conoscenza della vostra importanza non vi avremmo fatto soggiornare nella nostra umilissima dimora" arrossì leggermente imbarazzato
"Non ti devi preoccupare, è stato un vero onore pernottare da voi e poi Linda fa la migliore torta di mele che abbia mai mangiato" lui rise divertito
"Vi ringrazio tanto milady, Linda ve ne manderà a tonnellate quando saprà che vi state trasferendo qui!" rise anche lei sicura che non avrebbe potuto dire cosa più vera
"Bene, sono molto felice di essere qui!" improvvisamente la giornata aveva preso una svolta positiva "Paul vi dispiace farmi fare un giro?" l'uomo drizzò la schina porgendole il braccio
"Sarebbe un onore milady" lei accettò di buon grado lasciandosi guidare all'interno.
La casa era piccolina rispetto ai suoi standard ma era sua e quindi questo la rendeva perfetta, avrebbe fatto sicuramente dei cambiamenti con il termpo. Avrebbe assolutamente fatto costruire una piccola stalla per i cavalli, aveva già commissionato a Paul l'onere di avvisare un costruttore e di conseguenza avrebbe fatto assumere uno stalliere che si accupasse degli animali.
Finito il tour decise di farsi una passeggiata fino al villaggio che aveva scoperto che si chiamava Lakeworth.
Era piccolo e ben isolato, tutto quello che le serviva per trascorrere la sua lunga esistenza tranquillamente lontano dalla frenesia degli ultimi mesi. Pensò a quanto fosse cambiata la sua vita, era diventata un essere immortale e pericoloso ma aveva imparato anche che con tutto il potere che aveva avrebbbe comunque potuto fare del bene e probabilmente era quello che avrebbe fatto. Aveva sentito dire che non molto lontano da Lakeworth c'era un piccolo convento dove venivano accolti bambini abbandonati dai propri parenti, aveva intenzione di occuparsene e di prendersene cura come se fossero suoi. Non avrebbe lasciato che delle creature innocenti potessero provare il dolore di non avere nessuno, come lei.
Sospirò immersa nei suoi pensieri, si sentiva osservata da tutti ma essendo "quella nuova" sapeva che era una cosa normale. Alzando lo sguardo le caddero gli occhi su una vecchia signora che la osservava in silenzio così decise di sorriderle amorevolmente
"Buonasera" disse passandole davanti con disinvoltura, la donna sulla sedia si stupì per un attimo del suo comportamento ma poi sorrise benevola ricambiando il saluto.
Sono a casa adesso. era l'unico pernsiero che le attraversava la mente forse per autoconvincersi che sarebbe andato tutto bene ma quello che non sapeva era che la sua vita era appena iniziata.

Jennifer Davon || The OriginalsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora