Capitolo IX

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Quel giorno si svegliò con la testa altrove, erano passati già quattro giorni dal suo incontro ravvicinato con Klaus e le sembrava quasi un sogno, all'improvviso tutto quello che l'aveva portata a provare disgusto nei suoi confronti le si era rivolto contro, aveva assaggiato un po' della sua umanità.
Come tutte le mattine si alzò poi fece un bel bagno e quando uscì trovò Ginny sulla soglia della porta
"Tutto bene?" chiese la ragazza avvicinandosi alla sua serva
"Il valletto ha annunciato l'arrivo di una sarta ma non avevo fissato nessun appuntamento per prendere le misure" lei sorrise e arrossì vistosamente ritornando con il pensiero a quel preciso istante
"Falla entrare, ti spiego meglio più tardi" la ragazza annuì e dopo qualche minuto la sarta entrò nella sua stanza con dei rotoli di tessuti sotto il braccio e un cestino in mano.
Ci volle quasi un'ora per prendere le misure e scegliere con cura tessuti, pizzi e merletti, alla sarta era stato ordinato di confezionare un abito con i migliori tessuti che avesse da Klaus in persona, tutto questo mise Jennifer un po' a disagio ma acconsentì senza fare troppe storie.

Una volta che la sua ospite se andò uscì diretta nelle stalle per controllare come stava il piccolo cerbiatto e mentre tornava in camera notò Kol e Rebekah discutere in giardino, i due la guardarono da lontano poi la bionda disse qualcosa al fratello e si allontanò mentre lui non si mosse continuando a guardarla, lei abbassò lo sguardo sentendo il suo cuore in una morsa continuando a camminare verso la casa.
"Jennifer!" sussultò risentendo la sua voce pronunciare il suo nome, ma continuò a camminare facendo finta di non averlo sentito "Jennifer per favore, fermatevi!" lo sentì più vicino quindi si fermò e si girò verso di lui.
Quando mise gli occhi sulla sua figura pensò che fosse uno degli uomini più belli che avesse mai incontrato: i vestiti gli calzavano perfettamente, i capelli biondo scuro riflettevano i raggi solari e gli illuminavano il viso e i suoi occhi in quel momento pieni di sensi di colpa e dispiacere la stavano fissando così intensamente che avrebbe potuto sciogliersi come neve al Sole, per un attimo si dimenticò quanto male le aveva fatto
"Avevate bisogno di qualcosa milord?" chiese lei cercando di sorridere, ma non era sicura di esserci riuscita
"Mi dispiace" disse lui abbassando lo sguardo per poi tornare a fissarla "Mi dispiace davvero tanto per tutto quello che ho detto, non volevo ferirvi, non volevo niente di tutto questo" lei respirò profondamente prima di iniziare a parlare
"Avete mai pensato a quello che io volevo? Da quando sono arrivata qui siete stato l'unico che si sia avvicinato a me e per cui abbia provato qualcosa di diverso dall'indifferenza, l'unico che è stato gentile con me, ma a cosa mi ha portato fidarmi di voi? A ritrovarmi di nuovo con il cuore spezzato, quindi non so che farmene delle vostre scuse" disse tutto d'un fiato, sentendo gli occhi bruciare sempre di più dopo ogni parola poi vedendo che il ragazzo davanti a lei non rispondeva si girò per andarsene
"Sapere qual è il mio problema?" si girò sentendolo finalmente parlare "Il mio problema siete voi, voi siete la mia più grande debolezza da quando siete entrata in questa casa, la mia famiglia ha un sacco di nemici e impazzisco al solo pensiero che qualcuno vi possa fare del male per colpa mia, non lo sopporterei" il viso di lei diventò rosso ma non dall'imbarazzo
"Ma perche voi uomini pensate sempre che noi vogliamo essere salvate? Sono io che scelgo quale sarà il mio destino, so badare a me stessa e perdonatemi milord, ma non ho bisogno che nessuno si preoccupi per la mia incolumità né voi né nessun altro!"
Kol guardò quella donna come se quello che aveva detto fosse quello che aveva sempre voluto sentirsi dire, ma si rese conto che lei non capiva, non avrebbe mai capito quello che l'aspettava perché non conosceva tutta la verità, se avesse saputo tutto sarebbe scappata a gambe levate lasciandolo solo.
"Io non posso..." disse lui dispiaciuto
"Non potete o non volete Kol?" lo guardò seria sull'orlo del pianto
"I-io n-non posso" disse incerto portandosi le mani sul viso, in quel momento avrebbe voluto afferrarla e stringerla così forte da farle mancare il respiro e dirle che era importante per lui più di qualsiasi altra cosa, che sarebbero potuti scappare insieme per sempre ma non voleva che lei entrasse nel suo mondo così oscuro e terrificante, non voleva che conoscesse il vero Kol Mikaelson.
La ragazza indietreggiò guardandolo e mordendosi in labbro inferiore trattenendo le lacrime, avrebbe trovato qualcuno che la voleva, che la desiderava senza eccezioni, senza compatirla e soprattutto qualcuno che la considerasse per quello che era senza nessun rimorso.
Se ne andò lasciandolo lì inerme.

Jennifer Davon || The OriginalsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora