CAPITOLO 29

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I suoi occhi scrutano il gesso che avvolge la sua gamba come se fosse il suo più accerrimo nemico.

E la capisco perchè è esattamente lo sguardo che volgo ad ogni medicinale che dovrebbe aiutarmi a combattere il dolore alla schiena.

"Sei stata fortunata"

Taylor sghignazza sarcasticamente guardando con sufficienza il dottore.

"Questo lo hai già detto, Ivan" gli dice facendolo ridacchiare.

Sembrano essere in molta confidenza e questo mi stranizza.

"Questo sai cosa significa, no?"

"Sì, ma non voglio sentirlo"

Adam guarda la figlia preoccupato mentre le sue mani non accennano a calmare il loro tremolio.

A quel punto il fantomatico Ivan volge lo sguardo all'uomo che vorrebbe solo che tutto questo fosse un incubo da cui risvegliarsi e magari facci una risata sopra.

Anche io aspetto con ansia il suono della sveglia e Zoey che esclama: "Ehi, hai borbottato tutta la notte!", per poi accennare uno dei suoi soliti sorrisi rassicuranti e dolci.

Ma non succede niente del genere e nonostante io avessi chiuso gli occhi con la speranza che una volta riaperti mi ritrovassi proprio questo scenario davanti, tutto rimane esattamente così com'è: una merda.

Taylor è ancora su quel letto d'ospedale e solo adesso il vero dolore pare investirla. Se prima si comportava come se non le fosse successo niente, adesso il suo bel viso si contrae in una smorfia ad ogni movimento che il suo corpo compie.

"La paziente adesso deve riposare, è meglio che le parli delle sue condizioni fuori"

"Parla e basta, Ivan"

Per la seconda volta, la mia amica si rivolge al dottore con il suo nome di battesimo.

"La signorina qui presente non è tuo parente quindi non può rimanere" dice facendo un cenno verso di me.

"Lei rimane qui" sentenzia Tay con un tono di chi non accetta obiezioni.

Ivan sospira e prende a spiegare.

"Il tuo ginocchio, il quale ha subito già un incidente, non può sforzarsi ulteriormente quindi non sarà più in grado di sostenere ancora per molto il tuo sport"

"Ho già sentito abbastanza per questa sera. Sa una cosa, dottore? Ha ragione: ho decisamente bisogno di riposare"

Tutta la confidenza che gli ha concesso fino a pochi minuti fa sembra esser scomparsa. Il sospiro dell'uomo sembra far capire di essersi vagamente offeso.

Tutto questo mi confonde.

Esce dalla stanza e poco dopo lo segue anche Adam che bacia la figlia sulla fronte e gli promette che sarebbe passato la mattina dopo, portandole il cappuccino macchiato come piace a lei.

Dopo un breve scambio di battute, augura la buonanotte anche a me ed esce definitivamente.

Taylor, dopo qualche minuto passato a fissare il vuoto, volta il capo verso di me dandomi la completa visuale del taglio nel suo zigomo e del cerotto che ha sul sopracciglio. Mi fa cenno di avvicinarmi, ricordandomi che sono immobile davanti l'entrata della stanza da quando sono arrivata.

A piccoli passi caratterizzati da un'incertezza mai avuta con lei, mi faccio più vicina.

"Siamo in due ad essere furoi dai giochi adesso, sorella"

Capisco che si riferisce al basket ed io annuisco, sospirando malinconicamente.

La vita ci ha messo davanti ostacoli che ci hanno fatto inciampare talmente violentemente da portarci lontane dalla nostra passione la quale è scomparsa ormai del tutto nel cammino del nostro futuro.

E mentre questa consapevolezza si fa strada in noi due, l'ultima parola da lei pronunciata mi rimbomba in testa come un richiamo.

Sorella. Perchè infondo non siamo sempre state questo?

Ma le sorelle hanno segreti tra di loro?

Dapprima rispondo negativamente a me stessa, ma presto la verità arriva forte e chiara: sì, eccome.

La dimostrazione era Bridget che non ha mai confessato dei messaggi intimidatori che riceveva, è Jane che non mi svela cosa le è accaduto, era Katy che fino a qualche mese fa non aveva mai detto quale fosse il suo orientamento sessuale e sono io che non dico niente alla mia famiglia delle mie condizioni di salute.

"Allora, sono messa tanto male?"

Ridacchio, stando al suo gioco.

"No dai, anzi sembri più raggiante del solito" affermo. 

"E' il caso che tu vada a dormire, Sam, domani hai lezione ed io starò bene"

Scuoto la testa, non valutando nemmeno per un attimo l'idea di lasciarla da sola ad affrontare la notte su questo dannato letto che sicuramente sarà scomodo.

E mentre osserva il soffitto bianco e spento, il mio sguardo passa sulle sue esili braccia abbandonate ai lati del suo corpo quasi con vaga rassegnazione.

Automaticamente il mio sguardo percorre il tatuaggio che ricopre tutta la parte interna dell'avambraccio sinistro.

Il nome Bridget scritto elegantemente e sotto la sua data di nascita e di morte.

Sono state rare le volte in cui Taylor ha espresso il suo dolore a riguardo, una volta le ho chiesto perchè e lei mi aveva risposto che bastava che prestassi più attenzione e sicuramente l'avrei scorto.

Ed è stato così.

L'ho visto nella sua rabbia, nel suo sguardo spento e nelle palpebre che si stringevano quando i suoi occhi si posavano sulla porta di quel bagno della Randall High School.

Rivolgo l'attenzione al suo viso.

In questo momento è come se ci fosse Bridget con noi. E così mi ritrovo ad intonare la canzone che le avevamo dedicato al suo funerale che descriveva perfettamente ciò che le avremmo voluto dire con tanta rabbia e sofferenza.

"Step one, you say we need to talk
She walks, you say sit down, it's just a talk
She smiles politely back at you
You stare politely right on through..."

Lo sguardo di Taylor scatta su di me e subito vi scorgo un luccichio.

"... some sort of window to your right
As she goes left, and you stay right
Between the lines of fear and blame
You begin to wonder why you came..."

Il suo labbro inferiore trema e la mia voce si spezza leggermente, nonostante questo continuo a canticchiare seguita poco dopo da lei che intona, insieme a me, il ritornello.

"Where did I go wrong?
I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life"

Così mentre le parole amare della canzone si diffondono nella stanza come ossigeno impreganto di tanto dolore, i nostri occhi rimangono incollati.

Sentiamo la nostra migliore amica, nostra sorella e la nostra combina guai sorriderci dall'alto. Riusciamo ad immaginarla con il suo sorrisetto di chi si sarebbe vantato di esser riuscita a far riappaccificare due persone. Il sorrisetto caratteristico di Bridget.

La nostra gemella.

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