CAPITOLO 23

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SAMANTHA

Busso due volte, ma oltre la soglia si udiscono solo dei borbottii incomprensibili.

Con molto timore, abbasso la maniglia aprendo la porta ed il buio della stanza mi investe. Cerco uno spiraglio di luce, ma nulla.

"Mamma?" la chiamo nel vuoto, nel nero che mi circonda e che mi ricorda gli occhi di Dawson.

"Che ci fai qui?"

E come un film horror, una lampda viene accesa improvvisamente e la figura di mia madre poco curata si illumina dal bagliore che emana l'about-jour.

Infondo alla stanza, mia madre mi guarda con occhi vuoti.

D'un tratto mi sembra di essere tornata a quel fatidico cinque aprile. E infondo un altro figlio è andato via, un altro fratello o sorella, un'altra parte importante...

"Sono venuta per te" sussurro incerta , non sicura che siano le parole che lei voglia realmente  sentire.

"Perchè?" chiede atona.

Amelia Spier pare aver perso del tutto la sua felicità.

"Per vedere come stai, mamma"

So già in partenza che questa è solo una perdita di tempo: mia madre non è mai stata una persona ragionevole.

Sospiro pesantemente.

Mi chiedo perchè tutto debba essere dannatamente complicato, difficile...

D'improvviso la stanchezza emotiva mi assale e le lacrime minacciano di scendere copiosamente, dando prova della mia debolezza. Vorrei accasciarmi a terra, portandomi le ginocchia al petto e liberandomi ad un piatto disperato.

Tutti i dispiaceri si ripresentano squassandomi il petto e lo stomaco. Vorrei andare verso la donna che mi osserva con disgusto insensato e scuoterla fino a farla ritornare in sè, ma probabilmente non lo è mai stata.

Non lo era quando tradiva mio padre, non lo era quando dopo la morte di Bridget ha deciso che nessuna delle sue figlie era degna di essere definita tale, non lo era quando ha rinnegato Katherine per il suo orientamento sessuale, portandola a tornare in Italia dagli zii.

Mi mordo il labbro inferiore, tentando di placare il suo tremolio. Scuoto la testa arresa da tutto ciò e mi volto uscendo dalla stanza, non volendo sprecare ulteriore tempo.

Chiudo la porta con un tonfo.

Alzo lo sguardo e noto Dawson osservarmi poggiato allo stipite della porta di camera sua.

Stavo per fargli il dito medio, ma il mio telefono vibra indicando l'arrivo di un messaggio.

Messaggio da papà:
Adam mi ha detto che hai mollato la squadra alla JMU.

Chiudo gli occhi, strizzandoli mentre penso che mio padre ha scelto il momento più sbagliato per rifarsi vivo.

E la bile minaccia di farmi esplodere davanti al ragazzo che ancora mi fissa come se fossi una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Forse è così.

Mi dirigo verso la mia vecchia camera, ignorandolo e chiudendomi dentro a chiave.

Fisso ancora le parole che illuminano lo schermo del cellulare con una piccola spaccatura all'angolo a causa della caduta avvenuta in spogliatoio e i miei pollici sono incerti se digitare un vaffanculo più che meritato.

Ignoro mio padre, decidendo che per oggi ho avuto abbastanza problemi da affrontare.

Mi butto sul letto a peso morto, facendolo scricchiolare leggermente. Chiudo gli occhi sentendo le palpebre pesanti, ma li riapro di scatto sentendo bussare.

Sbuffo, alzando gli occhi al cielo sapendo che si tratti di Dawson.

Per un momento valuto l'idea di fingermi morta, ma poco dopo mi facio coraggio ed apro.

"Ti serve qualcosa?" chiedo retorica.

Lui contrae la mascella e stringe le labbra in una linea sottile.

Stringo le mani in due pugni, maledicendomi per l'eccitazione che mi attraversa l'inguine e i capezzoli che subito si inturgidiscono.

'Fanculo!

"Sì"

Inclino la testa di lato, tentando di concentrarmi sulla conversazione.

"Cosa vuoi?"

"Voglio sapere perchè mi hai baciato" mi domanda, incrociando le braccia al petto ed assumendo un'espressione seccata.

Mi sbatto una mano in fronte, guardo rapidamente alle sue spalle per accertarmi che nessuno l'abbia sentito pormi quella domanda e lo afferro per la maglietta per farlo entrare in camera.

"Pensavo fosse ovvio"

"Di che parli?"

Certe volte è proprio stupido.

"I nostri genitori non devono sapere della nostra rottura"

"Che ti importa che lo sappiano o no?"

"Scherzi vero?"

Non può essere serio. Sarebbe umiliante dopo tutto quello che abbiamo fatto per stare insieme, dopo che mia madre per nove mesi mi ha guardato con disgusto più del solito solo perchè mi sono fidanzata con il mio fratellastro, confessarle che ci siamo lasciati. Sarebbe un pò come dare la soddisfazione ai nostri genitori di poter dire: "avete visto? Era una semplice cotta".

Seppur il pensiero che per Dawson sia stato solo questo mi abbia sfiorato la mente svariate volte, non significa che per me valga la stessa cosa.

"Okay... hai ragione" afferma in un sussurro come se ammettere che io abbia effettivamente ragione sia un segreto di Stato.

"Già, adesso che i tuoi dubbi sono stati chiariti puoi anche andare" dico voltandomi per dargli le spalle.

Afferro i lembi della mia maglietta, tirandola su per sfilarmela ed apro la porta del bagno con l'intento di andarmi a fare una doccia rilassante.

Sento lo sguardo ardente, focoso e incandescente di Dawson penetrare il mio corpo.

"Ho detto che puoi andare, Wellson" ribadisco con voce dura, trattenendo la voglia di girarmi per godermi la sua espressione da pesce lesso.

"E se non volessi?"

Trattengo gli insulti che tentano di sgorgare dalla mia gola.

"Faresti la figura del coglione" dico per poi chiudermi in bagno.

***

La pizza che ha ordinato Devon ha fatto schifo.

Ho smesso di fingere davanti a lui quando ha detto che Dawson gli ha raccontato tutto.

"Ti ha anche detto che è uno stronzo patentato?"

Devon è scoppiato a ridere, rischiando di sputare la coca-cola.

"E' vero, lo è stato eccome" sentenzia.

A quel punto mi sono girata verso di lui, "ti ha per caso... detto il motivo?"

Lui ha aggrottato le sopracciglia "il motivo per il quale ti ha lasciato?"

"Sì, certo"

"Mi ha detto che non eravate più gli stessi e che tu eri lontana"

"L'ho già sentita questa storiella"

"Stai dicendo che..."

"Sì, mi ha mentito"

"Cosa?"

L'ho guardato, scrutandolo bene in volto: i suoi occhi non sono sinceri, le sue labbra contratte e i lineamenti rigidi.

"E lo stai facendo anche tu"

Ormai è chiaro: Dawson e Devon mi nascondo qualcosa.



The imperfect couple Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora