CAPITOLO 11

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"Bastava un suo sguardo per capovolgerti il mondo, innescare tempeste e far diventare notte anche il giorno più luminoso. Lei mi guardava ed io non capivo più un cazzo"

SAMANTHA

Messaggio da mamma:
Sei arrabbiata con me? :(

Avevo bloccato il telefono gettandolo malamente sul borsone.

Sì, lo sono. Perché con Jonathan Wellson?

"Chi è?"

Mi ero voltata, trovando Taylor distesa sul mio letto. Le sue braccia minute erano intrecciate dietro la testa, sorreggendola per guardarmi meglio, i suoi piedi erano incrociati e sul viso un'espressione curiosa. I suoi occhi alternavano tra me ed il telefono capovolto a causa del modo brusco in cui l'avevo lanciato.

"Mia madre" le avevo risposto, stringendo le labbra e facendole diventare una linea sottile.

Lei non aveva accennato a muoversi. Non ero riuscita a decifrare la sua reazione, ma probabilmente ha smesso di averne una da tanto tempo quando mi vede assumere un brutto atteggiamento dopo aver parlato con mia madre.

Ma non era solo questo: papà non si fa sentire da mesi ormai, Jane ed io siamo tornate ad essere due sconosciute, Katherine è impegnata con la scuola e ciò fa sì che ci sentiamo poco, la mia schiena non mi aiuta negli allenamenti e inoltre so che Dawson, nonostante ciò che abbiamo fatto, non mi ha perdonata del tutto ed infine la presenza di Melissa Carrington e suo fratello aumentano i nostri problemi, come se non ne avessimo abbastanza.

Avevo fatto una smorfia di dolore quando mi ero seduta sul letto, sentendo la mia schiena protestare per la posizione scomoda in cui mi ero messa.

"Fatti visitare, Sam"

Avevo alzato gli occhi al cielo.

Come se non ci avessi già pensato. Ma no.

"Sentirei sempre le stesse cose"

"Non puoi ignorarlo"

Sì che posso e lo farò.

"Lascia stare, Taylor"

Avevo tentato di sviare l'argomento, ma questo alla mia amica non era andato bene.

"Rischi..."

"So già cosa rischio!" avevo urlato furibonda.

La rabbia di ieri si ripresenta al ricordo di ciò che mi aveva detto Taylor.

Avevo voltato il viso verso lei, stranita dal suo improvviso silenzio.

Mi stava osservando e nei suoi occhi leggevo la disperazione di farmi cambiare idea, la preoccupazione che io possa finire in quel modo e l'esigenza di aiutarmi. Ma non può.

"Io...mi riprenderò"

Tuttavia, talmente tante volte ho pronunciate queste parole nel vano tentativo di farmi credere e di crederci, hanno smesso di suonare credibili persino alle mie orecchie e mi ero ritrovata ad abbassare lo sguardo, cercando di sfuggire a quello pieno di sarcasmo della mia amica.

"No. Se continui così, no" la sua voce era piena di consapevolezza e so che, il suo, era solo un modo per mettermi timore. Ci stava riuscendo, ma so anche che, se le avessi dato ascolto, sarei stata costretta a mollare tutto, tutto quello che ho costruito con dolore e fatica.

Corro, corro, corro.

Palleggio e corro.

Buio.

The imperfect couple Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora