CAPITOLO 32

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DAWSON

Il Ringraziamento si avvicina e mio padre non perde tempo a ricordarmelo, mandandomi un messaggio per chiedermi dove io abbia intenzione di passarlo. Quella mattina non avevo risposto, ma il pomeriggio aveva cominciato a pretendere una risposta e gliela avevo data. Sudavo dopo l'allenamento che avevo affrontato, avevo l'affanno e i muscoli erano esausti, le urla euforiche dei miei compagni per la partita di venerdì facevano da sottofondo ed io, distratto, avevo preso a digitare una risposta rapida per far sì che non mi disturbasse ulteriormente.

"Verrò a Randall City"

Avrei potuto dirgli che avrei passato il Ringraziamento con la mamma, che non mi andava affatto di festeggiarlo con lui oppure che ero stato invitato da un mio compagno di squadra, ma avevo deciso di fregarmi con le mie stesse mani.

"Quindi andremo a casa dei nostri genitori?" chiede Sam assumendo un'espressione disperata.

Annuisco, muovendomi leggermente sulla sua sedia girevole della sua camera al dormitorio.

Sono corso da lei per avvertirla del mio piccolo errore di distrazione e non ha perso tempo a ricordarmi quanto fossi un idiota. Non posso presentarmi a casa di mio padre senza Sam, potrebbe intuire qualcosa e potrei fare incazzare il doppio la ragazza di fronte a me che non smette di fulminarmi con lo sguardo nemmeno per un secondo.

Sam sbuffa e si butta a peso morto sul suo letto, cominciando a guardare il soffitto.

Io guardo il materasso su cui abbiamo fatto l'amore fino a qualche mese fa. Tento di frenare il ricordo che prova a riaffiorare con tutte le sue forze, ma perdo la battaglia e mi immmergo nelle immagini che mi manda la mia mente del suo corpo nudo che si contorce sotto il mio, facendomi venire un'erezione. Mi passo una mano sul volto e mi impongo di non guardare il suo corpo o potrei perdere sul serio le staffe.

"Cosa faremo?"

La sua voce spezza il silenzio ed io la ringrazio per avermi distratto dai miei pensieri poco casti.

"Fingeremo"

"Dimenticavo che tu sei un esperto in questo"

Le parole da lei appena pronunciate hanno lo stesso effetto di un pugno allo stomaco, ma non glielo faccio notare.

"Non fare la bambina capricciosa che è stata lasciata dal fidanzatino"

"Non avevo finito" afferma, alzando il capo e poggiandosi sui gomiti mentre mi guarda con un sorrisetto che la dice lunga.

Riprende a parlare con un tono di voce che esprime quanto sia divertita in questo momento.

Oh, io lo sono di più, amore mio.

"Puoi essere bravo a fingere quanto vuoi, ma io vengo a scoprire sempre tutto, Dawson. In un modo o in un altro"

Scoppio a ridere, intuendo di cosa parli.

Sapevo di non dovermi fidare ciecamente di Taylor Brown. Non sono mica stupido. Abbiamo sentito la loro conversazione in ospedale, quando Taylor le ha confessato tutto il piano, dal primo passo fino all'ultimo.

Mi alzo dalla sedia e vado verso di lei. Mi abbasso per permettere ai nostri volti di essere più vicini mentre un ghigno prende forma sul mio viso. Il mio sguardo si sposta più volte dai suoi occhi alle sue labbra. Soffoco la voglia di divorarle.

Poggio la mia fronte sulla sua e la sento deglutire.

Sono tentato di dirle la verità, ma mi trattengo perchè è troppo divertente lasciarle credere che sa tutto.

Nonostante ciò, Taylor Brown sa una sola ed unica verità: sono ancora innamorato di Samantha.

***

Esco da camera di Sam all'una di notte, maledicendo il mio essere eternamente coglione.

L'avevo scopata. Di nuovo.

Non avevo resistito e lei nemmeno.

Mi aveva afferrato il volto e mi aveva baciato. Urlavo a me stesso di fermarmi, di smetterla perchè questo non avrebbe affatto facilitato le cose, ma non riuscivo a frenare le mie mani che subito sono andate a spogliarla completamente.

Non so dove fosse in quel momento la sua compagna di stanza, ma anche se fosse entrata le avrei urlato di andarsene da un'altra parte perchè di certo non avrei smesso di baciare Sam.

Presto eravamo nudi e, senza ulteriori convenevoli, l'avevo messa a carponi dinanzi a me. L'avevo scopata da dietro e avrei voluto non smettere mai. Sbattevo i miei fianchi contro i suoi e lei urlava come una dannata, facendomi perdere il lume della ragione. Le guardavo i capelli stretti nel mio pugno e osservavo il suo culo sobbalzare ad ogni mia spinta. La sua faccia premura sul guanciale l'aiutavano ad attutire i gemiti e le urla di piacere.

Mi urlava di continuare, ma la mia testa di fermarmi. Ed io ascoltavo solo la voce della ragazza che era sotto di me.

Spingevo come un animale e mi godevo la sua carne bagnata in torno al mio cazzo. Quando ho sentito l'orgasmo arrivare, non ho resistito e l'ho baciata di nuovo, facendo scontrare le nostre lingue ed assaporando la sua bocca.

Mi bevevo ogni suo sospiro, mi nutrivo di ogni suo gemito e la facevo mia.

Ancora, ancora e ancora.

Non era mai abbastanza. Sembravamo non stancarci mai. Avevamo ricominciato ed io mi ero ritrovato tra le sue cosce, leccandola come un selvaggio.

Mi passo la lingua sulle labbra, ricordando il suo sapore.

Un tonfo mi desta dai miei pensieri e subito mi volto alla mia destra. Noto un movimento nel buio.

Assottiglio le palpebre per vedere meglio e poco dopo la figura di Melissa esce allo scoperto.

"Cosa fai tu qui?"

La sua voce è fastidiosa e, come ogni volta che la sento, mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo e tapparmi le orecchie.

"Che t'importa?"

Anche questo va contro il mio piano, ma non posso far a meno di usare questo tono con lei.

"Non fare lo scontroso, Dawson" mi ammonisce.

Alzo un sopracciglio

"Altrimenti? Chiami il caro e dolce fratellino?"

Lei inclina il capo di lato e mi guarda torva.

"Si può sapere che ti prende? L'altra sera eri dolce con me..."

"Si dal caso che stessi fingendo"

"Sei proprio lo stronzo che ricordavo"

"E tu la ragazza facile di sempre"

Avrei voluto rientrare in camera ed infilarmi tra le lenzuola di Sam, addormentandomi abbracciato a lei.

Invece ho girato i tacchi e ho lasciato i dormitori femminili.

The imperfect couple Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora