5. c'è sempre bisogno di un avvocato di fiducia

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La voglia di sbattere la testa contro al muro finché non si apre in due è molta, quella di farsi investire per porre fine alle mie pene ancora di più.
Eppure, alle otto e mezza di un comunissimo martedì mattina, sono seduta al tavolo del mio appartamento con una tazza di caffè enorme davanti alla mia faccia.

Dall'altra parte della stanza, sull'isola della cucina, mia sorella sta triturando una varia serie di frutta e verdura per creare il suo frullato proteico giornaliero.
Se lei non si fosse messa a usare questi maledetti macchinari da cucina, magari io non mi sarei svegliata di colpo venti minuti fa, ma ovviamente così non è stato.
Per quanto le voglia bene, il suo stile di vita salutate e atletico sta decisamente cozzando con la mia voglia di fancazzismo.

Quando ero più piccola, ero una stella della ginnastica artistica.
Okay, forse dire che ero una stella è decisamente troppo, ma mi impegnavo.
Quando mi sono trasferita in questo appartamento ho portato con me tutte le medaglie e le coppe che ho vinto nel corso della mia brevissima carriera e ancora adesso le ho tutte in camera.
Le conservo gelosamente, assieme a tutte le foto di me sulla trave con il mio vecchio allenatore che applaude orgoglioso.

Mamma non ha mai davvero sostenuto la mia volontà di proseguire con lo sport.
Mi diceva sempre che avevo libera scelta, ma vedevo il modo in guardava i miei muscoli, dicendo che avrebbero rovinato il mio fisico, o il finto sorriso che tirava fuori tutte le volte che mi veniva posta una medaglia attorno al collo.
Stare in equilibrio su quella trave, poter contare su me stessa e avere piena fiducia nei movimenti del mio corpo era ciò che mi faceva sentire libera. Dentro a quella palestra non ero Chiara Sava, figlia di Gianluca, ero semplicemente Chiara.
Una delle tante ragazze che guardava i video di Carlotta Ferlito e la imitava prima sul divano di casa, poi in sedi più professionali e infine in vere e proprie gare.
Ma da me ci si aspettava tanto e apparentemente diventare una ginnasta non rientrava tra le opzioni.

L'espressione compiaciuta, il sorriso fiero e lo sguardo di chi già sapeva che sarebbe andata a finire così che aveva mia madre il giorno in cui lanciai tutti i miei body e i miei costumi nei meandri del mio armadio, non credo che me la dimenticherò mai.

"Fanculo!" Strilla mia sorella, sbraitando contro al frullatore che apparentemente si è rotto.
Direi che è proprio una giornata iniziata nel migliore dei modi.
"Hai lezione oggi?" Le chiedo, ignorando le sue continue lamentale e il fatto che io sia ancora nel mio pigiama di seta, protetta dalla vestaglia di cashmere, regalo di natale di mamma.
"Alle undici. Fanculo le proteine, vado a correre." Sbotta infine Lucia, lanciando il frullatore nel lavandino (lo fa come minimo una volta alla settimana, inizio a pensare che sia stata proprio lei a rompere il suddetto frullatore) per poi andare in camera sua a trovare un outfit adeguato al suo allenamento mattutino.
Ho provato una volta sola a correre con lei e per poco non mi ritrovavo senza polmoni. Ognuno ha i suoi talenti e correre non rientra tra i miei.

Davvero, la determinazione di mia sorella nel seguire uno stile di vita healthy è ammirabile, ma io ho altro a cui pensare.
Oltre al suo maledetto frullatore, c'è anche qualcos'altro che non mi fa dormire né la notte né la mattina.
Ed è proprio ciò che sto riguardando in questo momento.
Ho letto e riletto il nostro contratto stipulato con i Manetti più e più volte, eppure non trovo nulla.
Ho ricontrollato tutte le clausole, ho prestato attenzione ad ogni singola parola, ma non trovo buchi da nessuna parte.
So che gli avvocati di papà hanno analizzato il contratto nei minimi dettagli prima di procedere con la firma, ma comunque ho i miei dubbi.
E poi, io conosco una persona che potrebbe aiutarmi in fatto di legge.

Aspetto che Lucia brontoli ancora un po' e quando si sbatte la porta di casa alle spalle prendo il mio iPad, rigorosamente rosa, e apro tutti i file che mi ha mandato mio padre.
Tralasciando il teatrino di Mila e la mia sclerata a Mac- a Massimo, siamo riusciti a lavorare abbastanza decentemente.
Papà è soddisfatto e gli architetti sono già a lavoro. Hanno realizzato diverse bozze che presenteremo ai Manetti nel nostro prossimo incontro, ma continua ad esserci qualcosa che non mi quadra.
Perché? È la domanda che mi sorge spontanea, perché chiedere a noi?
Da brava studentessa di economia devo essere in grado di valutare ogni uscita positiva e negativa di qualunque situazione e ciò che continua a premermi è: quale diavolo è l'uscita positiva per i Manetti, da questo contratto?

Ogni attimo di nulla [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora