12. come dimenticarsi di tutte le scelte sbagliate (parte I)

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"Vai lì, vi parlate e lo convinci a smetterla di fare il coglione. Chiaro?"
"Chiaro, Chiara."
La mia pazienza ha un limite, e quel limite si chiama Nina Balti.
La guardo come se potessi ucciderla in questo preciso istante, ma lei non fa altro che osservare il mio soffitto e trattenere una risata.
Sospiro pesantamente, per poi dirigermi in camera mia a prendere il necessario per il disastro che si verrà a creare oggi.

È il fatidico giorno in cui Nina e Dario si incontreranno e lei farà la sua magia da crocerossina provetta per tirarlo fuori da quella spirale maledetta che è il suo cervello.
Il mio compito è molto semplice: devo portare Nina fino a casa di Dario.

"Non ti toccare la faccia!" Strillo verso Nina, che colta in flagrante mi volta le spalle.
"Ci ho messo un'ora a renderti decente!"
"Nessuno ti ha chiesto di farlo!" Ribatte lei, puntualizzando che sono stata io a costringerla a sedersi su uno degli sgabelli della cucina per poterla truccare.
Quando ha specificato che Dario l'ha vista in tutti i modi e che probabilmente non noterà neanche il trucco, ho dovuto picchiarla con un pennello e ricordarle che ci si trucca per il proprio io, per sentirsi più potenti.
E infatti l'eyeliner la fa sembrare molto meno imbranata e più sicura.
O almeno spero.

Prendo la mia borsa, controllo l'ora sul cellulare e poi afferro Nina per il polso, ignorando le sue lamentele.
Finalmente questa obbligata convivenza che abbiamo dovuto sopportare verrà ad una fine.
Devo ammettere che grazie a quella lotta con il detersivo per i piatti siamo riuscite a mettere da parte diversi rancori e raggiungere una sorta di equilibrio. Certo, so che non arriveremo mai ad essere amiche per la pelle, ma sopportarci a vicenda mi va bene, lo posso accettare.

"Aspetta." Nina punta i piedi a terra nel momento in cui io apro la porta dell'appartamento, obbligandomi a voltarmi verso di lei.
Nel momento in cui mi giro, però, la sento stringermi in una morsa spacca costole.
Mi sta abbracciando.
Nina Balti mi sta abbracciando.
"Grazie." È questo tutto ciò che esce dalla sua bocca mentre le sue braccia mi tengono stretta a lei, non lasciandomi neanche lo spazio per provare ad allontanarmi, a rifiutare questo contatto che chissà perché ricevo sempre dalle persone meno probabili sulla faccia della terra.

So benissimo qual è l'effetto che gli abbracci hanno su di me quindi mi stacco da Nina non appena la sua presa si smolla, spingendo le mie mani contro le sue spalle per porre la giusta distanza tra di noi.
"Non mi ringraziare." Dico io, ma Nina mi afferra per le spalle, obbligandomi a guardarla negli occhi scuri, neri come le notti senza stelle.
"Smettila di dirlo. Siamo amiche ora. Seriamente. Non si torna più indietro. Ok?" E mi lascia andare, per poi superarmi ed uscire dall'appartamento.

Io osservo il muro di fronte a me, cercando di ricordarmi quando mai Nina Balti è stata così razionale e sensibile da poter iniziare lei stessa una sorta di amicizia e sperare di portarla avanti.
Bah.
Scuoto la testa, scegliendo di lasciarmi questa scena alle spalle e focalizzarmi sul mio compito di oggi.
"Pazzi. Sono circondata da pazzi." Borbotto tre me e me mentre metto l'allarme e scendo gli scalini a due a due, con le chiavi della Cinquecento che ondeggiano tra le mie dita.

I Gori non abitano troppo lontano da me e Lucia, quindi il tempo che io e Nina passiamo in macchina è relativamente breve.
Lo passiamo per lo più in silenzio, con lei che osserva il paesaggio fiorentino senza spiccicare parola, mentre io mi lamento mentalmente del maledetto traffico delle grandi città.
"Pensi che ce la farò?" Mi chiede ad un tratto Nina, mentre io giro a destra, entrando nella via dove si trova la casa di Ines. Dario e Agnese passano la maggior parte del tempo dalla madre, visto che da quando il padre è stato in riabilitazione anche le regole dell'affidamento dei figli, in particolare di Agnese che è ancora minorenne, sono decisamente cambiate.
"A far cosa?" Le chiedo mentre cerco parcheggio e l'occhio mi capita proprio sulla macchina di Mac, parcheggiata di fronte al cancello del condominio.

Ogni attimo di nulla [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora