15. io non scappo e l'ora di tornare a casa

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Una volta mi piaceva stare al centro dell'attenzione.
Visto il casino che era la mia famiglia, apparire come la ragazza perfetta agli occhi altrui mi sembrava l'unico modo per scappare da quel circolo vizioso, ma ora le cose sono cambiate e prepararmi per questo gala mi costa fin troppa fatica.

"Il vestito rosso di Prada è bello."
"L'ho già messo all'evento della ZENO dell'anno scorso."
"Il rosa di Versace?"
Sbuffo, ma mamma non demorde.
È sempre stata brava in queste cose, lei. Sa esattamente cosa mettersi, come presentarsi e non sbaglia mai.
Per lei è quasi un gioco, una sfida per far vedere al mondo che niente la può scalfire, neanche i mille scandali che vengono associati al cognome che si porta dietro.

Mi guardo allo specchio per l'ennesima volta, controllando che il fondotinta stia al suo posto e che il rossetto non si sia sbavato per sbaglio.
Dal bagno, Lucia sta cantando a squarciagola le canzoni di Britney Spears senza alcun pudore.
Nè io nè mamma siamo particolarmente toccate dalla cosa, probabilmente perché io la sento urlare you better work bitch quasi ogni mattina mentre mamma conosce Marina così bene che non si sorprende più di come sia uscita sua figlia.

"Marina non c'è?" Chiedo, pensando alla mamma di mia sorella che non si fa sentire da chissà quanto. Non che sia un cattiva madre, ma ha un modo di esserlo che ti fa mettere in dubbio quasi ogni sua azione.
"È in India."
"India?" Chiedo, sistemandomi l'eyeliner mentre mamma appoggia un vestito nero di Chanel sul letto, facendomi chiaramente capire che quello è il suo verdetto sul mio abito della serata.
"India. Tornerà tra poco, si spera."

Devo chiedere a Lucia quanto spesso si sente con sua madre, così, giusto per saperlo.
Tuttavia, io ora mi devo preoccupare della mia, di madre.
Siamo una famiglia disfunzionale, e con un piccolo in arrivo non so come si evolveranno le cose.
Certo, sono contenta di star per avere un fratellino, sono contenta per papà perché spero che questa volta non mandi tutto all'aria come le due precedenti, ma allo stesso tempo nutro i miei dubbi.

"Pensi che riuscirà a mantenere la famiglia insieme?"
Non ho bisogno di fare il suo nome, perché mamma capisce subito che sto parlando di papà.
I miei occhi notano subito il velo di tristezza che le passa sul volto, ma è così brava a mascherarlo che per un attimo penso di essermelo sognata.
"Rasika non è come me. O come Marina."
Vorrei bombardarla di domande.
Vorrei chiederle com'è lei, com'è stata mia madre ai tempi, com'era la giovane donna di Rivalago che si è sposata con l'imprenditore toscano e che è stata tradita poco tempo dopo, con una figlia appresso.
Ma non le chiedo nulla.
Lascio che sia lei a parlare mentre nello specchio osservo il suo viso, gli occhi verdi e i capelli castani che io non ho ereditato.

"Io sono stata troppo orgogliosa, persino troppo ambiziosa, forse, e non ho mai provato a salvare il mio matrimonio. Marina, al contrario, è uno spirito troppo libero per fare la mogliettina perfetta. Se non fosse stato per Lucia, avremmo potuto fingere. Ne sarei stata capace, per te, ma Marina era incinta e voleva tenere il bambino, quindi io ho fatto ciò che serviva per mantenere la mia dignità: mi sono tirata fuori. E ti ho portata con me."
Mamma si avvicina e come quando ero piccola e lei era giovane, afferra la spazzola e me la passa tra i capelli, pettinandomi senza curarsi della messa in piega, perché sono la sua bambina anche ora che ho vent'anni suonati.

"E adesso ti vedo così, spenta, triste, e non posso fare a meno di chiedermi se ho sbagliato qualcosa, se ti ho trascurata in qualche modo, se-"
"Non è colpa tua."
Le dico, cercando di regalarle un sorriso attraverso lo specchio, ma mia madre, proprio perché è una donna astuta e ambiziosa, non ci crede nemmeno per sbaglio.
"Dovrai tornare a casa."
"Lo so."
"E affrontare i problemi."
Intende Mac.
Glielo leggo in faccia, perché per mamma gli uomini equivalgono sempre ai problemi.
Non so cosa pensi di lui perché non si è espressa, ha semplicemente detto che nella loro famiglia è quel vecchiaccio del nonno a dettare le regole.

Ogni attimo di nulla [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora