17. il futuro e casa mia è mia

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Rasika mi stringe la mano, sorridendo da un orecchio all'altro, mentre il dottore ci indica sullo schermo i contorni del corpicino di quello che sarà mio fratello.

Fa strano osservare quell'immagine sfocata, priva di dettagli, e sapere che tra circa cinque mesi quell'immagine sarà un bambino in carne ed ossa che avrà il mio stesso cognome.
"Non si vede molto." Dice Rasika, che probabilmente fa finta di capirci qualcosa solo per far contento il dottore.
Non ho esperienze in fatto di donne incinte, quindi mi immaginavo che Rasika sarebbe stata una di quelle mamme pancine che lanciano gridolini ad ogni nuova scoperta, ma con mia sorpresa è molto calma e tranquilla.
Anzi, sembra che partorire la spaventi più di qualunque altra cosa.

"Si vedrà molto di più nei prossimi mesi, ma l'importante è che la mamma e il bimbo siano in salute." Decreta il dottore, sorridendoci.
Io ricambio il sorriso, mentre Rasika annusice a stento, abbastanza scettica riguardo a tutta la questione.
Quando mi ha chiesto di venire con lei all'ecografia, non ho potuto dirle di no.
Lucia c'è già andata il mese scorso, quindi questa volta toccava a me.

Mi fa piacere che Rasika cerchi in tutti i modi di coinvolgerci, che voglia renderci parte di questo cambiamento a tutti i costi.
È un modo per dirci che queste dinamiche di famiglia, che già sono state costruite su delle basi non troppo solide, non cambieranno radicalmente.
Osservo la sagoma di mio fratello, cercando di distinguerne i tratti, immaginandomi come potrebbe essere.
Le probabilità che sia biondo sono minime, visto che i geni predominanti sono tutti di Rasika, e probabilmente finirà per avere gli occhi scuri come Lucia.

"Fa strano." Dico, guardando Rasika con un sorriso sulle labbra.
"Anche a me. Pensare che un bambino sta crescendo dentro di me mi destabilizza."
Io e Rasika ridiamo insieme, e poi, dopo la visita, andiamo a prenderci um caffè nel bar vicino allo studio del medico.

Mi piace passare del tempo con lei, soprattutto adesso che non sarà semplicemente la moglie di papà, ma la madre di mio fratello.
"Avete pensato ad un nome?" Le chiedo davanti ad una tazza di cappuccino per me e un tè verde per lei.
Rasika ci riflette un attimo, poi sospira pesantemente.
"Vorrei un nome indiano. Tuo padre vorrebbe affibiargli un nome orribile come Gianmaria, ma credo che alla fine cederà."
"E come lo chiameresti?" Le domando, sempre più curiosa, ma Rasika non demorde e alza un sopracciglio.
"Lo saprai a tempo debito."
"Dai!"
"No, sarà una sorpresa per tutti."
Alzo gli occhi al cielo per prenderla in giro, e Rasika si esibisce in una smorfia di finta sorpresa, facendo finta di essere stata profondamente colpita dal mio gesto.
Adoro il rapporto che ho con lei, anche perché nel mio piccolo cerco di rimediare al trattamento che mamma e Marina, in qualità di ex mogli di suo marito, le riservano.

Non è che mamma e Marina detestino Rasika.
Semplicemente... le stanno alla larga. Mamma ritiene che si sia fregata da sola, che papà la lascerà pochi anni dopo la nascita del piccolo, e io non ho il coraggio di dirle che papà guarda Rasika con lo stesso sguardo che io vedo negli occhi dei miei amici quando osservano le loro ragazze e che quello sguardo a lei non è mai stato riservato, almeno non da papà.
Mamma, probabilmente, le consiglierebbe di lasciare papà prima che possa farlo lui e scappare via.
Io, invece, provo a credere in mio padre.
Gli è andata male sia la prima che la seconda volta, la terza è la sua opportunità per riscattarsi e finalmente fare le cose come si deve.
E se le cose andranno male, mio fratello avrà me.
Io ne so qualcosa, di genitori che si detestano.

"Chi è che continua a scriverti?" Chiede Rasika, tirandomi fuori dai miei pensieri, mentre con un gesto della mano indica lo schermo illuminato del mio cellulare.
Non le rispondo, ma apparentemente, il sorriso idiota che mi si forma in faccia è abbastanza.
"Oh."
"Cosa?"
"Niente, Chiaretta, sappi solo che so mantenere i segreti. Non dico niente a Gianluca."
È il mio turno di essere offesa per finta, ma Rasika si limita a ridere e ad andare a pagare il conto.

Ogni attimo di nulla [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora