Domani, verrà?

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– Ciccio! Sono io, Serghei.

– Lo so che sei tu. Dove cavolo sei finito?

– Dopo ti spiego. Senti Ciccio... puoi portarmi un panino? Non mangio da ieri sera e... Ciccio, per piacere anche un po' di erba, devo farmi una canna altrimenti divento pazzo!

– Ehi! Stai calmino, ok? Perché non sei venuto a scuola?

– Ti ho detto che dopo ti spiego. Dai sbrigati che ho fame! Sono nella zona industriale, al solito capannone abbandonato. Ah, fammi un altro favore, portami una maglia pesante, se riesci  anche una coperta: sono congelato!

– Oh, ma per chi mi hai preso? Guarda che non sono il tuo servetto! E poi, scusa, ma chi te l'ha fatto fare a imbucarti in quel posto?

– Cazzone che non sei altro, muovi quel culone che hai. Invece di parlare portami la roba che ti ho chiesto. E fai presto, non ce la faccio più!

– Serghei, vedi di darti una calmata! Arrivo, ma non posso volare e comunque dovrei anche studiare, lo so che per te è una parola sconosciuta ma non ho nessuna intenzione di farmi bocciare! Quindi arriverò verso sera. Tu cerca di resistere, non voglio trovarti morto stecchito!

– Ma porca di quella zozza! Ciccione che non sei altro, vuoi avermi sulla coscienza? E studierai questa notte! Cosa vuoi diventare il secchione della classe? Ti scongiuro, sto veramente morendo... 

Serghei, senza ritegno, si mise a tossire, a lamentarsi, a piangere, a implorare a supplicare esalando l'ultimo respiro.

– E va bene, arrivo, arrivo... non ti agitare!

Non mi devono più scocciare. Sono stufo di essere trattato come un pacco. Tutta colpa di quello stronzo di mio padre. Però la signora ieri è stata gentile e la pastasciutta era buona ma non voglio più andare in giro per famiglie che nemmeno conosco e non sanno niente di me!

– Pronto, chi parla?

– E chi vuoi che sia, non ti appare più il mio nome? Finalmente ti degni di rispondere! Ti avrò telefonato venti volte, non le hai viste le chiamate? A scuola questa mattina non ti sei presentato e io lì, come un cretino ad aspettarti. Serghei, smettila di scappare! Stai solo peggiorando le cose. Oggi pomeriggio dovevi andare dalla signora a Cison, giusto? Non ho nemmeno il suo numero di telefono; spero che tuo padre l'abbia avvisata!

– Tonino scusami, ma sono troppo incavolato. Non voglio tornare a casa. Non voglio andare a scuola. Non voglio andare da nessuna cazzo di famiglia. Dovete smetterla di rompermi, non sono un pacco!

– Va bene, va bene... Adesso vedi di calmarti, dimmi dove sei che ti vengo a prendere.

– No. Resto qua. Andate tutti a fare in c... Ciao.

– Serghei! Serghei!

Ma cosa vi ho fatto di male? Voglio solo essere lasciato in pace. Quanto ci mette Ciccio, sto morendo di fame, e freddo. Porca zozza, la vita è proprio una merda! Sono stanco. Voglio morire.

– Ecco, tieni, ho recuperato una mia vecchia felpa, forse ti sarà un po' grande. 

– E ci credo, sei grasso! Hai portato il panino e la coperta? Dammi l'erba, sto tremando!

– Ehi, la felpa te la lascio ma la canna me la paghi, ok? E poi questa è l'ultima! Per la coperta ti dovrai arrangiare, mia madre se ne sarebbe accorta e mi avrebbe riempito di domande; quindi dovrai adattarti a dormire come un barbone; guarda là, ci sono un sacco di scatoloni, usa quelli per coprirti, e comunque non te l'ha ordinato il dottore di venire qui!

Il bambino venuto dal freddo #wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora