I suoi occhi

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Il giorno seguente, un venerdì, Serghei si presentò puntuale alle tredici e quindici. Mi era parso allegro, ma di un'allegria inconsueta, strana. Aveva le guance arrossate, un sorriso artefatto e una camminata incerta. Non lo avevo mai visto così. Non dissi nulla a riguardo, mi limitai, con discrezione, a controllare i suoi atteggiamenti. Dopo essersi seduto a tavola, spostando rumorosamente la sedia, divorò in pochi attimi tutto ciò che c'era nel piatto: hamburger con patatine fritte; la sua fame sembrava insaziabile. Da qualche giorno, subito dopo aver pranzato, aveva preso l'abitudine di fumare una sigaretta; inutile negargli quel piccolo piacere a cui non avrebbe comunque rinunciato, nemmeno se mi fossi imposta in modo autoritario. Sarebbe sicuramente ricorso a bugie e sotterfugi: lo avrebbe fatto di nascosto. Il mio intento, invece, era quello di instaurare con lui un rapporto leale e portarlo verso comportamenti maturi e responsabili. Unica condizione che avevo posto con fermezza e senza accettare obiezioni, era quella di non fumare in casa. 

Gli piaceva stare seduto sul gradino della porta d'ingresso; da quella posizione poteva osservare la folta vegetazione, ammirare il campanile del paese e ascoltare il fragore dell'acqua del vicino torrente. Era un modo per rilassarsi e non pensare alla sua particolare situazione di adolescente con problematiche, sia familiari che comportamentali. Dall'interno, attraverso il vetro della porta, vedevo il fumo della sigaretta e il colore dorato dei suoi capelli. Aspirava ed espirava con lentezza, con regolarità del respiro. Potevo intuirlo dalla lunga pausa tra una nuvoletta di fumo e l'altra. Quello era il segnale della sua rilassatezza, saperlo in uno stato d'animo quieto e tranquillo rasserenava anche me però, quel giorno, c'era qual cosa che non andava. Non avevo la percezione esatta di cosa fosse ma la vocina che arrivava dalla parte prepotentemente materna era in stato di allerta. Finito il "rito" della sigaretta entrò con un sorrisetto stampato sul bel faccino.

Ormai iniziavo a conoscere le sue mosse e le sue abitudini, conseguenze di una nuova situazione e di una nuova casa. Dopo quello della sigaretta, veniva il rito del caffè. Piccole gestualità di quotidiana familiarità a cui sembrava abituarsi con grande soddisfazione per entrambi.

– Serghei, ti ricordi che l'altro giorno ti dissi della mia prima riunione tra tutte le famiglie affidatarie?

– Ah, sì, sì mi ricordo, anzi no...

– Va be' fa niente... Comunque ieri sera ho partecipato all'incontro con le altre famiglie ma, scusa Serghei, come fai a non ricordarlo, te l'ho detto due giorni fa!

– Boh, non lo so, forse pensavo ad altro...

– Mmm... Ok, allora ti dicevo, ho conosciuto delle belle persone, è stato molto interessante confrontarci. Purtroppo ogni affidato, cioè ogni ragazzo, o bambino, ha alle spalle una situazione personale complicata, sai, questi incontri, essendo alla mia prima esperienza, sono molto importanti; mi permettono di capire le difficoltà che ogni famiglia affidataria si trova ad affrontare quotidianamente e... Serghei, ma, stai ascoltando quello che sto dicendo? 

– Sì, sì. Parla, ti ascolto...

– Sì, io parlo ma ho come l'impressione di parlare al vento! Oggi mi sembri distratto, strano... stai bene? Fammi sentire la fronte se è calda, forse hai la febbre.

– Ma quale febbre! Dai racconta...

Continuammo a sorseggiare il caffè, i biscottini al cioccolato erano stati sgranocchiati velocemente, la stufa, carica di legna, emanava il suo bel tepore; le giornate si stavano facendo sempre più umide e fredde. Serghei sembrava rilassato, sul suo bel viso era impresso un sorriso beato. In quella stanza però c'eravamo io e il corpo di un ragazzo di quattordici anni la cui mente stava da tutt'altra parte: lontanissima, vagava in chissà quale mondo.  Il mio sesto senso inviava segnali allarmanti. C'era qualcosa in lui che non mi convinceva. Cercai di attirare la sua attenzione, volevo guardarlo bene negli occhi. 

Il bambino venuto dal freddo #wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora