Mi sono trovata, alla fine di questo viaggio emozionante, a dover decidere se scrivere o non scrivere l'epilogo di questa storia. Per meglio dire, delle storie che hanno composto questo scritto. Posso affermare infatti che questo lavoro letterario è strutturato da tre storie ben distinte e, per certi aspetti, diverse tra loro.
Nella prima parte, ovvero nei primi capitoli, ho voluto mettere in evidenza il rapporto nato tra me e Serghei durante il periodo di stretta convivenza umana. Un rapporto che si è evoluto e rafforzato in un anno e mezzo, tanto quanto è durato il progetto di affido. Il mio intento è stato quello di raccontare quell'esperienza in tutte le sue sfaccettature comprese le dinamiche che compongono quel fragile equilibrio. Un equilibrio ricercato tra ostacoli, affetto altruistico, senso del dovere, rigorosità, comprensione, reciproca conoscenza e tutte quelle miriadi di stati d'animo che hanno movimentato quella stagione, e quel particolare rapporto umano tra una persona adulta e un ragazzino.
Per scrivere questo testo mi sono ispirata certamente a eventi realmente accaduti contestualmente alla mia prima esperienza come genitore affidatario. I fatti e le circostanze narrate, dunque, sono stati estrapolati da episodi di normale quotidianità, dalle sensazioni e dalle emozioni scaturite da quella nuova, personale, vicenda.
Naturalmente, non volendo entrare in modo approfondito e specifico nelle dinamiche burocratiche riguardanti un affido familiare, e per non cadere nelle sterili schematiche di un manuale per genitori affidatari, ho arricchito come meglio so fare, alcune parti con brevi inserti fantasiosi, facendo prevalere la forma del romanzo.
Questa scelta è stata determinata per rendere la lettura piacevole e scorrevole a colui il quale, per la prima volta, si approccia a una tematica non molto conosciuta. Ho comunque cercato di mantenere ben presente l'argomento dell'affido familiare anche a supporto di quelle persone interessate a questa esperienza umana e sociale che vivamente mi sento di consigliare.
Tale esperienza, infatti, può considerarsi un valore aggiunto, un arricchimento umano e sociale forte ed entusiasmante nella vita di una persona adulta con spiccata predisposizione vero il mondo infantile.
Esperienza che porta alla massima rilevanza i rapporti umani e interpersonali, complementare anche nel caso in cui nella famiglia ci siano altri figli, tenendo altresì conto che l'affido non preclude i single.
L'argomento trattato è particolarmente serio ed estremamente delicato, ho cercato di mettere in evidenza soprattutto l'aspetto emotivo dei principali attori senza andare a scandagliare, in modo specifico e dettagliato, una materia piuttosto complessa se visualizzata nella sua struttura globale. Spero di essere riuscita a mantenere questo stato di cose, sia dal punto di vista di un adolescente sia dal punto di vista della sottoscritta, autrice del testo ed ex mamma affidataria di un ragazzino di quattordici anni.
Ho anche voluto ripercorrere, andando a ritroso nel tempo, la primissima parte di vita di Serghei. Questo per rendere completa e significativa la trama ma anche per portare a conoscenza del lettore la storia di Serghei fin dalle sue origini. Sono convinta, infatti, che è nella sua primissima infanzia che vanno cercate le origini del suo malessere interiore esploso durante il periodo delicato dell'adolescenza.
Questo secondo brano della vicenda narrata, l'ho modulato traendo ispirazione dai pochissimi elementi in mio possesso, tra realtà e molta immaginazione. La realtà riguarda certamente la nascita di Serghei (Sergey) avvenuta in Russia, a San Pietroburgo nel 1998. Risulta altresì certo il fatto triste e doloroso del suo abbandono in un orfanotrofio sempre di San Pietroburgo.
Tutto il resto, ossia gli episodi riguardanti i genitori biologici Dimitrij e Sonya, le figlie Olga, Katerina e Alina, Leda con il marito Andrey e i figli di questi Fjodor e Boris, il medico dell'ospedale Igor Petrov, Ivan Ivanovic capo del personale della ditta in cui lavora Dimitrij, Don Adriano, la vicina di casa Rajssa e altri personaggi minori o solo citati, tutti costoro sono esistiti solo nella mia mente auspicando, in cuor mio, che un giorno si possano conoscere i motivi per cui un bambino di pochi mesi o pochi giorni, ( il momento esatto dell'abbandono non è dato di sapere), sia stato lasciato in una struttura pubblica in attesa di trovare una nuova famiglia.
Ho voluto pensare questo abbandono come conseguenza drammatica di un fatto luttuoso o comunque talmente grave da portare una madre a un gesto tanto doloroso; una costrizione dovuta a un destino crudele e avverso non imputabile a una scelta dettata da egoismo o da leggerezza. Questo è il mio pensiero e, al contempo, la mia speranza.
E poi ci sono loro, Claudia e Mario, una giovane coppia veneta desiderosa di allargare la famiglia con l'arrivo di un figlio. Questa è stata la parte più difficile da scrivere perché Claudia è reale così come realmente è vissuta senza potere a lungo assaporare la gioia di vedere crescere quel bambino tanto desiderato.
Per lui ha avviato un tortuoso percorso burocratico lastricato di documenti e carte bollate, impegnativo sotto tutti i punti di vista e, sempre per quel bambino biondo, ha affrontato il suo primo volo per andare a prenderlo in un paese così lontano. Claudia l'ho conosciuta attraverso una fotografia che la ritrae al culmine della sua bellezza e felicità, ma ho potuto apprendere del suo breve percorso terreno anche attraverso le testimonianze di nonna Augusta, la mamma, che continua a vivere nel ricordo della sua unica figlia e di Serghei, il quale, in qualche occasione, mi aveva raccontato della mamma adottiva, di quando andava a trovarla al cimitero e di quanto le sia mancata quella figura così importante.
Seppure senza ricordi concreti ha sempre manifestato verso la donna che lo ha amato per un così breve periodo, un profondo affetto filiale. I capitoli riservati alla coppia e all'adozione di Serghei, sono senza ombra di dubbio quelli che più mi hanno coinvolta emotivamente. Per una forma di rispetto ho aggiunto delle parti vissute solo nella mia fantasia. Molti passaggi, come la partenza dall'aeroporto di Venezia, così come l'arrivo nella città russa, sono stati da me riprodotti in questo scritto attraverso l'immaginario ma sostanzialmente ispirati a fatti realmente accaduti.
E poi c'è lui, il "mio" bambino.
Adesso è un giovane uomo con sani principi morali, lavoratore attento e meticoloso è molto apprezzato nell'ambiente di lavoro e benvoluto da colleghi e superiori. Serghei è divenuto un uomo mantenendo i tratti delicati del volto e una corporatura ancora molto snella. Ha una fidanzata e vive tuttora nella villetta rosa alle porte di Pieve di Soligo. Sogna di andare in Russia ma, al momento, non sente la necessità di sapere l'identità dei genitori biologici.
Gli auguro tutta la felicità che lo ha rincorso per lungo tempo per poi, meritevolmente, raggiungerlo con la promessa di non abbandonarlo mai più.
Grazie Serghei per avermi dato la possibilità di vivere una bellissima esperienza umana, sarai sempre nel mio cuore.
Ornella
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Il bambino venuto dal freddo #wattys2021
General Fiction🎇STORIA VINCITRICE WATTY 2021🎇 ➡️TRAMA Quattordici anni e già un passato da adulto. Un adolescente problematico, con tutta la rabbia di un'infanzia che non vuole ricordare e che lo porterà molto vicino al punto di non ritorno. Questa che sto per...