Comportamenti strani

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– Ciccio...

– Oh, non dirmi che ti sei imbucato ancora in quel cesso di capannone!

– No, no sono a Cison...

– Cazzo ci fai a Cison.

– Vengo da una signora a fare i compiti.

– Ahahah... Tu che fai i compiti! Ahahah. Non dire stronzate, Serghei!

– Cazzo c'hai da ridere, va bè senti... dove sei?

– A casa, perché?

– Vorrei prendere un pacchetto di sigarette ma, come al solito, non ho soldi con me, potresti farmi un prestito?

– Sai che novità! Potevi chiederli alla signora, no?

– Ma sei scemo? Nemmeno la conosco, e poi non mi va di dirle che fumo.

– ... E non solo le sigarette ti fumi! Serghei, prima o poi lo capirà, come tuo padre che ti ha preso a legnate. Ti conviene dirle tutto prima che lo scopra da sola... e poi scusa cosa te ne frega di lei!

– Guarda che mio padre non mi ha preso a legnate cretino che non sei altro, e la signora è una persona gentile e... lasciamo perdere, tanto non capiresti.  Comunque va bene, grazie lo stesso! Ho sprecato una telefonata, bell'amico che sei. Ciao ciccione. Vai a fare una corsetta, così dimagrisci un po'!

– Ehi, ma quando ti serve qualche cosa, sempre me chiami? Chiama Sega o Dani o chi caspita vuoi! Mi sono rotto capito? E non chiamarmi ciccione!

– Ho chiamato te perché ti reputo il mio migliore amico, ecco perché. A ogni modo non importa. Saprò regolarmi quando sarai tu a chiedermi qualche cosa... Ciao.

– Serghei, aspetta! Ehi, non riattaccare, va bene dai, chiedo a mia madre se mi accompagna a Cison. Ehi! Ma... e che cavolo, ha riattaccato! E allora fottiti. Suonato e pure permaloso sei!

Che stronzo. Bell'amico. Chi chiamo adesso. Non ho mai un centesimo in queste cazzo di tasche. Fanculo. Che vita di merda.

– Scusi, per caso avrebbe una sigaretta?

Il ragazzo, di un'età poco superiore di quella di Serghei, lo fissò con aria interrogativa dall'alto della sua possente stazza. La piazza principale era praticamente deserta, pochi gli avventori  nell'unico bar aperto a quell'ora; un uomo e una donna addentavano un panino e qualche tramezzino seduti ai tavolini all'aperto. Nell'ora centrale della giornata, nonostante fosse autunno, il sole intiepidiva l'aria che scendeva dai monti sopra Cison di Valmarino. Il dehor,  utilizzato per ampliare lo spazio del locale, era stato attrezzato per sostare, comodamente seduti sulle comode poltrone in vimini, godendo del bel panorama e dell'aria salubre che arrivava dai monti. La piazza centrale, ordinata e tranquilla, appariva in tutta la sua composta eleganza: come il salotto di casa. 

– E perché ti dovrei offrire una sigaretta? Chi sei? Non ti conosco, non ho mai visto il tuo bel faccino da queste parti. Vai a guadagnarti da vivere invece di chiedere sigarette in giro. Troppo comodo, caro il mio bel ragazzino!

Serghei gli si avvicinò, quel tipo lo stava innervosendo, aveva un modo di fare arrogante e strafottente.

– Senta, lasci perdere, le ho chiesto solo una sigaretta, se me la vuole offrire bene, altrimenti amici come prima, ok?

– Ragazzino, non fare il fanatico con me, intesi? E tu, in cambio di una sigaretta, cosa mi dai?

Il ragazzo alto, con la faccia di uno a caccia di guai, aveva commesso l'errore di prendere per un braccio Serghei e di avvicinarsi un tantino troppo per sussurrargli all'orecchio una frase azzardata e oltremodo ambigua.

Il bambino venuto dal freddo #wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora