𝖁𝖊𝖓𝖙𝖚𝖓𝖔

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Taehyung

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Taehyung

Avevo sempre odiato i silenzi imbarazzanti ma, quella sera, avrei preferito di gran lunga sentirmi imbarazzato per le parole di Namjoon piuttosto che sentirmi ridotto in mille pezzi dalla risposta di Jungkook.

«No, ma che dici! Stiamo insieme da poco, è troppo presto per quello.»

Quelle parole continuarono a rimbombarmi in testa anche quando nella stanza calò nuovamente il silenzio, un silenzio più pesante di quello precedente, un silenzio più doloroso. Mi si chiuse la gola ma volevo urlare, avevo bisogno di gridare ma non ci riuscivo. Semplicemente rimasi immobile, proprio come lo erano anche tutti gli altri.

Però, all'improvviso, quel silenzio fu rotto dal mio telefono che iniziò a squillare e, all'imbarazzo, si aggiunse subito anche la preoccupazione quando vidi che era mia madre la persona che mi stava chiamando. Mi alzai e mi allontanai di qualche passo per poter rispondere.

«Pronto, mamma?»

«Pronto, tesoro.»

«Tutto ok? C'è qualcosa che non va con Wonie? Non sta bene?»

Pregai in silenzio che mia madre mi stesse chiamando per qualche altro motivo perché non ce l'avrei fatta a sopportare anche quello.

«Wonie sta bene, solo che non riesco a farlo addormentare. Continua a dire di volerti qui con lui e si è messo anche a piangere poco fa. Lo so che è soltanto un capriccio ma credo che c'entri anche il fatto che domani dovete tornare in ospedale. Non l'ha ammesso ma credo che questa volta non abbia proprio voglia di tornarci perché è consapevole che il suo amichetto Cheongho non ci sarà.»

Sapevo che tutte le altre volte andava abbastanza volentieri in ospedale solo perché sapeva che avrebbe potuto rivedere Cheongho. Questa volta, però, non sarebbe stato possibile perché quel bambino si trovava ancora al Centro Trapianti. Dopo il trapianto di midollo, che aveva fatto da poco, era previsto un lungo ricovero ospedaliero in cui era permesso solo ai familiari di fargli visita. Ero sicuro che, senza Cheongho, l'idea di tornare in ospedale, faceva più paura anche a mio figlio che era sempre stato molto coraggioso.

«Arrivo subito, non ti preoccupare. Cerca di distrarlo finché non sono lì.»

Non diedi neanche il tempo a mia madre di replicare perché avevo già preso la mia decisione e me ne sarei andato quanto prima da questa cena ormai terminata. Mio figlio aveva bisogno di me e, quella sera, anche io avevo un estremo bisogno di lui. Chiusi la chiamata e corsi a mettermi il cappotto. Nel frattempo tutti si erano alzati da tavola e mi avevano raggiunto, forse allarmati dalle parole che avevo detto al telefono. Jungkook si avvicinò e non mi sfuggì la preoccupazione riflessa nei suoi occhi.

«Era tua madre? È successo qualcosa a JooWon?»

«Sta bene ma non riesce a dormire. Devo andare, mi dispiace.»

Sognatori in trappola ~ [Vkook&Sope]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora