Demons

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Quando i giorni sono freddi
E le carte sono piegate
E i santi che vediamo
Sono tutti fatti d’oro

Quando tutti i tuoi sogni falliscono
e le persone che salutiamo
sono le peggiori fra tutti
e scorre vecchio sangue

Voglio nascondere la verità
Voglio proteggerti
Ma con la bestia dentro me
Non c’è posto per nascondersi

Non importa quale sia la nostra razza
Siamo ancora fatti d’invidia
Questo è il mio regno che arriva
Questo è il mio regno che arriva

Quando senti il mio calore
Guarda nei miei occhi
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono
Non avvicinarti troppo
Dentro di me c’è il buio
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono

Quando il calo del sipario
È l’ultima cosa
Quando la luce si spegne
Tutti i peccatori strisciano

E così scavano la tua fossa
E la tua finzione arriva chiamandoti
per il CASINO che hai fatto

Non voglio abbatterti
Ma sono legato all’inferno
Nonostante tutto questo sia per te
Non voglio nasconderti la verità

Non importa quale sia la nostra razza
Siamo ancora fatti d’invidia
Questo è il mio regno che arriva
Questo è il mio regno che arriva

Quando senti il mio calore
Guarda nei miei occhi
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono
Non avvicinarti troppo
Dentro di me c’è il buio
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono

Dicono sia ciò che fai
Io dico che dipende dal destino
È intrecciato con la mia anima
Ho bisogno di lasciarti andare

I tuoi occhi brillano così luminosi
Voglio salvare la loro luce
Non posso fuggire da tutto questo ora
A meno che non mi mostri COME FARE

Quando senti il mio calore
Guarda nei miei occhi
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono
Non avvicinarti troppo
Dentro di me c’è il buio
È dove i miei demoni si nascondono
È dove i miei demoni si nascondono

Demons- Imagine Dragons
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Fissai la foto ancora una volta, non sapevo perché, non riuscivo a distogliere lo sguardo. Ero venuta in soffitta per sistemare qualche cianfrusaglia, solo che appena aperto uno dei tanti bauli, al suo interno avevo trovato un album di famiglia. E avevo visto una fotografia: Lyssa con me tra le braccia. Negli ultimi due anni avevo riflettuto a lungo su di lei. E… Le somigliavo terribilmente; stessi capelli rossi, lentiggini su ogni parte del corpo, naso, occhi, ero la sua fotocopia.
E per quanto odiavo pensarlo, mi aveva tenuto nella sua pancia per nove mesi. All’età di quattro anni, non conoscevo neanche il significato della parola mamma, credevo che tutti i bambini crescessero solo con un papà. Poi avevo fatto più attenzione a Karen, a tutte le donne che erano fuori dall’asilo.
"La mia mamma?", avevo chiesto. Supponevo di avergli assestato un brutto colpo.
"Tu sei speciale piccolina." E a grandi linee mi aveva spiegato che la mia era andata via. Lì per lì non ci avevo pensato granché, con gli anni iniziai a rendermene conto. Non era una bella cosa sviluppare l’idea che tua madre fosse fuggita via da te. Spesso mi ero domandata perché non mi avesse portato con sé, ero sua figlia Santo Dio! Sangue del suo sangue, cosa avevo che non andava? Ero tanto orribile? Eppure l’arrabbiatura un po’ era evaportata, anche se dovetti affrontare tutto da sola; al mio primo ciclo mestruale avevo solo dieci anni, feci ricerche su internet per capire che diavolo avessi. A casa non ne avevamo mai parlato e per poco non ebbi una crisi isterica. Poi, corsi da Karen a implorarla di comprarmi degli assorbenti, la possibilità di parlarne con papà o Gabe... avrei preferito scavarmi la fossa.
Sì, c’era stata Karen, ma non era mia madre.

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