Questo è l'orologio appeso al muro
Questa è la storia di noi tutti
Questo è il primo suono emesso da un neonato
Prima che inizi a camminare carponiQuesta è la guerra che non è stata mai vinta
Questo è il soldato e la sua pistola
Questa è la madre che aspetta vicino il telefono
Pregando per suo figlioImmagini tue, immagini mie
Appese al tuo muro perché il mondo le possa vedere
Immagini tue, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che eravamoC'è un farmaco che cura tutto
Bloccato dal muro governativo
Noi siamo gli scienziati dentro il laboratorio
Che aspettano solo la chiamata
Questo tempo da terremoto mi ha scosso dentro
Sono spiazzatoImmagini tue, immagini mie
Appese al tuo muro perché il mondo le possa vedere
Immagini tue, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che eravamoConfessami ogni momento segreto
Ogni promessa rubata in cui hai credutoConfessami tutte quelle bugie tra di noi
Tutte le bugie tra te e meSiamo i pugili nel ring
Siamo le campane che non suonano mai
C'è un titolo che non possiamo vincere
Non importa quanto duramente potremmo colpireImmagini tue, immagini mie
Appese al tuo muro perché il mondo le possa vedere
Immagini tue, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che saremmo potuti essereImmagini tue, immagini mie
Appese al tuo muro perché il mondo le possa vedere
Immagini tue, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che saremmo potuti essereChe saremmo potuti essere
Che saremmo potuti essereImmagini tue, immagini mie
Ci ricordano tutto quello che saremmo potuti essereSaremmo potuti essere
Pictures of you- The Last Goodnight
---------------------------------Mi contorsi nel letto, ansimando. Sembrava mi stessero conficcando un coltello nello stomaco. C'era una tiepida brezza eppure sudavo come non mai.
《Viv》, sussurrò Harry, scostandomi la frangia dalla fronte umida. Si era svegliato a causa dei miei lamenti e si stava preoccupando. Aprii la bocca per parlare ma ne uscì un gemito di dolore. Piagnucolai, mettendomi in posizione fetale, avevo un cattivo saporaccio in bocca, la nausea e un mal di testa incredibile. Ero disorientata e non sapevo che diamine avessi.
Presi un respiro profondo, ignorando l'ennesima fitta. 《Acqua》, boccheggiai, sperando capisse. Appena fu fuori mi misi eretta, aggrappandomi alla testiera del letto. Il coltello sembrò ruotare e piantarsi ancor più in profondità.
Ormai avevo smesso di piangere per il dolore fisico, altrimenti mi sarei messa a frignare. Non ero una piagnucolona e neppure ipocondriaca, ma spaventata.
Tolsi le lenzuola aggrovigliate nelle gambe, sganciai il ferretto del reggiseno e lo tirai da sotto la canotta. Mi sentivo febbricitante ed ero sicura che avrei dato di stomaco da un momento all'altro. Traballante mi alzai in piedi ma le ginocchia non ressero e caddi. Mi avvolsi con le braccia, avevo l'impressione che rannicchiandomi il dolore diminuisse, anche se il mal di schiena era allucinante.
Sentii imprecare Harry, non mi ero accorta del suo ritorno perché me ne stavo con la testa fra le gambe, subito dopo fu al mio fianco e mi passò un bicchiere d'acqua gelata.
《Dobbiamo andare in ospedale》, decise, apprensivo. Trasalii quando mi toccò.
《Zitto》, borbottai. Sapevo che stava solo tentando di aiutarmi, ma stare male faceva uscire la parte peggiore di me. Harry con l'influenza pretendeva le coccole a manetta, io desideravo il buio e l'unico che accettavo nei dintorni era papà.
Inspirai ed espirai, il corpo irrigidito dallo sforzo di non lamentarmi.
《Non essere testarda!》 Sbottò. 《Sei pallida come un cadavere!》
Strinsi i denti. 《Aspetta un attimo...》
Dovevo solo ragionare peccato che non avessi nessuna conoscenza medica, sapevo dov' era l'appendice solo perché me l'avevano asportata quando all'eta di nove anni.
《Viv》, riprese, massaggiandomi la schiena, 《in ospedale capirebbero cos' hai》, continuò, con tono comprensivo. Non voleva farmi agitare, lo avrei trovato tenero se non avessi avuto qualcosa nello stomaco.
《Mi darebbero un antidolorifico e qui ce ne sono a quantità!》
《Sei assurda! Perché ti piace tanto il dolore? Non ti rendi conto che sto male anch'io a vederti così-》
《Harry...》
《No! Ora ti aiuterò ad alzarti e smetterai di fare la bambina viziata. Perché lo sei, Viv! Una bambina viziata e mi fai venire voglia di strozzarti, notte e giorno.》
《Okay!》 Cedetti. 《Va bene.》
《Davvero?》 Chiese, stranito dalla mia arrendevolezza.
《Oh》, mormorai, una volta in piedi, comprendendo il motivo del malessere.
《Cosa?》 Scattò. Dio! Se con me era così, cosa avrebbe fatto con i suoi figli?
《Funziono》, borbottai, sollevata.
《Va a finire che ci chiudono in manicomio》, bofonchiò. Feci una smorfia e mi staccai con forza dalla sua presa soffocante. Lo ignorai e mi infilai in bagno.
Il fatto che sapessi cosa mi prendeva non significava che stessi meglio. Harry aveva ragione, ero pallida come un fantasma. Mi diedi una sistemata, sciacquandomi la faccia e lavando i denti per togliermi il saporaccio. Presi un antidolorifico, bevendo l'acqua direttamente dal rubinetto. Tutto questo mentre continuava a bussare alla porta. Non voleva proprio saperne di starne fuori.
Uscii dieci minuti dopo e sembrò sollevato.
《Sono tornate》, spiegai, un po' troppo emozionata. Il che era davvero assurdo.
《Cosa?》 Mi spronò, squadrandomi da testa a piedi cercando di capire.
《Le mestruazioni, idiota!》 Chiarii. Il mio corpo finalmente aveva superato tutta la faccenda. E io... forse la colpa era degli ormoni che erano stati repressi per mesi però ero contenta.
《Oh!》 Esclamò, scioccato. Infine sorrise. Probabilmente era l'unico uomo felice se la sua ragazza aveva il ciclo mestruale.
Ridacchiai, un po' in imbarazzo. 《Smettila, sembri un idiota. Sei contento perché sono fertile?》
Scoppiò a ridere e mi tirò a sé, baciandomi la testa. Restammo così per un tempo che mi parve infinito, protetti dal buio. Mi piaceva che non avessimo bisogno di riempire i silenzi con le parole. Amavo la sensazione di non essere sbagliata tra le sue braccia, anche se il resto del mondo ci considerava inadatti l'uno per l'altro.
È il mio "comunque".
Gemetti all'ennesimo crampo al ventre.
《Ti serve qualcosa?》
Strofinai il viso contro il torace nudo e vi posai un bacio. In momenti del genere sentivo il cuore battere frenetico, come se qualcuno ne pretendesse il possesso, come se sapesse di essere vicino al suo gemello.
《Ho preso un antidolorifico, ma non sono abituata ai dolori. Il massimo che ho mai provato è qualche fastidio》, borbottai. 《Ci credi se ti dico che non sapevo che potesse essere così lancinante?》 Mormorai mentre lui sogghignava.
《Cioè... la schiena mi sta uccidendo e ho la nausea.》
《Mi dispiace》, bisbigliò, riprendendo a massaggiarmi la schiena. 《Ti preparo una tazza tea?》
《Perché?》 Domandai, divertita.
Scrollò le spalle. 《Mia madre lo beve sempre quando sta male.》
《Karen beve tea, anche se le si spezza un unghia》, ricordai.
《Devi sempre puntualizzare?》
《Devi sempre sottolineare i miei difetti?》
《Amo i tuoi difetti.》
Non usare quel verbo!
Strizzai gli occhi, lo avrei spinto via se non avesse mostrato quanto mi toccasse che dicesse determinate cose.
《Il tea può andare bene.》
Lo sentii sospirare pesantemente ma non rispose. Ero una maga nello sviare situazioni potenzialmente pericolose.
Il tea non fu una buona idea, berlo mi fece sudare ancor di più, non stavo del tutto meglio ma il costante fastidio si era attenuato.
Alzai lo sguardo e vidi Harry darmi le spalle. Indossava un paio di calzoncini da basket, tanto a vita bassa da mostrare le fossette di venere. Ormai al cottage aveva di tutto: vestiti, biancheria intima, perfino scarpe e schiuma da barba. Quando lo supplicavo di non radersi il viso, rispondeva che con i suoi capelli sarebbe sembrato un barbone. Non la pensavo come lui ma non c'era bisogno che ne venisse a conoscenza.
Tornai a concentrarmi su di lui, aveva il corpo allungato per afferrare i biscotti al miele. Mi lanciò un'occhiata e lasciò perdere la marmellata.
Mi si rimpicciolì il cuore, come avrei potuto fare a meno di quel cipollotto in cima alla testa e il sorriso da bambino.
Come farò ad andarmene?
Una piccola Vivienne continuava a pestare i piedi dalla voglia di prendermi a schiaffi, non voleva schiodarsi da Blacksburg senza di lui. Avrei voluto chiedergli se aveva mai avuto l'intenzione di andarsene dal buco. Il che era stupido, anche se fosse stato così, cosa volevo fare? Implorarlo di raggiungermi in Florida? Harry era quel tipo di uomo raro, voleva una famiglia e una relazione degna di questo nome, anche se era sentimentalmente instabile. Non si sarebbe accontentato, non a caso si era infuriato alla scoperta che non ci consideravo una coppia.
La mia stupidità non aveva confini.
Ho smesso di essere quella persona, dannazione!
Non potevo illudermi, lui era comunque Harry: avrebbe cambiato idea nel giro di poche settimane.
Si sedette di fronte a me con un sorriso fintamente innocente.
《Biscotti?》 Chiese, agitandone uno sotto il mio naso, subito dopo mi imboccò con così poca grazia che quasi mi strozzai. Allungai il braccio e gli afferrai le guance tra l'indice e il pollice, proprio dove si formavano le fossette. Dovevo sembrargli matta, non mi importava, volevo imprimere nelle retine i dettagli del suo viso. Non mi sarebbero bastate le decine di foto per rammentare le sfumature degli occhi, quella piccola efelide - che tutti scambiavano per un neo - sulla linea della mascella. Tantomeno mi sarebbero servite a ricordare l'odore della sua pelle, il profumo di casa.
Era lui. Era sempre stato lui, quella profonda mancanza che mi portavo dietro da anni.
Non posso provare ancora qualcosa per te.
Cercai di essere lucida e distaccata, di pensare che tra qualche anno lo avrei visto con una compagna e forse ogni volta che ci saremmo guardati, saremmo stati certi che nessuno avrebbe mai potuto tagliare il filo che ci legava né conoscere quanto ci era eravamo voluti fino alle viscere. Quella connessione che sfidava il destino e perfino il tempo.
Sarebbe stato di un'altra e dovevo farmene una ragione.
《Hai gli occhi umidi》, mormorò, quando fui a un palmo da lui.
Feci spallucce. 《Sono nel mio periodo, sii tollerante.》
Ridacchiò, strappandomi un bacio.
《Dio mio》, gemetti, con la fronte contro la mia, 《mi fai sentire...》
《Come?》
Amata.
Non risposi ma nel suo sguardo si accese una scintilla di consapevolezza.
《Anche tu》, continuò, come se mi avesse letto nel pensiero, la voce quasi roca.
《Cosa?》
《Lo sai.》
Feci una smorfia, era impossibile.
《Ancora lo stomaco?》
《Sì》, borbottai, anche se in parte non era una bugia.
Si alzò in piedi, aggirando il bancone. Mi fronteggiò. 《Non hai un bell'aspetto》, constatò. Alzai gli occhi al cielo mentre tracciava il contorno della mia bocca.
《È sempre una gioia parlare con te》, scherzai. Mi fissò indeciso, poi sospirò.
《Rimandiamo?》 Domandò. 《La conversazione con Richard》, chiarì. Santo Cielo! Il sollievo mi pervase tanto che mi parve che il mal di testa diminuisse. Se non fossi stata certa di ferirlo, lo avrei abbracciato fino allo sfinimento.
《Okay》, affermai, anche se in realtà avrei voluto ringraziare lui e la fortuna sfacciata che mi aveva assistito.
Un secondo dopo mi prese dalle ascelle, alzandomi letteralmente da terra. Sapeva quanto mi infastidisse quel gesto, che compivano anche i miei familiari. Mi faceva sentire più piccolina di quanto in realtà non fossi, supponevo che non avessi avuto le mie forme sarei sembrata minuta.
Sbuffai, mezza divertita e un po' infastidita.
《Mettitimi giù》, brontolai, colpendolo con un buffetto sulla nuca.
《Andiamo a dormire?》 Replicò, ignorando la mia richiesta. M'irrigidii, stringendo le labbra in una linea dura. Quella stanza stava diventando il mio incubo, rabbrividivo all'idea. Ormai mancavano poche ore all'alba, ero sfinita e fisicamente a pezzi, eppure non volevo addormentarmi. Se davvero qualcuno si appostava alla mia finestra, quanto tempo ci avrebbe messo a entrare e farmi del male? La sensazione che sarebbe accaduto qualcosa di brutto era sottopelle.
《Che ne dici del divano? In camera c'è troppo caldo.》
Mi sdraiai sul sofà con Harry alle spalle. Guardavamo i cartoni animati alla TV, le nostre gambe erano intrecciate e il palmo della sua mano era aperto sulla pancia. Mi stava massaggiando lo stomaco, strappandomi dei mugugni soddisfatto.
《Davvero mi consideri una bambina viziata?》 Proruppi, ricordando il suo discorsetto in camera.
《Sì》, confermò, divertito. 《È un dato di fatto, come dire che il cielo è azzurro.》
Ridacchiai. 《E vuoi strozzarmi sempre?》
《Certo!》
Gli pizzicai il dorso della mano e in risposta mi mordicchiò l'orecchio.
《E stai male quando io sto male?》
《Okay, non credevo stessi ascoltando》, si difese, in imbarazzo.
《Stavi dando di matto!》 Replicai.
《Come te!》
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo.
Ignorando le mie proteste, scivolò sul mio corpo. Risi mentre mi baciava la guancia, scese sul collo, mi morse il seno e trasalii. Mormorò qualche scusa, infine mise la bocca sulla pancia. Rimasi sorpresa quando vi lasciò altri baci, come quando da bambini si baciava una ferita per far passare la bua. Strinsi i suoi capelli tra le dita e mi parve di aver già vissuto quella situazione.
《Non oso pensare cosa faresti se fossi incinta》, scherzai. La sua testa scattò in alto per guardarmi e mi resi conto di ciò che dissi. Arrossimmo come ragazzini e distogliemmo lo sguardo, totalmente in imbarazzo.
《Non in quel senso》, borbottai, rigida, dandomi della stupida.
《Uhm...》
《Non ti stavo chiedendo di...》
《Okay》, mi rassicurò, con un sorrisetto malizioso.
《Non voglio figli da te!》 Precisai, troppo brusca.
《Wow!》 Esclamò. 《Tu sì che sai come ferire l'orgoglio di qualcuno》, continuò, con tono leggero. Per fortuna non si era offeso.
Ormai ero una tavola di legno sotto il suo corpo e volevo colpirlo al capo cosicché svenisse per glissare l'argomento.
《Per cui》, sussurrò, giocando con l'anellino nell'ombelico, 《non vuoi figli in generale o solo con me?》
Uccidetemi!
Come eravamo finiti a discutere di bambini?
Deglutii a vuoto, regalando tutta la mia attenzione a una piantina grassa in un angolo del salotto. Nonostante non avesse bisogno di tante attenzioni era rinsecchita. E fu quella pianta a far esplodere la grande verità sulla mia vita. Boom! Mi sembrò di sentire il cervello tremare e annaspai.
Non ero in grado di avere cura di nulla. Nessun animaletto che fosse sopravvissuto per più di una settimana; il giardino sul retro sembrava una selva; a malapena riuscivo a friggere un uovo senza dare fuoco alla cucina. Per non parlare di come ero sentimentalmente allergica alle relazioni, ancora dovevo accettare di avere un ragazzo. Era passato quasi un giorno e tentavo di dimenticarmene, altrimenti ogni cellula del mio corpo avrebbe continuato a urlare di scappare.
Non volevo essere come Lyssa. Era sbagliato?
Lo fissai, cercando di capire una sua eventuale reazione.
《Non credo di essere portata per la maternità》, confessai, accarezzandogli la testa. Aggrottò la fronte, come se riflettesse.
《Con Rachel te la cavi bene.》
《È questo il punto, Harry. Con i bambini non puoi solo cavartela, devi essere straordinario. Se stessi con Rachel notte e giorno, impazzirei.》
《Non cambierai mai idea?》
Sospirai. 《Forse, tra molti anni, quando avrò finito l'Università e la mia carriera sarà ben avviata. Non sono quel tipo di donna, Harry, so che non mi sentirei mai soddisfatta a stare in casa ad accudire dei piccoli.》
Divenne serio, evitando il mio sguardo e tornò a poggiare l'orecchio sul mio stomaco. Harry amava i bambini, ero certa che volesse tanti figli da poter formare una squadra di calcio. Ce l'aveva nel sangue, io no.
《Perché?》
《Cosa?》
《Perché pensi di non essere portata?》
《So ciò che sono, Harry》, spiegai, con tono più dolce possibile. 《E sono pur sempre la figlia di Lyssa, la mela non cade mai lontano dall'albero. Voglio di più per un mio ipotetico bambino.》
Non una come me.
《Appunto!》 Ribattè. 《Sei anche la figlia di Richard.》
Sorrisi, notando il buono che vedeva in me.
《Gabriel e Nathan hanno preso da lui.》
《Il solo fatto che non vuoi essere come Lyssa, dimostra che non lo sei.》
《A cosa devo questa crociata pro maternità?》 Scherzai.
《Ti ho vista con Rachel, con i bambini con cui giochi a calcio nel parco, con la figlia dei Simmons quando è caduta e le hai appiccicato un cerotto sul gomito.》
《I cerotti di Hello Kitty sono miracolosi》, bobottai, sulla difensiva.
《Viv!》 Mi riprese, pretendendo serietà.
《Harry!》 Replicai.
《Sei materna ma, nella tua testa, accettarlo sarebbe come essere una lebbrosa.》
《Questa è cattiva》, ridacchiai, volendo stemperare la tensione. Quel "sei materna" mi colpì, ma ricordai che in questo momento erano i miei ormoni a comandare.
《Saresti un mamma straordinaria》, continuò, con fervore, guardandomi dritto negli occhi. Rabbrividii. Gli sfiorai il viso e sorrisi.
Sarai un bravo papà, Harry. Devi solo trovare qualcuna che la pensi come te.
《Se mai mi venisse in mente di fare un bambino, verrò da te》, affermai, divertita.
La sua espressione si rilassò e divenne maliziosa in modo dolce. 《Ah sì?》
Annuii, decisa. 《Certo!》 Dichiarai, allegra. 《Sarebbe un gran bel bambino. Sia se prendesse da te che somigliasse a me... Guardaci! Siamo belli e io intelligente》, chiarii, scherzosa.
《Aspetta》, brontolò, avvicinandosi al mio viso. 《Hai appena detto tra le righe che non sono intelligente?》 Domandò, portandosi una mano sul petto come se l'avessi pugnalato al cuore. Annuii.
《Certo, tesoro, sei belloccio. Nessuno pretende che tu abbia anche un cervello》, constatai, battendo le palpebre velocemente. Mi morse il naso, tanto forte che mi si inumidirono gli occhi.
《Idiota》, frignai. Affondò la faccia nel mio collo.
《Ben ti sta!》
Era palese che non fosse solo un bel ragazzo. Harry era intelligente, non perché si era laureato col massimo dei voti a Dartmouth.
Sbadigliai, gli uccellini sugli alberi iniziarono a cinguettare segno che l'alba era imminente. In realtà avrei voluto accoppare quei dannati volatili che mi stavano infastidendo. Mi appisolai per qualche minuto, finché non sentii Harry mugugnare qualcosa.
《Mmm?》
《Aspetto te.》
《Per cosa?》
《Per un bambino.》
Mi uscì una risata soffocata da un mugolio, ero in dormiveglia, non ci stavo con la testa.
《Se stai zitto te ne regalo due, entrambi pel di carota》, bofonchiai.
《Promesso?》
《Giurin giurello e mano sul cuore. Dormi!》
E poco importava che mi fosse letteralmente spalmato addosso, ero comoda. Prima di cadere definitivamente nel mondo dei sogni, pensai a quei bambini che non sarebbero mai esistiti.
Sì, sarebbero proprio belli.Il rumore di alcuni colpi mi ridestò. Riconobbi la morbidezza del letto, era stato Harry a trasferirmi lì senza che me ne rendessi conto. Aprii gli occhi scoprendomi con la fronte contro il suo petto e il suo mento sulla mia testa, sentivo le nostre gambe legate e solo per un attimo volli allontanarmi perché troppo abbracciati. Ma avevo troppo sonno e lui era così caldo e profumava di pulito. Ero stanca di addormentarmi a orari assurdi della notte.
Chiusi le palpebre, sfregando il naso ghiacciato contro il suo torace.
Altri due colpi secchi mi fecero sussultare.
《Svegliatevi!》 Tuonò qualcuno, adirato. Credetti di sognare finché non mi guardai attorno.
Trasalii e scattai seduta.
《Papà》, gracchiai, coprendomi col lenzuolo. Di fatto non ero nuda ma mi sentivo dannatamente esposta e la nausea mi strinse lo stomaco. Non riuscivo a riuscivo a capacitarmene, sembrava surreale però Richard era lì. Sgomento, rabbia, delusione, tutto si susseguiva nel suo volto. Ero paralizzata.
《Papà...》
Harry si alzò in piedi con le mani alzate. 《Richard》, sussurrò, teso. Anche spaventato, come me, solo che non dava a vedere.
《Possiamo spiegare》, continuò. Lo osservai, allibita. Che cavolo c'era da spiegare?
Quella frase lo irritò, ero sicura che ci avrebbe tolto dalla circolazione, sembrava spiritato. Avanzò con due falcate e in un attimo prese Harry per le spalle e lo stampo sulla parete.
Strillai. Con tutta me stessa, tanto che la gola bruciò.
Me lo ammazza!
Saltai in aria e li raggiunsi.
《Papà》, implorai, 《ti prego lascialo!》
Ovviamente non mi ascoltò.
《Come hai potuto!》 Gridò, a un palmo da Harry. 《Mi fidavo di te. È una bambina!》
《Non-》
《Non azzardarti neanche lontanamente a giustificarti, razza di bastardo!》
《Papà!》 Riprovai.《Non mi ha costretto...》
《Vivienne. Stanne fuori!》 Sbraitò. In pratica significava che a tempo debito si sarebbe occupato anche di me. Continuò a sbattere Harry contro la parete, Richard era grosso il triplo eppure lui non reagì per il profondo rispetto nei suoi confronti.
《No!》 Rifiutai, disperata. A quel punto mi aggrappai alla sua schiena, non di certo con l'idea di fargli del male, anche se avessi voluto non ci sarei riusciuta.
Mi scrollò via con facilità.
《Ti avevo affidato mia figlia. Ti avevo chiesto di darle un'occhiata perché non combinasse sciocchezze non di...》
E il mondo mi cadde addosso.
Ecco cosa sono sempre stata.
-----------------------------------
Seriamente, ve l'aspettavate una simile svolta? Ho lasciato qualche indizio nel corso dei capitoli. Richard che gli permette di aiutarla al cottage, nel capitolo "Apologize" in cui gli chiede di andare a trovarla... Non è una colpo di scena spuntato dal nulla, fin dal prologo pensavo di scriverlo.
Ps non manca molto alla fine.
Se volete commentate e votate! Quale parte vi è piaciuta di più?
Per qualsiasi cosa, curiosità o altro contattatemi via messaggio
STAI LEGGENDO
Fil rouge |h.s|
Fanfiction"Ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella" Come lo dimentichi l'amore della tua vita? Viv è tornata a Blacksburg e fa ancora parlare di sé. Eppure...